19) Tredici settembre

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«Ho detto che non voglio fare nulla. Non lo ripeterò ancora.» Niall è deciso.

Mancano solo pochi giorni al suo compleanno e al compimento dei venticinque anni. Un quarto di secolo e lui si sente un fallito. Bene... benissimo.

Ecco perché continua a ripetere ad Harry e Louis di non voler festeggiare in nessun modo. Neanche se, come hanno già proposto, offrissero tutto loro.

Enne o. No.

«Che palle, Niall. Sei diventato...»

«Sì, Harry. Lo so, faccio schifo. Adesso puoi aiutarmi a mettere tutta quella roba nello scatolone?»

Niall sta traslocando. L'università gli ha dato finalmente una camera doppia. Da condividere con qualcuno che l'universitario non ha la minima voglia di conoscere.

Harry sospira e rinuncia. «E va bene.» borbotta, alzandosi in piedi per dare una mano al suo amico.

Un'ora dopo, Niall è esasperato. Perché scopre chi è il suo nuovo compagno di stanza e vorrebbe mettersi ad urlare.

Brad. Sì, quel Brad di economia che gli rompe l'anima da quando Niall ha iniziato l'università, solo per il gusto di farlo.

È divertente. Niall pensava che quel figlio di papà avesse una singola.

Le opzioni sono due: o non è davvero figlio di papà, ma si atteggia solo da tale. Oppure ha paura di stare solo.

Niall non riesce a decidere quale delle due sia più ridicola.

Anche Brad non fa i salti di gioia non appena vede Niall. Emette un gemito esasperato e continua a stare disteso sul suo letto, fingendo che quell'intelligentone di un Horan non sia veramente lì.

Niall apprezza quel mutismo. Sistema la roba nella sua parte della stanza e poi fugge via. Deve lavorare, dopotutto.

E prima di andarsene annuncia: «Sta tranquillo, userò questa camera solo per dormire.» forse. Cioè non sa a che orari dormirà, ma è lo stesso.

«Bene.» Brad gli solleva il pollice senza neanche degnarlo di uno sguardo.

Fino a quando non rompe le scatole, a Niall può andare più che bene.

*

Buon compleanno, Niall.

È il tredici settembre e quando Niall apre gli occhi quella mattina, si trova nella sua auto, con un mal di schiena terribile per aver usato il volante come cuscino.

Beh, per lo meno è riuscito miracolosamente a non suonare il clacson con la faccia.

Cerca di stiracchiarsi come meglio può dentro quello spazio ristretto e si volta a guardare sul lato del passeggero. C'è mezzo cheeseburger avanzato dalla sera prima.

Ecco la sua colazione. Okay, preferirebbe una ciambella glassata, ma è uguale. Anche se sono le sette e mezzo del mattino. Beh, sperando che non gli faccia male.

Buon compleanno, Niall.

Il suo telefono vibra da qualche angolo recondito sotto ai sedili. Gli è cascato la sera prima e al buio non è riuscito più a recuperarlo.

Probabilmente che lo chiama a quell'ora è sua madre. Quella povera donna è costretta da giorni a mandare solo messaggi a suo figlio, perché ogni volta che chiama, Niall non risponde o le dice sbrigativamente che non può momentaneamente parlare.

Maura è consapevole, chissà come - forse intuito materno - che suo figlio è già sveglio così presto. E spera che gli risponda per augurargli almeno buon compleanno.

Babysitter ●Niall Horan●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora