Capitolo 16

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Con un palmo della mano si asciugò una guancia, qualcosa dentro di lui si era improvvisamente spezzato. Era dalla scomparsa della sorella che reprimeva le sue emozioni. Ci provava almeno a sopprimerle, ma quelle rimanevano sempre con lui e proprio quella sera decisero di manifestarsi.

Si asciugò anche l'altra di guancia, imponendosi di smetterla perché si stava rendendo solo ridicolo, ma il guaio è che non ci riusciva. Si sentiva un ipocrita, ripeteva sempre che gli stava bene se fossero rimasti solo amici, che lo avrebbe preferito anziché perderlo per qualche parola di troppo; eppure lui avrebbe tanto voluto sentirgliele dire quelle parole.

Si asciugò un'ultima volta la guancia, andandosi a stendere sul letto, arrabbiandosi con se stesso perché si sentiva così.

Riuscì ad addormentarsi presto, quel pianto lo aveva privato di tutte le energie: per quella notte avrebbe fatto sonni tranquilli. 

Dall'altra parte dello Stato, ad Austin in Texas, qualcun altro non poteva considerarsi così fortunato, invece. Will non riuscì a chiudere occhio dopo quella chiacchierata. Glielo si poteva leggere negli occhi che Nico c'era rimasto male per qualcosa che aveva detto.

Si strinse al petto il cuscino, lanciando l'ennesimo sospiro, dandosi dello stupido e del codardo per non essere riuscito a fare una cosa così semplice, be' forse non così semplice. Mentre era immerso nei suoi pensieri – che lo tiravano da una parte all'altra della mente – la porta della sua stanza si aprì, lasciando entrare una donna in vestaglia. « Will, tesoro, è tardi va' a dormire » 

« Fra un momento mamma » le rispose, col tono di voce spento e lo sguardo assente. Naomi si sedette sul letto, spostandosi dietro l'orecchio una ciocca di capelli. « È successo qualcosa? » chiese, attendendo che lui le rispondesse. Will si limitò a sospirare, tirando su le ginocchia. « Non lo so » rispose. « È solo che sembrava arrabbiato, anzi no, deluso » le raccontò la breve conversazione. « Non lo avevo mai visto così prima ».

« Forse si aspettava di sentire altro » suggerì Naomi.

Will sbuffò alzando gli occhi al cielo. « Mamma ho tentato, ma non riesco a dirgli che mi piace »

« Perché no? »

« Perché se lui non provasse la stessa cosa poi sarebbe imbarazzante tra noi » sospirò, appoggiando la fronte sulle ginocchia. Sua madre lo guardò con dolcezza, sapendo così bene quanto fossero giganteschi i problemi degli adolescenti e che per qualsiasi cosa pareva non esserci una soluzione.

Gli sollevò allora il viso, accarezzandogli una guancia umida. « Perché non dovrebbe provare la stessa cosa? » chiese lei, piegando le labbra in un tenero sorriso. Will tenne lo sguardo basso, non aveva una vera risposta da darle, era semplicemente convinto che se glielo avesse detto avrebbe combinato un casino. La donna si alzò, posando le labbra sulla fronte del figlio. « Pensaci » gli disse prima di uscire dalla camera e lasciarlo solo con i suoi pensieri.

Will recuperò il cuscino che stringeva, abbracciandolo di nuovo, lasciando che i pensieri tornassero a dominargli la mente fino ad annullarlo completamente.

La mattina seguente Will fece una certa fatica a svegliarsi, sebbene fosse abituato alla routine del campo.

In cucina c'era già sua madre che, in vestaglia, gli stava preparando la colazione. Beata lei che era riuscita a dormire. « Buongiorno Will » salutò la donna, servendogli la colazione. « Buongiorno » rispose lui, infilandoci in mezzo uno sbadiglio.

« Dormito bene? » domandò Naomi, già pimpante di prima mattina.

« No » rispose, affettando un pancake ancora caldo. « Ho passato la notte a pensare »

RICOMINCIO DA TE // solangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora