9 capitolo

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È ora.
È ora di partire.
È sera, fra poco mio zio, o meglio Arthur passerà e mi porterà al mio promesso sposo, l'alpha.
Sto riguardando molteplici volte e con un'intensità pazzesca la lettera regalata da mia zia un'ora fa.

Da questa lettera non traspare nessun sentimento, ma non so, mi sento quasi felice del suo sforzo.

La leggo ad alta voce.

Cara Soraya,
il tempo ha deciso di dividerci, sai perché ho deciso di scrivere?
Beh sicuramente ti starai chiedendo "guarda sta matta", non ti posso dare torto.
Ti voglio dire che l'alpha si chiama Dario, trattalo bene, lo conosco un po', auguri per il matrimonio.
Tua zia Carmela.

«Wow»dice una voce dietro la porta.
Quest'ultima si apre ed entra Loris, mi alzo prontamente per salutarlo.

«Tua zia ha coraggio»dice ridendo, io rido, ma nell'animo sono triste.

Loris mi prende la mano e mi stringe in un suo abbraccio, poi mi fa distendere sul letto.

«Quando devi andare?»domanda
«Fra poco»rispondo con gli occhi e parole vuote.

Stavo pensando «vorrei abbracciare un'altra persona al tuo posto»,ma poi mi accorgo che questa frase l'ho detta veramente.
Lui alza la testa, mi guarda dispiaciuto
mi giro la testa permettendo a qualche lacrima di fuoriuscire, ma Loris se ne accorge.

«Com'è? Ti posso aiutare a cercarlo»dice speranzoso.

«Meglio di no Loris»dico cercando di dissimulare i miei forti sentimenti.

«Qual è il problema Soraya?»domando burrascoso.
Io lo guardo male.
«È un fottuto omega vero?»ora grida.

Si alza e fa giri per la stanza con le mani in testa.
La tensione è molto palpabile, io non gli avrei mai e poi mai detto di essere degli omega, io li proteggerò.

«Loris fuori»dico alzandomi e lui mi guarda stupito.

«Loris immediatamente fuori, vattene via e non ritornare»grido e lui esce sbattendo la porta.

Ora sono altamente sola.

Sistemo le ultime cose, e scendo le scale con due valigie molto grandi.

Apro il portone, ma prima sbircio in cucina: Arthur e Carmela parlano animatamente, ma a me sinceramente non me ne frega.

Apro il cofano della macchina e butto dentro le valigie, un vento gelido mi graffia la faccia, il mio corpo freme, devo andarmene, ma non posso. Perché?

Sento la mia schiena bruciare, come se qualcuno mi stesse guardando, mi giro costantemente,  ma non vedo nessuno, è un po' inquietante.

Guardo la macchina che mi porterà lontano, lontano dal male e dal bene.

Arthur dice alle mie spalle
«È ora di andare».

Salgo lentamente sulla macchina, sui sedili posteriori, non voglio stare troppo vicino a mio zio, alcune lacrime cominciano a scendere, io le trattengo.

Giro la mia testa verso la porta di casa ormai non più mia, esce mia zia Carmela, alza mano e mi saluta, io la copio, ma non volevo farlo.

«Soraya mi raccomando comportati bene e non fare stupidaggini»dice freddo come il metallo sul ghiaccio.

Annuisco emettendo un suono, poi guardo dall'altra parte del finestrino, il cuore comincia a battermi più veloce, vedo degli occhi celesti, Noah.

La sua faccia è triste, molto triste, paura e nel suo occhio destro ho notato terrore, lo conosco, lo amo.

La promessa sposa dell'alpha.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora