Lo faccio? Me ne pentirò?

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Capitolo tre: Lo faccio? Me ne pentirò?



Erica's Thoughts
Non mi sarei mai aspettata di trovarmelo sull'albero di fronte la finestra della mia stanza, ma d'altronde stiamo parlando di Lorenzo Falco, con lui niente è mai certo. Non so come comportarmi, tutta colpa del bacio che ci siamo dati a casa sua... sul suo letto; non sono riuscita a tirarmi indietro, agognavo quelle labbra da molto tempo, anche se non l'ho mai voluto ammettere nemmeno a me stessa. Probabilmente se non avessi aperto gli occhi e visto me in intimo, in quel poster, non sarei riuscita a fermarmi.
Ora come ora non voglio nemmeno immaginare che cosa sarebbe potuto accadere.
Ha detto di essere venuto per parlare e per accertarsi di una cosa, ma precisamente di cosa? Perché deve accertarsene a casa mia? E poi parlare? Falco non perde tempo a fare due chiacchiere... soprattutto con me! Sinceramente non mi fido molto, il suo corpo fa capire ben altro di quello che spara da quella stupenda, vellutata e tentatrice bocca... oddio! Lo sto elogiando come fanno le sue puttanelle!
Non riuscendo a sostenere il suo sguardo, troppo intenso e profondo, mi sono alzata per spegnere la sigaretta, non sarebbe sicuramente da furbi buttarla nel cortile, Charlie se ne sarebbe potuto accorgere. Mi perdo nelle mie riflessioni e mi ridesto solamente quando sento un piccolo tonfo, allarmata, mi volto ma vado a sbattere contro... di lui! Ed io che credevo si fosse ammazzato buttandosi dall'albero! E' entrato nella mia stanza e adesso mi trovo attaccata al suo petto con le sue mani sui miei fianchi. Involontariamente mi ritrovo ad arrossire lievemente, fortuna che le luci sono spente, per lo meno non mi vede.

«Non mi è sembrato di aver detto: "Oh, Falco, non preoccuparti, accomodati."» La mia voce è un po' tremante ma non posso farmi soggiogare dai suoi occhi e dai suoi modi di fare. Mi sta spogliando con un'occhiata suadente e una scossa di desiderio mi fa rabbrividire, tra noi aleggia nuovamente la sensazione di elettricità del pomeriggio. Si abbassa al mio orecchio e in modo seducente mi dice:

«Lo hai appena fatto, grazie. Comunque non puoi provocarmi e non aspettarti una mossa da parte mia.» Deglutisco alzando un sopracciglio, la sua vicinanza non mi fa per niente bene, non capisco di cosa sta parlando.

«Ma che diavolo stai dicendo?» Probabilmente sarei potuta essere meno diretta, ma sono fatta così. E con lui non mi sono mai comportata diversamente.

«Potresti non fingere di essere così innocente?» Sono sempre più confusa.

«Lorenzo, non so di cosa tu stia parlando...» Finalmente sembra convincersi delle mie parole.

«Mi hai chiamato per nome.» E' stupito quanto me, mi si riprende in fretta continuando a parlare.

«Pensavo lo avessi fatto apposta ad alzarti.» La sua vicinanza m'intontisce un po' quindi è probabile che non abbia ben afferrato quello che ha detto.

«In pratica hai creduto che mi fossi alzata non per spegnere la sigaretta ma per irretirti?» In effetti non ci avevo pensato ma poiché il signorino qui presente adesso pare imbarazzato... è come se avessi vinto io.

«Se devo essere sincero, sì.» Rido, il suo tocco su di me non mi dispiace per nulla ma devo allontanarmi prima che perda la ragione com'è successo nel pomeriggio. Mi stacco dalla sua presa e mi appoggio alla scrivania mentre lui rimane in piedi accanto al letto.

«Hai detto che dovevi accertarti di una cosa... di che stavi parlando?» Si passa una mano tra i capelli facendomi mancare il respiro, perché deve essere così maledettamente sexy? 

«Non vorrei raccontarti certe cose... ma si trattava del mio amichetto.» Come? Sta parlando di... del... oddio! Sgrano gli occhi.

«Sei impotente?»

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