12 capitolo

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Sbatto qualche volta le palpebre, la testa mi fa molto male a causa del mio pensare costantemente ad una via di fuga.
Voglio fuggire da queste mura, mi sento legata.
Esco dalla doccia e guardo delle goccioline che percorrono il mio formoso corpo per poi cadere a terra e venire assorbite dal tappeto rosso.

Alzo la testa e mi guardo negli occhi, questa azione la ripeto molteplici volte, mi da coraggio e mi fa sentire bene.

Sento delle scosse elettriche dentro il mio corpo, le mani mi formicolano e sento un bisogno di andare fuori, mi vesto con dei vestiti comodi trovati dentro l'armadio, è tutto programmato alla perfezione.

Percorro il corridoio velocemente, apro l'enorme portone e

«Signorina dove sta andando?»domanda arrabbiata Maria.

Io mi giro lentamente e una scusa si espande nella mia testa fino ad arrivare e fuoriuscire dalle mie labbra.

«Devo prendere una boccata d'aria, non mi sento tanto bene, verrò fra poco»dico e colgo la sua approvazione dai suoi occhi color erba al mattino.

Esco dal gran portone e subito un senso di libertà si espande nel cuore e i muscoli si rilassano, poi quest'ultimo si richiude con un gran tonfo.

Chiudo le palpebre poi le riapro e i muscoli si contraggono, la vista si fa più nitida, la mente si concentra e incomincio a correre, l'aria gelida taglia la mia faccia calda dal calore della casa.

Ascolto i rami coperti dalla neve bianca e soffice spezzarsi sotto il mio peso, scanso delle foglie con sopra della brina , così bagnandomi le mani.

Mi fermo di scatto e tocco la mia faccia con le mani ghiacciate, respiro a fatica, il cuore salta qualche battito, so cosa mi sta succedendo, e non può succedere, non posso, il mio lupo vuole uscire.

La vista comincia a farsi sempre più opaca, e il respiro sempre più affannoso, delle lacrime solcano il mio viso, mi giro per ritornare a casa, in quella reggia, ma d'un tratto il mio viso viene a contatto con la neve fredda sporca da terriccio bagnato.

Cerco di non svenire, cerco di abbattere il mio lupo, lui vuole uscire, ma non posso permetterglielo, forse sta vincendo ed io perdendo.
Guardo il leggero e tiepido sole che risplende nel cielo grigio, i suoi raggi non arrivano alla terra, vedo il sole farsi sempre più nero, fino a non vedere più nulla.

Sento delle mani toccarmi, accarezzarmi, sistemarmi, tirarmi sù.
Poi sento una voce dolce, ma non riesco a percepirne le parole, sono troppo confuse ed io sono troppo stanca, non è una stanchezza fisica, ma psicologica.

Dopo tutto ció silenzio, molte volte mio amico, altre mio nemico, quando c'è silenzio i pensieri riecheggiano molte volte nella testa e sono difficili da schiacciare.

Cerco di aprire gli occhi, e ci riesco, all'inizio vedo tutto nero, poi la mia vista si fa sempre più nitida, tasto la mia faccia con le mie mani.
La pelle del viso viene graffiata da garze, le mie mani sono fasciate, le alzo e cerco di capire il perché, le tolgo e noto dei profondi graffi, però non ricordo come me li sono procurata.

La promessa sposa dell'alpha.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora