Capitolo 17

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La camera da letto è simile alla precedente, le uniche differenze sono la mancanza del balcone e l'armadio più piccolo.
Sul letto è posata una camicia da notte e accanto ci sono dei vestiti.
Mi avvicino e ci trovo anche un biglietto che cita:

Sono dei miei vecchi vestiti, spero ti vadano bene, nell'armadio ne troverai altri per il tempo che rimarai qui.
Ti ho lasciato anche dei trucchi in caso ti servano.
Cassandra.

Sorrido spontaneamente davanti a tanta gentilezza.
Vado in bagno e riempio la vasca d'acqua calda e di bagnoschiuma alla lavanda.
Mi disfo dei vestiti e mi immergo godendomi una sensazione di pace grazie all'odore della pianta.
Mi lavo i capelli e mi insapono bene il corpo per poi sciacquare via la schiuma.
Mi asciugo e mi metto la camicia, sì, la camicia, perché mi arriva di molto sopra al ginocchio, cosa che odio ma cerco di non farci caso.
È la prima volta dopo giorni che riesco a farmi un bagno e a vestirmi normalmente.
Fisso il mio tatuaggio nero come il petrolio che fascia tutto il mio braccio.
Non saprei come definirlo, mi piace ma è particolare.
É a spirale e mi arriva fino all'inizio del dito medio chiudendosi in una rosa.
Non so perché ce l'ho e domani chiederò...
Mi avvio verso il letto e mi ci butto letteralmente a peso morto.
Mi infilo sotto le coperte e spengo la luce con il pensiero.
Chiudo gli occhi e mi addormento.

***

Mi sveglio a causa dei raggi del sole che entrano dalla finestra, merda, mi sono dimenticata di mettere le tende... Qui non esistono le tapparelle, come diavolo fanno?
Mi alzo e mi stropiccio gli occhi per poi ricadere sul letto.
La mattina non fa per me.
Dopo qualche minuto mi tiro di nuovo su a fatica e metto a terra i piedi che a contatto con il pavimento gelido mi fanno venire la pelle d'oca.
Apro l'armadio e prendo un paio di jeans strappati neri che abbino a una maglia con le maniche a tre quarti, anche questa di colore nero: meno male che si vestivano colorati.
Mi fiondo in bagno e mi cambio alla svelta per poi bloccarmi davanti allo specchio.
I miei occhi, il mio braccio, il mio viso... sono cambiata... fin'ora non ci ho fatto caso, non mi è mai importato, ma ora, la mia immagine è così diversa da come me la ricordavo.
Sfioro con delicatezza la superficie dello specchio per poi ritrarre la mano, come se mi fossi scottata con il fuoco.
Chiudo gli occhi, inspiro, e tento di sorridere a me stessa.
Esco dal bagno e dal momento che non trovo un paio di scarpe adatte, esco dalla stanza a piedi nudi.
Percorro il lungo corridoio dove, per fortuna, il pavimento in marmo è ricoperto da un lungo tappeto rosso, anzi, da quello che ho visto, è più corretto dire che la maggior parte del pavimento di questa casa è ricoperto da tappeti, a parte le stanze.
Tento di ricordarmi la strada e mi avvio verso la sala, scendo le scale per poi svoltare a destra.
Sono sicura che sia qui...
Percorro un altro corridoio e apro una delle prime porte che trovo sulla sinistra, che si rivela essere la stanza  dove ieri abbiamo cenato.
Non c'è ancora nessuno, anche se il tavolo e ricoperto da svariate pietanze, e sul posto di ciascuno si trova una tazza di porcellana bianca con rifiniture in argento sopra a un piattino che presenta le stesse caratteristiche della tazza.
Un cucchiaino elegante si trova accanto alla tazza, assieme a una forchetta da dolce e un piccolo coltello, ovviamente, non possono non essere eleganti pure questi.
Seriamente, cosa fanno nella vita?
Sento canticchiare e d'un tratto si apre una porta che si trova in fondo a destra, da cui esce una ragazzina dai capelli biondo miele che gira su stessa e sembra stia ballando, mentre ha in mano un vassoio con dei bicchieri d'acqua.
Appena si accorge della mia presenza si blocca e fa una faccia così buffa che scoppio a ridere.
La ragazza si ricompone ed è rossa in viso dall'imbarazzo.
Smetto di ridere, e la osservo con curiosità. Indossa una divisa da cameriera e ha gli occhi azzurri, non avrà più di quindici anni...

《Mi spiace di aver riso prima, mi chiamo Luce e spero di non averti spaventata》

La ragazza mi sorride e scuote la testa.
Posa il vassoio e tira fuori dalla tasca del grembiule un taccuino e una penna, ci scrive qualcosa sopra e poi si avvicina e me lo porge.
Lo prendo in mano e corrugo la fronte, per poi leggere quello che c'è scritto:

Bloody RoseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora