10) Caso chiuso

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Jonelle e Harper vanno in vacanza.

Niall non è l'unico a restare di sasso quando l'avvocato lo annuncia una volta tornata dal lavoro.

Jonelle è stanca e stressata. E ha bisogno di una pausa. Quindi si è convinta a chiudere battenti in studio per una settimana e a prenotare due biglietti per qualche posto sperduto dove potersi andare a rilassare in piscina.

Harper è in piedi tra le gambe aperte di Niall, che sta seduto sul divano, bloccato per i polsi dalle mani della bambina. Entrambi hanno la stessa espressione incredula e a Jonelle verrebbe da ridere se non si chiedesse da quando sua figlia abbia iniziato ad imitare Niall.

«Ti divertirai con me, amore.»

«Ma Niall viene con noi!» esclama Harper come se quella fosse la soluzione più logica.

Jonelle non ha il tempo di rispondere in alcun modo né di roteare gli occhi, che Niall dice la sua: «E quindi saranno giorni non pagati? Merda!»

La donna sbuffa. «Niall, non dire parolacce davanti a mia figlia. No, non verrà con noi, Harp. È il tempo per te e la mamma. E sì, teoricamente non verrai pagato, Niall. Ma possiamo contrattare. Ti do un terzo di quello che ti darei in servizio, solo perché non ti ho avvisato con anticipo.»

Niall emette un verso soddisfatto. Sì, quello gli può andare bene.

Jonelle sbuffa di nuovo.

«Voglio che Niall viene con noi!»

Il ragazzo universitario guarda l'avvocato come se non abbia colpa di quella reazione di Harper. «Io non c'entro niente.» dice infatti. È anche un modo carino per non far capire alla bambina che lui non vuole andare con loro in vacanza. Cioè... non ha mai fatto una vacanza come si deve, ma assolutamente no! Andare in vacanza con loro sarebbe un incubo imbarazzante.

«Niall non verrà con noi, Harper.»

«Perché no, mamma? Come faccio io senza il mio babysitter?»

Niall comincia a pensare che sarebbe anche ora di andare a casa a quel punto. Va bene, Jonelle è tornata prima del previsto, anche prima di cena diversamente dal solito e il suo turno non è ancora finito. Ma è inutile che resti lì se lei è a casa.

Peccato che Harper gli stia quasi bloccando la circolazione, affondando le dita nella sua pelle, con tanto di unghia.

«Se c'è la mamma, a cosa ti serve Niall?»

«A farmi raccontare le storie, a giocare e...»

«Harper, ho detto no. Caso chiuso.»

La bambina si imbroncia con tanto di lacrime, che facilmente iniziano a scorrere sul suo viso.

Lascia andare Niall e corre fuori dalla stanza.

Il ragazzo sospira. «Harp, piccola.» le urla quasi dietro, ma Jonelle lo ferma: «Lascia stare. Tra poco tornerà di nuovo qui. Solo qualche minuto per sbollire, disperarsi e capire che nessuno la raggiungerà.»

Niall fa una smorfia. Lui vorrebbe raggiungerla. E che cazzo! Perché quella donna deve trattare sua figlia in quel modo? È pur sempre una bambina!

«E non ci andrai neanche tu.» conclude decisa e con tono ammonitore.

«Jo, forse tu non dovresti...»

La donna ignora il fatto che Niall abbia usato di nuovo quel diminutivo del suo nome.

«Non ti azzardare a dirmi come devo fare il genitore, Niall. È mia figlia. E tu non sapevi neanche come gestire un bambino un mese e mezzo fa. Quindi, no. Non hai il diritto di farlo.»

Babysitter ●Niall Horan●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora