15) Quella Jonelle

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Niall cammina. È uscito dal bar di Zayn e continua a camminare senza che possa fermarsi. Beh, per il suo cervello sta camminando, ma in realtà continua a barcollare sul marciapiede muovendosi a destra e sinistra. Se solo provasse a camminare in linea retta cadrebbe come una pera.

Forse ha esagerato con i drink, ma insomma, non si sofferma nemmeno sul fatto che davanti a lui ogni cosa giri.

Sta solo facendo la strada in automatico. Camminare gli dovrebbe fare bene, no?

Ovviamente con il cervello fuso che ha in quel momento non si rende conto che il luogo in cui è diretto è quasi dall'altra parte della città. Ma chissà come, per qualche miracolo inspiegabile, ci arriva eccome.

Vede la casa da lontano e fa un verso di gioia.

Le macchine gli passano accanto e lui non se ne cura. Nemmeno quando una di queste si ferma accanto a lui sul marciapiede.

Lo sportello si apre, ma Niall non vede chi scende dall'auto. «Niall?»

Jonelle è uscita dal suo studio un po' più tardi del solito. Non vedeva l'ora di tornare a casa e ha premuto l'acceleratore forse un po'  troppo.

Di sicuro, l'ultima cosa che si aspettava è notare a una trentina di metri da casa sua, un ragazzo fin troppo familiare che barcolla con il rischio di gettarsi in strada.

Non ci ha pensato due volte ad accostare e scendere dall'auto per capire che diavolo stia facendo.

Il ragazzo solleva la testa in ritardo, dopo essersi sentito chiamare.

«Non mi piace il nome Niall. Chiamami Joseph.»

Il modo in cui parla, strascicando ogni parola, rende ancora più chiaro a Jonelle quale sia lo stato in cui si trova il ragazzo.

«Niall, che stai facendo?»

«Joseph ho detto. Seph. Seb. O Sebastian.»

«Dove stai andando?»

«In quella casa. Dovevo fare qualcosa lì che mo-mo-me-ente-ne-mente non ricordo.» dice, iniziando a ridere stupidamente.

Jonelle sospira e si avvicina. Lo afferra per il viso con entrambe le mani. È gelido sotto le sue dita. «Ni, guardami. Sono Jonelle.»

«Lo so chi sei. Tu sei una stronza.»

Jonelle sospira. «Sì, lo so.» ammette. «E ti avevo detto di non volerti vedere per le prossime quarantotto ore. Invece guardati...»

«Sono bello?»

«Sì, bello ubriaco.»

Niall si appoggia improvvisamente alla donna, forse perché non riesce più a stare in piedi. Finisce per abbracciarla e affondare il viso nel suo collo.

Jonelle sospira di nuovo e infila la mano tra i capelli biondi del ragazzo.

«Ti prego, prendimi con te.» borbotta, lagnandosi un po'.

«Sono troppo grande per te, piccolo.»

«Ma a me piaci. Io non ti piaccio?»

E inaspettatamente, prima che lei possa anche pensare di dare una risposta, Niall inizia a piangere sulla giacca della donna. Beh, tanto per sembrare ancora di più un bambino. D'accordo.

«Niall... hey.» lo allontana un po' solo per guardarlo in viso e tentare di asciugare le sue lacrime con le dita.

«Mi dispiace.» dice, prima di piegarsi in avanti e iniziare a vomitare.

«Cazzo.» Jonelle cerca di ignorare che lo abbia fatto sulle scarpe di entrambi. Lo sorregge per le spalle, cercando di aiutarlo a non cadere. E imprecando, chiedendosi quanto diavolo abbia bevuto. Per l'amor di dio. Probabilmente è pure colpa sua.

Babysitter ●Niall Horan●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora