7) Niall fa i problemi, Niall risolve i problemi

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Niall aspetta il sabato per tutta la settimana. Il sabato è quel giorno che si prende praticamente di pausa. Lavora solo per mezza giornata, va a pranzo, torna al suo alloggio e dorme un paio d'ore, per poi studiare fino a sera se trova la voglia. E poi c'è il sabato sera, quello che dedica agli amici, alle feste, ai pub e all'alcool, proprio come ogni universitario della sua età dovrebbe fare. Tanto il giorno dopo è domenica e può riprendersi abbastanza, per poi studiare il resto della giornata.

Okay, forse la vita di Niall è triste e monotona o può sembrare tale, ma alla fine l'ha scelta lui e va bene così. Quando avrà trent'anni e lavorerà per la NASA, o meglio ancora per la Boeing come ha sempre desiderato, non importerà a che cosa ha rinunciato.

«Harper, mi stai lasciando in mutande.»

«Ma non vedo niente!»

«E quindi vuoi arrampicarti su di me? I miei pantaloni avranno bisogno di una cinta se continui a tirarli giù.»

Harper si mette a ridere e si arrampica effettivamente come una piccola scimmia, o un koala, sulla gamba di Niall, dopo che lui le ha dato l'idea.

«Harper!»

Beh, lei si sta divertendo. Niall abbassa gli occhi e guarda la bambina incollata alla sua gamba. Si chiede quanto cavolo sia forzuta per restare aggrappata in quel modo. Non ha neanche i piedi per terra.

«Niall, cammina! Trasportami!»

«Non volevi vedere?»

«Vedere cosa?»

Il ragazzo si mette a ridere. Cavolo, quella bambina non riesce a stare concentrata per più di dieci minuti e si distrae in mezzo secondo. Niall muove la gamba solo per farla ridere con lui.

«I pancakes.»

«Ah, sì! Ho fame! Voglio vedere!» Harper si lascia andare con le mani e cade a terra di culo. Beh, è anche poco intelligente. Niall si sente in colpa subito dopo averlo pensato. Quella bimba non è stupida, è semplicemente piccola.

E adesso ha un labbro che trema e gli occhi pieni di lacrime. «Male...» dice prima di tirare su con il naso.

Il ragazzo si impanica subito e spalanca gli occhi, ma solo per un secondo. Poi tira fuori la sua prontezza e reagisce.

«No, Harp. Non è successo niente. Il tuo popò è morbido.» si abbassa e la afferra per prenderla in braccio.

La bambina si avvinghia al collo del suo babysitter e lui gli accarezza il sedere in modo rassicurante. «Devi baciarmi dove ho la bua. Devi baciarmi il popò.» Harper non sta ridendo, si strofina l'occhio con la mano.

Ma Niall non riesce a non ridere. «Non te lo bacio, piccola.» ma gliene stampa uno in guancia.

Poi la fa sedere sul ripiano accanto alla ciotola con l'impasto che Niall stava preparando poco prima.

Niall non sa neanche come gli sia venuta in mente l'idea di farle i pancakes per colazione. Ma entrambi erano entusiasti e quindi eccoli lì. Niall dovrebbe ringraziare la ricetta segreta di sua madre. Gli ha sempre fruttato alla grande.

Niall accende il fornello e passa il burro sulla padella.

«Niall, voglio assaggiare.»

«Ma è solo il composto, piccola. Adesso li cuciniamo.» e ne sparge un po' nella padella. Via con il primo.

«Voglio assaggiare lo stesso ora.»

Harper immerge il dito nella ciotola e se lo porta alla bocca.

«Harp.»

La bimba ridacchia. «È buono. Assaggialo pure tu.»

«No. Non si fa.»

Babysitter ●Niall Horan●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora