6 capitolo

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L'acqua scorre bollente sul mio corpo arrossato dall'alta temperatura.

Dai miei capelli lunghi e neri questo liquido cade pieno di shampoo all'ortica.

Le mie labbra ora rosee sono in un sorriso forzato, lui verrà, me lo sento, lui mi ama.

Mi appoggio al muro, facendo un lungo sospiro per poi con una spinta apro la tenda bianca e prendo l'accappatoio blu, asciugo il mio corpo e i miei capelli per poi vestirmi con abiti pesanti.

Scendo in salotto,uno scricchiolio di porta, un sospiro, un movimento involontario, il mio corpo si irrigidisce.

Scendo i scalini più velocemente, controllo la casa niente e nessuno.

Mi dirigo verso il divano e mi siedo su di esso.

I giorni passano, i miei zii ritornano portandomi come cartolina qualche parola gelida da una regione fredda.
Non sono una ragazza molto paziente, non su queste cose, è trascorsa una settimana, anche se come dice il mito di Pandora: la speranza è l'ultima a uscire, a morire, io la sto perdendo secondo dopo secondo.

Non so neppure se stanno bene, non so se i loro cuori battono ancora, il nostro contatto si sta sgretolando, io e Noah senza quel fatidico Noi stiamo morendo piano piano, è una cosa lenta e dolorosa.

Sono distesa sul divano di pelle nera, ho mantenuto questa posizione per circa tre ore e la domanda sorge spontanea, cosa facevi?

Beh semplice guardavo il nulla, sapete era interessante, non conosci niente di lui intanto esiste, il nulla, una cosa astratta sì, ma esistente, noi parliamo di esso.

Mi alzo dal divano e vado verso la porta,

<dove stai andando signorina?>sembra che una madre chiede in modo dolce, ma allo stesso tempo severo ad una figlia dove stia andando, ma infondo io so che è tutt'altro.

<Zia Carmela a prendere un po' d'aria>dico e esco avendo l'istinto di sbattere la porta, ma la ragione mi blocca, mi fa emettere un sospiro e mi fa chiudere la porta lentamente.

Apro un occhio alla volta, la natura mi stupisce sempre e mi ruba a volte qualche sorriso.

Gli alberi, il suolo ricoperto di una dolce e candida neve, la chioma delle forti conifere che oscillano a destra e poi a sinistra come una dolce sinfonia.

Mi inoltro nel bosco, deambulo per ore, mi fermo di scatto, il mio corpo percepisce qualcosa o meglio qualcuno, sento la neve scricchiolare sotto delle scarpe, non ho il coraggio di girarmi, un odore, un fatidico odore che cerco di non imprigionare nella mia mente per non esserne succube.

Delle mani calde e callose si poggiano sui miei fianchi formosi, il viso si poggia sulla mia spalla e poi ci sono io che cerco di trattenere la lacrima, ma alcune più forti del loro creatore stesso scappano dalla presa.

Mi volto lentamente e lo vedo più bello che mai, gli occhi celesti pieni di scintille, la barba non rasata da un paio di giorni, quel  sorriso, quel stramaledetto sorriso che mi ha fatto innamorare dell'uomo che è davanti a me.

<Noah>dico e lo abbraccio forte come se non ci fosse un domani.
Ci allontaniamo il necessario per poterci baciare, è un bacio lento e disperato, bisognoso.

<Noah ho creduto di perderti>sussurro piagnucolando.
<Bimba grazie per averci aiutato>dice per quella volta al bosco.
Poi continua
<Ho sentito il tuo odore fra le mie coperte, nella mia vecchia casa, non devi andarci è pericoloso, hai capito?>mi domanda stringendomi sempre più a se.

<sì ho capito>dico e lo bacio, le mie gambe si legano al suo robusto bacino e non ci stacchiamo finché non abbiamo bisogno pazzesco di aria per sopravvivere.

<Soraya ti amo>dice
<Noah ti amo>dico dandogli un bacio sulle labbra per poi diventare un bacio pieno di amore e passione.

Siamo seduti a terra lui con le ginocchia unite e con la schiena poggiata su un albero e io sopra di lui, con la testa sul suo collo.

Poi inizia a parlare e io non sono d'accordo.

La promessa sposa dell'alpha.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora