27) Epilogo

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Tre anni dopo

Il morbido tirar su con il naso è l'unico rumore nella stanza. Nessuno dei due occupanti del letto matrimoniale però, si accorge di quel particolare, troppo immersi in quel sonno ristoratore.

«Niall.» un sussurro fin troppo basso per tentare soltanto di svegliarlo.

«Ni...» ripete, provando a scuoterlo invano.

«Papà!» ed ecco che gli occhi di Niall si spalancano.

«Harp? Amore, che c'è?» chiede confuso, con la voce un po' impastata.

«Ho fatto un brutto sogno.» sussurra, cercando di non svegliare sua madre.

«Vieni qui.» Niall solleva le coperte e lascia che la bambina si infili sotto.

Harper seppellisce subito il viso nel petto dell'uomo. Intreccia la gambe alle sue, incollandogli addosso i piedi ghiacciati. Caspita, quella è una caratteristica comune delle due donne che ama.

«No, non dormire. Aspetta...» la bambina piagnucola, sentendo il respiro di Niall già più pesante.

«Cosa, Harp?» borbotta. È stanco e domani deve alzarsi presto. Quindi vorrebbe dormire.

«Che mi addormenti.»

Jonelle a quel punto si muove accanto a loro e avvolge con il braccio sia la vita di Niall che quella di sua figlia. È sveglia.

«Dormi pure.» sussurra al suo uomo, cominciando ad accarezzare la pelle di Harper con le dita.

Fino a quando la bambina sente quel contatto, sa che uno dei due genitori è ancora sveglio. E riesce ad addormentarsi prima che lo faccia di nuovo sua madre.

Jonelle bacia il retro del collo di Niall, che emette un sospiro nel sonno. E poi anche lei torna a dormire.

*

«Ma perché non posso venire con voi?» Harper si lagna, fermandosi dallo scrivere sul suo diario segreto. Ne ha riempiti a bizzeffe negli ultimi anni e come Jonelle temeva, riesce a fare in modo che loro non li leggano.

Si è accorta perfino quando Niall ha scassinato il lucchetto con una forcina. Da cosa lo ha capito, i due devono ancora scoprirlo.

Ad ogni modo, Harper adesso ama scrivere, ha sempre una penna tra le mani. E dice già di voler far diventare quella la sua professione.

«Perché è una serata di gala di lavoro. E i bambini non sono ammessi.»

«Ma io sono molto galante. Educata, leggiadra, elegante. Sarei perfetta per l'occasione!» ha nove anni e parla già come Niall. Quella bambina sta diventando quasi inquietante.

Jonelle si mette a ridere. «Usa la tua galanteria per chiedere allo zio Liam di portarti al cinema, piuttosto che farti trascorrere sempre la serata davanti al televisore.»

Jonelle guarda il pendolo sopra al frigo e si tocca nervosamente perfino il polso con l'orologio.

«Niall è in ritardo.» non è una domanda quella. Solo una constatazione.

«Arriverà tra poco.» non si deve fare prendere dall'ansia.

Ed ecco che la porta di ingresso si apre e Niall urla di essere a casa un secondo dopo.

Un uomo di ventotto anni, con la barba, gli occhiali da vista e i capelli da ragazzino, che vanno d'accordo con la felpa della NASA che indossa sopra ai jeans - neanche fosse un nerd fanatico -, entra in cucina con un bel sorriso sulle labbra.

«Scu...» sta per dire, ma Jonelle lo zittisce con un solo gesto della mano.

«Va' a lavarti. Subito. E poi perché hai del grasso sulla felpa? Per l'amor di dio, Niall. Sei un ingegnere, non un meccanico.» dice esasperata.

Babysitter ●Niall Horan●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora