22-Ritorno

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Un colpo secco alla porta fece destare Luca dai suoi pensieri, mentre beveva una tazza di sangue, seduto al tavolo della cucina.
Si alzò con fare annoiato, incuriosito su chi potesse essere a quell'ora.
Con passi lenti, uscì dalla cucina, ma solo quando sentì bussare con insistenza aumentò il ritmo.

-Si si... arrivo... che maleducazione- borbottò tra se e se, andando ad aprire alla porta.

Ciò che vide lo lasciò scioccato, tanto che per poco non fece cadere a terra la tazza.
Davanti ai suoi occhi, vi erano quegli amici che pensava l'avessero tradito, insieme a colui che aveva rovinato l'intero clan.
Giovanni.
Esso, sporco di sangue, stava sorreggendo Andrea, che tenendosi una mano sul fianco sembrava sul punto di svenire.
Accanto a loro, un tremante Matteo portava sulle spalle Pietro, che rimaneva immobile, cosa che rese preoccupato Luca.

-Guarda un po' chi si rivede- disse freddamente, voltando lo sguardo -Di cosa avete bisogno?-

Quel atteggiamento lasciò Giovanni senza parole.

-Luca... so che mi odi... ma fallo almeno per Pietro- sussurrò Andrea, senza forze, poggiando la testa sulla spalla del suo ragazzo. -Fa qualcosa per aiutarlo.-

-È stato colpito al petto- quasi urlò con le lacrime agli occhi Giova -Non può essere morto... se c'è una possibilità di salvarlo...-

Luca lo fulminò con lo sguardo, per poi prendere Pietro tra le braccia.
Aveva sempre considerato come un figlio quel ragazzo.
In fondo, lo aveva aiutato quando ancora era un vampiro giovane.
Gli si strinse il cuore quando non sentì nessuna resistenza da parte sua.

-Bene allora, entrate- sussurrò, prima di spostarsi per lasciare libero l'accesso agli altri.

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Il giorno dopo, Giovanni era già lì, nel salone, ad osservare la bara aperta dove Pietro era stato posto.
Aveva già controllato Andrea, che non si era svegliato da quando era stato medicato da Federico.
Nonostante avesse paura per le sue condizioni, era stato rassicurato da tutti, che gli avevano assicurato fosse stabile.
Per quanto riguardava Pietro, non c'era stato nulla da fare.
Il paletto aveva colpito alla perfezione il centro del suo petto, uccidendolo sul colpo.
Non doveva aver sofferto troppo.
Accanto alla bara vi era un ragazzo, distrutto e che si lasciava trascinare dal pianto.
Era comprensibile la sua reazione.
Con delicatezza, Giovanni si avvicinò a lui, poggiandogli poi una mano sulla spalla.

-È colpa mia...- sussurrò Giorgio, mentre stringeva i denti e chiudeva i pugni intorno al legno della bara -Lo sapevo che non dovevo lasciarlo solo... dovevo andare con lui.-

-Non è colpa tua- Giovanni era serio. Non avrebbe lasciato che si incolpasse   per qualcosa che non aveva fatto -La colpa è solo di Billy...- "e mia"

Si, infatti tutto era cominciato quando lui era scappato da Andrea, per tornare in quel locale.
Se non l'avesse fatto, probabilmente nulla di tutto ciò sarebbe accaduto.
Gli cadde una lacrima, quando vide con quanta dolcezza Giorgio stava sistemando una ciocca di capelli che era caduta sul viso di Pietro.

-Mi spiace...-

-Anche a me- Sussurrò Giorgio -Ma non risolverò niente piangendo qui. Voglio vendicarlo-

-Billy sarà fuggito- si affrettò a dire -Luca lo ha già denunciato alla Corte dei vampiri, credo di aver capito...-

-Non basta...-

Giovanni sospirò guardando poi Giorgio, che sembrava un'unione tra rabbia e tristezza pura.
Chissà se anche Andrea avrebbe reagito così alla sua morte.

-Capisco la tua voglia di vendetta- sussurrò Giova -Ma in questo momento hai bisogno di aiuto più di chiunque altro. Non fare niente di avventato.
Io voglio davvero aiutarti-

Giorgio singhiozzò leggermente, guardando poi Giovanni, e capendo che forse non era male come pensava.
Poteva essere un ottimo amico.

-Grazie...- si limitò a sussurrare, mentre guardava nuovamente Pietro.

Nell'altra stanza, intanto, Luca osservava Andrea, che rimaneva privo di sensi.
Nonostante le continue richieste di Andrea di non essere aiutato, e di pensare solo agli altri, non avrebbe potuto negare le cure a suo fratello.
In fondo, erano cresciuti insieme, e anche se non lo mostravano, erano molto legati fra loro.
Alzò la testa, quando vide Matteo entrare dentro la stanza.

-Come sta?-

-Stabile- rispose, facendogli cenno di sedersi.

A sguardo basso, Matteo lo fece.

-Hai bisogno di parlare, non è così?- Luca lo aveva notato nel suo sguardo, e infatti l'altro annuì.

-Se Pietro è morto è anche colpa mia...- sussurrò.

Luca rimase leggermente colpito dalla sua rivelazione, ma non disse una parola, aspettando con pazienza che l'altro continuasse.

-Ho avuto paura in quel momento. Non per Giovanni o per i miei compagni, ma per me.
Non volevo morire, e il mio corpo ha smesso di muoversi. Andrea non è intervenuto perché era bloccato, io non ho voluto fare niente-

Strinse i pugni mentre parlava, segno che doveva provare una grande rabbia verso se stesso.

-Pietro è stato coraggioso. Io sono solo un vigliacco. L'ho ucciso.-

Alzando una mano, Luca attirò la sua attenzione, in modo da zittirlo.

-Avere paura è umano Matteo. Non possiamo controllare la paura.- disse tranquillamente -Tu non sei solo un mostro, sei anche umano, è questo che ti distingue da  vampiri come Billy-

Matteo alzò leggermente lo sguardo, mentre sospirava.

-Non puoi rimpiangere per sempre i tuoi errori, e non puoi tornare indietro nel tempo. Ormai quel che è fatto è fatto, si vede che doveva andare così- chiuse gli occhi per qualche secondo -Ora non preoccuparti, torna in camera e riposa. Dev'essere stato stancante anche per te.-

Blood fault ||Camperkiller||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora