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Leo si alzò presto dal letto, come tutte le mattine, scoprendosi dalle coperte al fine di mettersi seduto sul comodo materasso sul quale giaceva. Si stiracchiò con fiacchezza, lasciando che le sue orecchie udissero il flebile scricchiolio delle ossa che si stendevano sotto ogni suo volere.

Scese dal suo giaciglio sbadigliando, addentrandosi in quella parte di casa che conduceva alla cucina, benché egli trovasse ancora difficoltà ad orientarsi a causa della sensazione di sonnolenza che appesantiva le sue funzioni celebrali.

Entrato in cucina iniziò a prepararsi qualcosa di caldo per svegliarsi del tutto, continuando a stropicciare i suoi occhi ambrati e stanchi.

- Ti piace viaggiare? - domandò una voce maschile, sprezzante di curiosità, la quale proveniva dall'esterno della stanza.

- Oh, sì... - biascicò in risposta Leo, senza pensarci troppo, continuando a frugare fra i cassetti, all'avanscoperta della bustina di thè sperduta.

Solo in seguito si accorse che nessuno avrebbe potuto entrare in casa sua senza permesso, non possedendo nemmeno una copia delle sue chiavi e non avendo idea di dove siano finite quelle originali.

Si girò dunque di 180° per ispezionare il volto dell'intruso, ma quasi perse un battito nel vedere un bellissimo ragazzo seduto sul suo divano, il quale teneva le gambe accavallate e gli occhi puntati contro l'ingombrante cartina geografica che occupava un'intera parete del soggiorno.

Il fanciullo in questione possedeva dei capelli bianchi come il latte, un poco mossi, che gli arrivavano poco sopra le spalle. La sua pelle era bianca, quasi pallida, tanto da poterlo scambiare facilmente con un comunissimo ragazzo venuto dal freddo nord. Poi, gli occhi dello sconosciuto si posarono su quelli ambrati di Leo e quest'ultimo si accorse di quanto essi fossero affascinanti: Erano blu, ma non di un semplice azzurrastro spento, piuttosto di un vivace zaffiro che ricopriva la maggior parte della pupilla.

Leo cercò anche di ignorare il suo fisico da modello, benché fosse quasi impossibile staccare gli occhi da esso senza nemmeno darlo notare. Infatti l'albino era a conoscenza dei pensieri che gli altri avevano sul suo corpo a primo impatto, per questo motivo non poté fare a meno che sogghignare davanti all'espressione persa di Leo.

- C-chi cazzo sei tu?! - Gli sbraitò contro, strabuzzando gli occhi non solo per la sorpresa, ma anche per la bollente irritazione nata a causa della violazione del suo domicilio.

- Il tuo futuro marito, tesoro. - rispose il ragazzo sconosciuto, sfoggiando un bianco sorriso a trentadue denti. - Puoi chiamarmi "splendore" però, mi rappresenta meglio.

Leo rimase impressionato dalla naturalezza con cui parlava il presunto ventenne, era come se si sentisse perfettamente a suo agio, malgrado non fosse certamente gradito in quella dimora. Comunque sia, il proprietario della casa non si fece certo scoraggiare da questo, infatti sguainò un grosso cucchiaio di legno dall'interno del cassetto nel quale stava frugando, così da impugnare un'arma con la quale potersi difendere.

- Che ci fai in casa mia?! - continuò ad urlargli contro Leo, maneggiando con cura il cucchiaio, pronto ad usarlo contro quell'uomo qualora avesse tentato di avvicinarsi a lui.

- Si dà il caso che sarà anche casa mia, eh. Ho tutto il diritto di alloggiare qui per quanto più mi aggrada. - disse l'albino, con molta sicurezza nelle sue parole, tanto da far colorire di rosso le guance del ragazzo dagli occhi ambrati con moltissima facilità.

- Ma che diavolo dici? Vai via! - Esclamò di nuovo il ragazzo, senza però muovere un muscolo per cacciare l'altro, paralizzato dallo stupore e dalla paura.

- Posso avere l'onore di conoscere il suo nome, cara futura mogliettina? - sghignazzò divertito lo sconosciuto, senza prestare attenzione a Leo, essendo troppo occupato a recitare la parte del nobiluomo come al solito.

Illunis ||•Yaoi•||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora