22) Caramelle gommose

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È appurato: Niall sta impazzendo.

Passa le intere mattinate a studiare, ma è come se non lo faccia davvero. All'ora di pranzo si è già dimenticato ogni cosa.

Ha pure pensato che possa essere colpa del cibo, così ha iniziato a saltare i pasti, ma non cambia nulla comunque.

Cerca di stare sui libri il più a lungo possibile, ma lì c'è qualcosa che non va.

Anche mentre lavora in casa Miles/Payne, Niall ha iniziato a tirare fuori i libri sempre più spesso.

Harper sta cominciando a crescere e se prima ogni cosa che lei faceva, era costretto a farla anche il ragazzo, adesso viene risparmiato. Alla bambina basta averlo sott'occhio. Spesso gioca da sola con le sue bambole, oppure guarda la televisione e in quelle occasioni concede al babysitter di studiare, a patto appunto che non si allontani da lei.

Come quel pomeriggio. A Niall viene da piangere perché è da un'ora che rilegge quel paragrafo, ma continua a non capirlo.

«Stupido.» sussurra e Harper volta la testa verso di lui, aggrottando le sopracciglia. «Dio mio, che stupido.»

Niall non si rende nemmeno conto di star parlando ad alta voce.

La porta di ingresso si apre prima che la bambina possa dire qualcosa.

«Stupido, stupido, stupido.» Niall si batte la mano sulla fronte più volte, cercando di non mettersi a piangere.

La donna appena entrata si ferma all'ingresso, sorpresa da quella scena. E Harper si rivolge direttamente a lei: «Mamma, Niall ha qualche problema.»

Jonelle sospira. «Ciao anche a te, Jo. Com'è andata oggi al lavoro? Molto bene, grazie. Ho vinto una causa. Sì, lo so. Siete molto orgogliosi di me.» la donna parla da sola per tutto il tragitto fino al divano. Le piacerebbe se avesse quell'accoglienza, e invece...

«Ciao, patata.» dà un bacio a sua figlia sulle labbra e poi si accovaccia davanti a Niall, che non ha fatto una piega da quando la donna più grande è entrata. È seduto ai piedi della bambina e si sta pressando l'occhio sinistro con il palmo della mano, mentre l'altro è ben chiuso.

«Niall, che c'è?» chiede, afferrandolo per il polso e allontanandogli la mano dal viso.

«Che ore sono?» sussurra allora il ragazzo, riaprendo lentamente gli occhi. 

Jonelle cerca di ignorare quell'accenno di lacrime appena visibili. «Nemmeno le cinque del pomeriggio.»

«E che ci fai già a casa?»

«Sciopero degli avvocati o qualcosa del genere.» spiega in modo sbrigativo, con un gesto incurante della mano.

«Non credevo esistesse.»

«Già, neanche io. Mi dici che cosa c'è che non va?»

È strano, perché Jonelle non pensa neanche al fatto che Niall in quello stato possa essere un babysitter inefficiente. Si fida talmente tanto di lui con sua figlia ormai, che è convinta che anche se con lui in quelle condizioni, Harper starebbe comunque due volte meglio che con l'ultima ragazza con cui l'aveva rimpiazzato.

«Non lo capisco!» il ragazzo lo esclama con gli occhi spalancati.  

Jonelle aggrotta le sopracciglia. «Non lo sai neanche tu quale sia il problema?» beh, in quel caso non starebbero messi molto bene...

«No, dicevo...» si morde il labbro, tirando su con il naso.

«I compiti di Niall sono difficili.» cantilena Harper, che ha distolto soltanto in quel momento lo sguardo dai cartoni animati, visto che è partita la pubblicità.

Babysitter ●Niall Horan●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora