Capitolo 18

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Una volta finita la colazione Max se ne è andato perché aveva da fare ed io ho seguito il suo consiglio.
Sto camminando per i lunghi corridoi di questa immensa casa e nel frattempo penso seriamente.
Fin'ora, ho pensato semplicemente agli eventi che si sono susseguiti dopo quel giorno, sulla spiaggia.
Mia madre ora non c'è più, anzi, era da parecchio tempo che lei se ne era andata. Dopo la morte di mio padre, o forse poco prima, lei non era più la stessa e mi trattava freddamente, mi riprendeva di continuo.
Le mie capacità sono forse state quello che hanno innescato un comportamento simile da parte di mia madre? Lei sapeva, sicuramente.
Io invece non so mai nulla, tutti sanno più di me, anche le cose che mi riguardano non le conosco eppure sento che una volta le sapevo. Ma una volta quando? Perché ho questa sensazione di dejavu ogni volta che uso i miei poteri? Cosa sono?
Sospiro e mi accorgo solo ora, che Riza è da un po' di tempo che non si fa sentire, ieri l'ho trattata male.
Camminare con gli anfibi senza calze è scomodo, ma non penso che sarebbero felici se prendessi un vaso e lo trasformassi in un paio di calzini.
Dove diamine sono? Questa casa è un labirinto, mi piacerebbe aprire qualche stanza anche se non dovrei, però non c'è nessuno in casa per cui nessuno lo verrà a sapere.
Apro una delle tante porte e mi ritrovo in una stanza completamente vuota. Dalla finestra filtra una luce tenue ed accanto ad essa c'è un quadro. Entro nella stanza chiudendo la porta alle mie spalle e mi avvicino al dipinto che raffigura una ragazza.
Capelli mossi e castani con occhi color nocciola che sorride. Ha un sorriso splendido, caldo.
Ma perché tenere un quadro in una stanza vuota?
Mi guardo un po' attorno e cammino su e giù per la stanza sperando di trovare qualcosa, ma non c'è niente.
Mi riavvicino al quadro, lo tolgo dalla parete e lo poso a terra sperando che ci sia qualcosa dietro.
Questa stanza è strana.
Con mio grande entusiasmo dietro ad esso trovo una cassaforte.
Sarà qui che tengono tutti i soldi che gli servono per permettersi una simile reggia? Ne dubito perché è stato troppo facile arrivarci.
Con il pensiero apro la cassaforte e contemporaneamente un frastuono mi spaventa e mi giro di colpo.
Non è possibile.
La porta è sparita e la stanza che prima era vuota ora è arredata.
Indietreggio di qualche passo fino ad attraversare qualcosa di gelido.
Sussulto e sopprimo un urlo per paura di essere beccata qui dentro.

《Che maleducata!》

Perdo un battito e mi paralizzo di fronte alla ragazza del quadro che si trova davanti a me.
Non proferisco parola.
Non è possibile, un fantasma?

《Che hai? Non dirmi che ora hai paura? Sei tu ad avermi chiamata.》

Io avrei fatto cosa? Non ho chiamato nessuno, tantomeno un fantasma, perché mai dovrei?

《Chi sei?》

Posso semplicemente domandarle almeno chi diamine sia e poi chiederle cortesemente di andarsene.

《Io sono Alice, tu invece?》

《Luce.》

Non può essere sto parlando con un fantasma.
In che guaio mi sono cacciata adesso?

《Cosa sei?》

《Lo sai cosa sono. I tuoi amici mi hanno rinchiuso qui dentro e poi uccisa, vuoi saperne di più?》

I miei amici? Intende Cassandra, Alek e gli altri? Perché l'hanno uccisa?

《Se per te non è un problema...》

《Come vuoi, ma sappi che io in cambio mi prenderò qualcosa.》

Cosa vuole da me? Non ho niente.
Annuisco semplicemente perché so perfettamente di non avere nulla da offrirle.

《Tempo fa questo posto non era così.
Devi sapere che facevo parte della seconda squadra, la stessa che hai conosciuto, tutto il lusso che hai visto non esisteva all'epoca.
Difendevamo i Normali combattendo fianco a fianco, ma un giorno, uno stupidissimo giorno, io rimasi ferita.
Non potevo più camminare perché io non ero immortale e le mie ferite non si sarebbero rimarginate.
Passavo i miei giorni su quella sedia a rotelle, la vedi?》

Indica in fondo la stanza e riesco a vederla, nera come tutte quelle che si vedono, semplice. Eppure tutta questa faccenda mi sta mettendo una strana inquietudine e mi sto pentendo di aver accettato la sua proposta.
La mia attenzione ritorna su di lei e il suo sguardo è vuoto mentre fissa quella maledetta sedia.

《Stavo lì per ore ed ore in questa stanza senza che nessuno di loro venisse a farmi vista. Per loro ero morta perché non ero più utile alla squadra, ma solo un peso.
Un giorno uscii dalla stanza e per sbaglio origliai una delle loro conversazioni: stavano parlando di me.
Dicevano che ero inutile, che la mia vita era finita.
Così, ho preso una delle tante armi, scelsi una pistola, e li chiamai tutti in questa stanza.
Poi mi puntai l'arma alla tempia e sotto i loro occhi mi tolsi la vita.
Ricordo ancora le loro espressioni.》

Un sorriso le spunta sulle labbra è un brivido mi percorre la schiena.
《Riza, che devo fare?》
Sono una codarda, lo so. Le chiedo aiuto in una simile situazione ma non posso fare altro.
《Non puoi fare niente... Non dovevi accettare, puoi solo scappare, ma non ti lascerà andare. I fantasmi non possono farti del male, ma quello che c'è dietro sì. Prenderà quello che vorrà e poi potrai andartene.》
《Cosa diamine vuole?》
《Non lo so.》
Sbuffo e le ragazza mi fissa con un sorrisino stampato sulle labbra.

《Cosa vuoi da me?》

《Semplice, la tua vita.》

Sussulto e tento di cercare una via di fuga.
Ci sarebbe la finestra... Mi tocca fare un altro salto nel vuoto.
《Lasciale prendere quello che vuole.》
《Sei impazzita Riza?!》
《Come ti ho già detto, non può farti nulla.》
Che cazzo di problemi ha quella donna adesso? Capisco che ieri l'ho trattata male, ma fino a questo punto... porca miseria.
Sto sudando e ho la gola secca.
Tento di teletrasportami senza successo.
Allora opto per la finestra, la apro in fretta e la ragazza mi fissa con un sorriso sempre più divertito e terrificante.
La finestra non va bene... lei non può farmi niente... Ma io sì.
Ora ho capito.
Se mi butto da qui morirò e lei lo sa.
Sospiro e dico la prima cosa che mi passa per la testa.

《Non sono miei amici e comunque  ti sei tolta la vita da sola.
Prenditi quello che ti pare.》

Mi fissa e scoppia a ridere.
Il cuore pulsa sempre più veloce e le mie gambe tremano.

《Sei intelligente. Facciamo un patto.》

Un patto?
《Non devi accettare.》
《Perché?》
Stai facendo un patto con il diavolo.》
Io non sono credente. Per cui per me non esiste.

《Va bene. Che patto?》

La ragazza fa una giravolta su se stessa e batte le mani felice.
Io invece mi sento morire dentro.

《Ti piacerebbe sapere cosa sei?》

Sussulto dallo stupore e la fisso intensamente, aspettando una risposta.

《Bene, te lo dirò se in cambio riuscirai a rispondere al mio indovinello.》

Un indovinello? Mi sale la nausea e sento di aver fatto la scelta sbagliata.

《Quale?》

Sorride e comincia a camminare su e giù per la stanza.

《Perché cammino se in realtà non potrei?》

Perché sei un fantasma? No, non può essere così facile.
Come fa a camminare? Non ci ho pensato prima, ma ora che me lo fa notare, perché può farlo?
《Io sono contraria a tutto questo, ma pensa bene, come può camminare se in teoria non può? Io non posso darti la risposta, lei lo capirebbe.》

《Mi puoi dare un indizio?》

La ragazzina scoppia a ridere e sventola la mano come cenno di assenso.

《Cosa fanno le persone?》

Cosa fanno? Se lei in realtà cammina quando non poteva... è perché poteva farlo anche prima e le persone mentono.

《Hai mentito. Tu camminavi prima.》

Batte le mani e la sedia a rotelle si dissolve nell'aria.

《Bingo. Tu sei un essere che non dovrebbe esistere, sei frutto di un esperimento.
Sei uno scalino avanti nella scala gerarchica dei più forti.》

Cosa?
La stanza prende a girare e mi sento risucchiare in un buco nero.

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