1-Prologo

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Il ragazzo guardò per qualche secondo la struttura davanti a se, mentre stringeva involontariamente la sua valigia.
La villa Denaro era elegante quanto antica e tenebrosa.
Delle piante si facevano strada sul muro di colore scuro, e da alcune finestre proveniva una fievole luce, probabilmente creata da delle candele.
L'atmosfera non era il massimo, ma che altre alternative c'erano?
Giovanni ormai non poteva più tornare a casa, e vedendo l'annuncio su quei volantini distribuiti nella sua vecchia scuola, aveva colto la palla al balzo.
Il suo compito sarebbe stato di fare qualche piccolo lavoro domestico, e in cambio avrebbe avuto cibo e un letto su cui dormire.
Aveva chiamato un giorno prima il signor Luca, per annunciare il suo arrivo, ed era stato più che cortese e disponibile.
Facendo un respiro profondo, cominciò ad avanzare verso la porta di ingresso a due ante, superando un piccolo giardinetto con una fontana senza acqua.
Si morse delicatamente il labbro, con la mano a mezz'aria, indeciso se bussare o meno.
Forse poteva ancora tornare a casa e supplicare suo padre di perdonarlo, ma l'idea lo terrorizzava.
Finalmente dopo qualche minuto sbattè il pugno contro il legno, provocando quel suono che avrebbe attirato l'attenzione dei residenti.
In un primo momento, sembrò che nessuno fosse in casa, quindi bussò nuovamente.
La porta si aprì di colpo, rivelando la figura di un ragazzo abbastanza alto, con i capelli castani e gli occhi verdi, quasi ipnotici.
Indossava una felpa nera e dei jeans del medesimo colore.
Giovanni si trattenne dal fare un passo indietro, e si limitò a osservarlo, aspettando, speranzoso, che delle parole uscissero dalle sue labbra.
Ma non successe niente, anzi, l'altro ragazzo sembrò squadrarlo da capo a piedi. In quel momento Giovanni pensò a tutte le opzioni possibili.
Arrivò perfino a credere di aver sbagliato Villa, oppure che il posto fosse stato preso.
Ma non era possibile. Non c'erano altre abitazioni per chilometri, e sarebbe stato avvisato in anticipo per qualsiasi cambio di programma.
Si schiarì allora la voce, decidendo di prendere parola per primo.

-Piacere, sono Giovanni Leveghi. Avevo visto l'annuncio e avvisato il signor Denaro del mio arrivo...- disse cercando di sorridere.

L'altro sembrò storcere il naso, mettendo poi le mani nelle tasche.

-Non stai mai zitto?- Borbottò in modo piatto e privo di emozioni.

Giovanni rimase spiazzato, e preso dall'imbarazzo smise di parlare.
Non gli piaceva il modo in cui si stava comportando, ma gli serviva a tutti i costi un posto doveva vivere.
Dopo qualche minuto, il ragazzo alla porta sussurrò qualcosa a denti stretti, poi rientrò in casa con passo accellerato.
Non era chiaro a Giovanni il perché di quel comportamento, ma aveva lasciato la porta aperta. Significava forse che potesse entrare?
Lentamente, superò la porta e la chiuse alle sue spalle,  rimanendo a bocca aperta nel vedere l'eleganza di quell'arredamento. Grandi scale con un tappeto rosso e corrimani rifiniti portavano al piano superiore,  mentre altre porte facevano da tramite con gigantesche stanze.
Sembrava quasi un castello antico.

-Ti piace?-

Giovanni sussultò, girandosi verso il possessore della voce, e portandosi una mano al petto per calmarsi.

-Oh? Ti ho spaventato? Sono desolato. Il mio nome è Luca Denaro, ci siamo già conosciuti al telefono. Giovanni, giusto?- disse porgendo educatamente la mano.

-Si... scusa per la mia reazione, non ti ho sentito arrivare- strinse la sua mano sorridendo -Il posto è ancora  libero?-

Luca sembrò confuso da quella domanda, ma poi gli rivolse un sorriso sincero.

-Certo. Posa pure il giubbotto e la sciarpa sull'attaccapanni, ti accompagno in camera. Dei tuoi compiti ne parlaremo dopo-

Giovanni annuì, mentre si girava e levava la sciarpa dal suo collo.
Poteva giurare di aver sentito una presenza alle sue spalle.
Quando finì, tornò da Luca, che, sorridendo, prese la valigia del ragazzo e cominciò a salire le scale.

-Ci sono alcune cose che devi sapere-disse Luca senza guardarlo -Per prima cosa, qui abitiamo in sette,io e i miei fratelli. Sono un po' strani a volte, quindi non spaventarti per i loro comportamenti-

-Quindi mi ha fatto entrare uno dei tuoi fratelli? Aveva gli occhi verdi- disse a bassa voce.

-Si, si chiama Andrea- Continuò a non guardarlo -Non so cosa ti abbia detto, ma ti chiedo scusa da parte sua. È fatto così-

"Veramente non ha detto quasi nulla..." Avrebbe voluto dire, ma si limitò ad annuire.

-Secondo, probabilmente ti ritroverai spesso a consumare i pasti da solo, siamo molto impegnati durante il giorno, quindi rimaniamo nelle nostre camere-

Giovanni annuì nuovamente, cercando di memorizzare tutto.

-E terzo, Pietro, uno dei miei fratelli, è fotosensibile. Non aprire mai le tende senza avvertire, intesi? Se c'è qualcosa da aggiungere, ne verrai a conoscenza dopo-

-Si, tutto chiaro- disse Giovanni.

Girarono per un corridoio, e finalmente raggiunsero quella che doveva essere la sua camera.
Aperta la porta, vide un letto a baldacchino nero, con mobili e tende del medesimo colore.
Luca posò la valigia sul letto, poi uscì dalla camera chiudendo la porta.

-Spero che la tua permanenza ti piacerà-

Ok, per l'inizio ho preso ispirazione da Is It Love? Drogo, perché c'è una mia amica accanto a me che continua a giocarci e la prima parte mi è sembrata carina. Volevo solo dire questo.
Bye bye!

Blood fault ||Camperkiller||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora