«Magari quelle schifezze hanno finalmente capito: qui non c'è nulla per loro.»
«Lo ritengo assai probabile signore», disse con fierezza il capitano, con il volto deturpato dalle cicatrici e dai segni della guerra, simbolo delle centinaia di battaglie affrontate dall'uomo.
«O forse stanno preparando un nuovo attacco, uno ancora più letale e pericoloso per la nostra comunità. Magari la prossima volta non saremo così fortunati», disse Sherman smorzando qualsiasi animo. «È vero che finora ce la siamo cavata respingendo qualsiasi attacco osasse solamente avvicinarsi alle mura, ma in questo mondo ho imparato che la fortuna prima o poi finisce...»
«Signore se posso esprimere la mia opinione, quei banditi del cazzo non hanno mai avuto speranza», disse Thomas estremamente convinto delle proprie idee. «Voglio dire... andiamo. Come possono solo pensare di entrare in questo posto, difeso ventiquattro ore su ventiquattro dai nostri uomini, estremamente preparati e pronti a qualsiasi schifezza dovesse fuori uscire dal perimetro esterno?»
«Thomas hai visto quante vittime causano durante i loro attacchi?» Il generale rimase in silenzio in un angolo oscuro della stanza, dove la fioca luce non poteva arrivare ed irradiare con i propri raggi le innumerevoli crepe lungo tutto il muro grigio e privo di alcun sentimento.
«Si signore», la risposta del maggiore avvenne dopo attimi di silenzio.
«E hai visto come sono strutturati i loro attacchi?»
«Si signore.»
Sherman si avviò verso la zona illuminata, affinché tutti potessero vederlo. «Queste operazioni non sono semplici rappresaglie provocate dalla feccia più insulsa, proveniente da quel poco che rimane della società. Questi sono attacchi mirati, studiati da una mente esperta o quanto meno preparata. Ho notato i loro spostamenti durante gli assalti: i movimenti che eseguivano e le postazioni che andavano a occupare ogni volta che avanzavano, erano già studiate e allungo se le erano preparate. Cristo! Se gli infilavo un'uniforme potevano essere benissimo scambiati per dei militari esperti quasi quanto noi.»
«Ancora non ho capito chi siano questi tizi», proruppe allarmato il direttore. «Nessuna pretesa, nessun messaggio, niente di niente hanno lasciato. Ma cosa vogliono questi banditi da noi?»
«Non ne abbiamo la minima idea», rispose il generale. «Non siamo mai riusciti a trovare la loro base, né il luogo dove operassero. Sono come dei fantasmi: arrivano, disseminano morte, ed una volta conclusa la strage si dileguano fra le strade. I prigionieri catturati non hanno la minima intenzione di parlare. Nessuno è mai crollato di fronte ai nostri... sistemi. Tutti hanno la lingua serrata. Però bisogna ammettere che sono molto fedeli verso la loro parte...»
«Sono ostinati, questo è per certo signore», disse il capitano. «Anche durante il combattimento questi banditi sono molto tenaci, difficilmente indietreggiano e questo signore glielo posso assicurare.» Il capitano alzò un sopracciglio, o per meglio dire quello che ne era rimasto siccome una lunga cicatrice si estendeva dall'alto del capo verso il limitare dell'occhio.
«Ma com'è possibile che nessuno sappia dove questi individui risiedano? Cioè... da qualche parte dovranno stare no?», chiese il direttore osservando ogni singolo membro che facesse parte del corpo militare.
«Beh, se questo posto esiste sono molto bravi ad occultarlo, noi non abbiamo mai trovato nulla, neppure una traccia.»
«Signore sono dei vigliacchi, soltanto dei vigliacchi», il maggiore prese la parola. «Si nascondono nella sporcizia e poi al momento opportuno saltano fuori per prenderti alla gola. Dovremmo soltanto sterminarli tutti, dal primo all'ultimo, allora sì che non creerebbero più alcun problema.»
STAI LEGGENDO
Sopravviverò
Fiksi Ilmiah-Storia in revisione- La società già da tempo è collassata, gli uomini aggrappati a ciò che resta dell'umanità sopravvivono alle avversità che il nuovo mondo ha da offrire. Sono passati più di vent'anni, eppure il genere umano esiste ancora: Los An...