23) Tappeti elastici

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«Harper, vieni qua. Fammi chiudere la tua giacca o non si va da nessuna parte.» Niall minaccia la bambina con voce però fin troppo dolce.

Jonelle sorride, guardandoli con le braccia incrociate al petto. Mancano solo quei due e possono andare.

Harper raggiunge Niall, che si inginocchia davanti alla piccola e tira su per bene la cerniera della sua giacca viola.

«Grazie grazine, Niall Niallino.» dice Harper ridendo e sporgendosi a baciare il naso del suo babysitter. Ha preso quel modo fastidioso di parlare aggiungendo i diminutivi a scuola con la sua compagna di banco. E i due adulti hanno capito che è meglio ignorarla e lasciarla fare.

«Anche tu devi chiudere il tuo giubbotto giubbottino però.» aggiunge. E Niall sorride, prima di annuire d'accordo.

«Hey, voi due. Possiamo andare?» chiede Jonelle a quel punto.

È sabato pomeriggio e Jonelle avrebbe dovuto riaccompagnare Niall al dormitorio. Ma Harper lo ha convinto a passare il resto della giornata con loro.

E nessuno si è effettivamente lamentato.

Escono di casa e iniziano a camminare a piedi. Niall porge automaticamente la mano ad Harper e lei la afferra senza fare storie.

Jonelle li guarda e si rende conto che non è gelosa come un tempo. Non più. Quella vista è solo dolce. Ormai Niall è diventato parte integrante. È giusto che dove ci sia Harper, ci sia anche lui.

E poi Harper ha appena afferrato con la mano libera quella di sua madre.

E visto che l'aria di inizio novembre è decisamente frizzantina, le sue guance si tingono di rosso ancora prima che inizi con la marachella.

I colori intorno a loro sono belli, affascinanti e opachi. Le foglie rosse che cascano dagli alberi e il cielo grigio carico della restante pioggia non ancora versata.

Harper sta per mettere i piedi in una pozzanghera. Vuole saltarci dentro, ma entrambi gli adulti la sollevano per le braccia, evitando il disastro, senza neanche essersi messi d'accordo.

E Harper urla felice. Ecco, era proprio quello che voleva. Ad ogni pozzanghera nelle vicinanze si avvicina cautamente, come se i due adulti non ne siano consapevoli, e tenta di sporcarsi con l'acqua.

Jonelle l'avrebbe rimproverata già la prima volta se fossero state sole. Ma è chiaro che Harper stia solo giocando con loro. La bambina non vuole sporcarsi, non ci tiene ad andare in giro bagnata e infangata. Vuole solo che i due le facciano staccare i piedi da terra.

«Ancora! Ancora! Voglio volare ancora!» esclama Harper, quando le pozzanghere sembrano momentaneamente finite.

Niall e Jonelle si guardano e si sorridono dolcemente. Non c'è niente di più giusto in quel momento di accontentare la bambina e di farla ridere in quel modo adorabile.

Non appena arrivano al parco, quello più grande e distante che Niall si rifiuta sempre di raggiungere, Harper lascia andare le loro mani e scappa verso i giochi.

«Harp, non correre. E resta sotto i miei occhi.» a Niall viene quasi automatico pronunciare quelle parole, che fanno rabbrividire Jonelle come non mai.

Niall sembra quasi... sembra quasi Sean. Beh, non che suo marito avesse avuto il tempo di trattare sua figlia in quel modo, visto che era fin troppo piccola all'epoca. Il concetto, però, è che Niall si comporta con Harper esattamente come farebbe un padre.

«Sei silenziosa. A che pensi?»

Jonelle infila le mani in tasca e si volta a guardare il ragazzo. Lo osserva per qualche secondo: Niall non ha più la barba, ha accorciato i capelli e gli occhi blu sono tornati normali, senza insicurezze o malinconia celata dietro.

Babysitter ●Niall Horan●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora