Capitolo 17

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Il mattino seguente mi alzo svogliatamente ma voglio recarmi in azienda per fare quel favore a Caleb. Mi accompagnano Alexia e Charlotte le quali hanno delle commissioni da sbrigare sempre per l'azienda. Mi preparo lentamente (foto). Per la prima volta Charlotte si offre di guidare quindi mi siedo in macchina al posto del passeggero e Alexia sale dietro. Arriviamo dopo molto tempo in azienda a causa del traffico. Salgo nel mio ufficio e controllo i filmati delle videocamere di sicurezza minuscole tanto da non essere viste. Nessuna novità, sfortunatamente. Alexia mi chiama al cellulare, rispondo subito. "Scendi, devi vedere una cosa." Appena scendo tutte le scale e alzo lo sguardo vedo Zayn e Ashley con dei bagagli a terra e con mio padre. Spontaneamente vado ad abbracciare Zayn che felice mi stringe tra le sue braccia, poi abbraccio anche Ashley, molto felice. "Visto? Ti ho aiutata nel tuo progetto!" Afferma mio padre dandomi un bacio tra i capelli. Anche Charlotte e Alexia li salutano normalmente, quasi come se tutti avessimo dimenticato i nostri trascorsi. "Avete già visto dove alloggerete?" Chiedo sorridente. "No." Afferma Ashley sorridendo a sua volta. "Venite, ve lo mostro." Dico incitandoli ad uscire. Mio padre mi blocca per un braccio. "Tesoro li accompagno io, sono di strada e dobbiamo parlare di alcune cose. Magari puoi passare a trovarli oggi pomeriggio." Annuisco convinta. Mi volto e noto presso l'ascensore quel coglione di Harry. Mi irrita solo vederlo. Lo ignoro e con Alexia e Charlotte salgo nel mio ufficio. Le due si siedono sul divano e io mi siedo alla scrivania. "Ale, tutto okay?" Chiedo sorridente. "Diciamo che questa mattina ho avuto un po' di nausea, ma solo un po'." Afferma. "Aspettate, cosa sta succedendo?" Afferma Charlotte curiosa. Alexia le spiega la situazione è Charlotte non riesce a trattenere la sua felicità. In fondo anche loro due in questi anni hanno legato moltissimo e di questo sono molto contenta. Bussano alla porta e apre Charlotte. Non alzo lo sguardo per vedere chi è, sono al computer. "No cazzone vai via dalla tua fidanzatina. Mia sorella rischiava di morire a causa tua." Dice Charlotte ad alta voce. Non mi volto a guardarlo, non ci riesco. "Fammi passare Charlotte devo parlare con lei." Dice Harry arrabbiato. "No, Audrey non è in vena di essere presa in giro." Gli chiude la porta in faccia e si gira ridendo, strappando così una risata anche a me. "Quando gli parlerai?" Chiede Alexia. "Forse mai più." Sbuffo infastidita. "E poi gli sto lontana perché hanno minacciato di ucciderlo se non lo avessi lasciato in pace con la sua ragazza." Affermo abbassando lo sguardo. "Audrey, non è da te comportarsi così, reagisci." Dice Charlotte avvicinandosi alla mia scrivania. "Non me la sento di guardarlo neanche negli occhi. Non è possibile che debba essere sempre io a soffrire. Se mi ama continuerà a tentare di parlare con me." Così racconto loro l'episodio del governo in cui letteralmente scappai per non essere vista da lui. Alexia e Charlotte non ce la fanno più a ridere. Mi arriva una chiamata da una delle segretarie di Harry, Hanna è solo in quel momento mi ricordo del perché sono qui questa mattina. "Hanna dopo devo parlarti di una cosa!" Affermo prima di farla parlare. "Si, però volevo dirti che Louis ti cercava. Potresti andare nel suo ufficio?" Chiede. "Sì certo." Rispondo prima di chiudere la chiamata. Mi avvio verso l'ufficio di Louis tranquillamente senza pensare che potrei incontrare quel deficiente. Mentre cammino due mani possenti mi afferrano per i fianchi e mi buttano letteralmente nell'ascensore. Terrorizzata che possa essere il mio aggressore inizio a divincolarmi e quasi a piangere anche per le sua presa sul mio addome ancora dolorante. Appena l'identità mi fa voltare verso di lui gli mollo un ceffone facendogli girare il viso. "Sei impazzito?" Chiedo ad Harry che sorride malizioso guardando verso lo scollo della mia camicia. "Non volevi parlarmi né vedermi." Afferma avanzando verso di me e di conseguenza facendomi indietreggiare. "Fermati, per favore." Chiedo quasi con le lacrime agli occhi. "Audrey ma mi spieghi che succede?" Chiede quasi infastidito. "Succede che per colpa della tua idea del cazzo di farci lavorare qui mi ha portata ad essere massacrata di botte, a subire delle minacce terribili. Soprattutto devi stare lontano da me perché altrimenti ti ammazzano. Tutto questo a causa tua, perché stai per sposare una bastarda." Affermo urlando. "Ma..." Lo interrompo. "Niente ma, questa conversazione finisce qui." Riapro l'ascensore e ritorno nel mio ufficio. Appena Charlotte e Alexia vedono la mia  espressione già capiscono tutto e non fanno domande; sanno che non spiegherò nulla al momento.

HARRY'S POV
Come mi è saltato in mente di chiedere a una pazza del genere di sposarmi; sapevo che in lei c'era qualcosa di sbagliato ma non fino a questo punto. Fino a quando non la smaschero non posso lasciarla; hanno minacciato Audrey per colpa mia e devo risolvere da solo questa faccenda. Quanto ho odiato che questa mattina Audrey abbracciasse quello stronzo di Zayn e che non mi guarda neanche negli occhi. Ho sbagliato fin dal primo momento con lei. Intanto ritorno nel mio ufficio e ordino alle mie segretarie né di far salire Kendall né di passarmi sue telefonate.

AUDREY'S POV
Ho appena finito di parlare con Hanna di Caleb, anche lei sembra molto interessata a lui. Infatti gli riferisco subito le parole e il numero della ragazza. Caleb mi ringrazia tantissimo ed è molto felice. Dopo aver svolto questa "missione" decido di andare verso la mia vecchia casa per far visita a  Zayn e Ashley. I due sono molto contenti della loro dimora e già si sono messi all'opera per rintracciare il padre. A quanto pare è partito proprio ieri per un viaggio a San Francisco. Purtroppo Ashley e Zayn non possono spostarsi da New York ma possono pedinare Kendall. Spero che Ashley la uccida, gliene sarò sempre grata. Appena entro in casa Ashley e Zayn sono già pronti a seguire Kendall. "Volete che vi accompagni?" Chiedo mentre escono. "Tranquilla, sono cose che sappiamo fare bene." Zayn Afferma facendomi l'occhiolino.

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