RICOMINCIO DA TE // solangelo

Capitolo 14

Il Campo Giove era proprio come l'aveva lasciato, con la sola differenza che ora stavano erigendo nuovi templi che seguivano gli schemi architettonici indicati da Annabeth. Il campo romano non poteva avere un aspetto migliore. Pullulava ancora di spiriti della natura, lari e fauni che trotterellavano per le strade del campo intralciando qualche eroe che si allenava. Alcuni mezzosangue passeggiavano per le vie, parlando dei prossimi ludi di guerra. Altri si fermavano ed indicavano Nico, chiedendosi perché era tornato. Con gli occhi di tutti puntati addosso si diresse là dove Reyna lo stava attendendo.

Il salone era luminoso, le mattonelle riflettevano la luce del sole, le colonne di marmo conferivano un aspetto regale all'edificio e seduta ad aspettare il suo arrivo c'era la figlia di Bellona, compagna di avventure e amica fidata. Lei si alzò, andandogli incontro, appoggiandogli una mano sulla spalla. « Bentornato al campo, Nico » esordì Reyna, accompagnandolo fuori. « Ho trovato un posto niente male in città, e tu potrai venire al campo ogni volta che vorrai » gli disse, andando verso la città romana che ricopiava lo stile della stessa Roma italiana, con i suoi colori caldi e rotondi che sembrava quasi di essere sulla stessa penisola europea.

La figlia di Bellona gli raccontò – durante il tragitto – che le cose lì al campo erano mutate in meglio, ora che era nato quel nuovo accordo con i greci. Aveva ricevuto dei messaggi dal Campo Mezzosangue quell'estate con l'annuncio che nell'autunno avrebbero ricevuto delle viste, in modo tale che le tecniche di combattimento potessero fondersi così come la cultura e gli stili di vita. « Non è stato facile » spiegò la ragazza. « Molti sono legati al Mos Maiorum, il senato stesso ha esordito dicendo che era una mera follia » sospirò. « Ma anche loro non possono andare contro il volere dei nostri dei ». Nico annuì, comprendendo benissimo la difficoltà di accettare qualcosa di diverso, lui stesso c'era passato e solo gli dei sapevano quanto tempo sarebbe servito perché gli altri lo accettassero come membro del campo.

« Però basta parlare del campo » disse Reyna, notando un certo silenzio da parte dell'amico. « È da tempo che non ci sentiamo, oltre quella chiacchierata l'altro giorno »

« Mi sono trovato impegnato » le racconto in breve delle ultime settimane al Campo Mezzosangue, accennando qualcosa anche sul figlio di Apollo, evitando di raccontarle della caccia alla bandiera e sopratutto del bacio sulla collina. La ragazza non emise un suono, solo lo lasciò raccontare, notando un lieve e malcelato sorriso ogni volta che pronunciava il nome del figlio di Apollo. « È un buon amico » concluse, lanciando un impercettibile sospiro.

« Solo un buon amico? » si permise di chiedere, lei che ormai aveva visto ben oltre quella scorza dura che lo proteggeva.

Il ragazzo si prese del tempo prima di rispondere. « Be' sì » confermò, anche se non del tutto convinto. Reyna si limitò a storcere le labbra, non chiedendogli altro su quel ragazzo. Se avesse voluto glielo avrebbe detto, pensò. « Okay » disse, fermandosi davanti ad un edificio. « Comunque siamo arrivati » indicò la struttura. « Primo piano. La tua scuola si trova ad un solo isolato, non puoi sbagliare. Mi sono anche presa la libertà di prenderti i libri ».

Nico rimase davvero senza parole, non immaginava gli avesse fatto un così grande favore. « Grazie Reyna » la guardò con profonda gratitudine.

«Figurati! Per qualsiasi cosa sai dove trovarmi» gli consegnò in mano le chiavi, dandogli un'ultima pacca prima di tornare al campo romano.

Nico si rigirò le chiavi tra dita, ansioso e terrorizzato di entrare. Aprì il portone, trascinandosi dietro le valigie, salendo fino al primo piano. Lì entrò nel confortevole appartamento che Reyna gli aveva trovato. Era una stanza luminosa e calda, le pareti dipinte di un giallo opaco e divise a metà da graziosi motivi romani. Sembrava completamente l'opposto della sua cupa cabina.