- kinda feel like a volcano.
Avevo finito il turno al Sick n' Gone, stavo tornando a casa e appena avevo messo piede fuori dal locale, un silenzio inaspettato mi ha colpito. Los Angeles era particolarmente tranquilla quella sera e non sapevo se esserne sollevata o preoccupata, il confine tra le due era molto sottile.
Mentre prendevo la stradina che portava al mio modesto, per non dire indecente, appartamento all'angolo tra la Fountain e la Cienega, ho incontrato diversi barboni allungati sui marciapiedi, qualche volta mi venivano a sbattere dei ragazzi ubriachi e, proprio davanti il palazzo di Jeff, c'erano diversi spacciatori che, sicuramente, erano proprio andati da Jeff. "Quel vecchietto un giorno si farà ammazzare", era la tipica frase che una persona del posto avrebbe detto passando davanti quel palazzo.
Ultimamente vicino al mio appartamento si sentivano diversi rumori, non sapevo come definirli, alcune volte erano urli e notti dovuti all'alcol, altre volte erano prove di un qualche gruppo di ragazzini. Si erano trasferiti da poco nel mio stesso angolo e avevo scoperto in giro che erano cinque ragazzi di una band che cercavano di entrare nel mondo del rock; all'inizio, quando me l'hanno detto, mi sono messa a ridere. Ormai le classifiche erano dominate dai Bon Jovi, dagli Aerosmith e dagli intramontabili Rolling Stones, nessuna band sarebbe riuscita ad entrare con lo stesso impatto nella discografia mondiale. Era questione di dati.Mentre ero immersa in quei pensieri, ho sentito in lontananza due ragazzi ridere rumorosamente, ho alzato lo sguardo e ho visto una coppia molto strana: un ragazzo con i capelli neri lunghi fino a sopra le spalle, molto scapigliati e con una fascia sulla fronte, con una sigaretta tra le labbra; l'altro aveva i capelli sui toni del biondo rossiccio, con una bandana rossa in testa e una sigaretta tra le dita. Erano i classici ragazzi che si trovavano in quel periodo a Los Angeles.
«Slash starà uscendo a quest'ora...» ha detto il ragazzo biondo, ormai sempre più vicino a me.
«Spero per lui che si ricordi le chiavi, a parte che siamo quasi arrivati...» ha detto l'altro, alzando gli occhi verso il palazzo dove si trovava il mio stesso appartamento. Mi sono bloccata a guardarli, ho fatto due più due, e ho capito finalmente chi fossero quei ragazzi esaltati che facevano tanto casino accanto a casa mia. Loro mi sono rimasti a guardare, dato che mi ero praticamente bloccata davanti a loro con uno sguardo, giurerei, fosse di pietra.
«Ehm...? Possiamo fare qualcosa per te?» ha detto il ragazzo moro, buttando a terra la cicca di sigaretta.
«Io...no, cioè...» ho distolto lo sguardo, non sapevo cosa dire visto che, praticamente, non c'era niente da dire «Insomma, abitate affianco a me e...»
«Intendi dire che facciamo un casino incredibilmente insopportabile?» ha detto il biondo, con una specie di sguardo alterato, io ho fatto un passo indietro, dato che quei due rappresentavano la figura maschile di cui mia madre mi aveva tanto ammonito.
«No, anzi, alcune volte fate anche buona musica.»
«Davvero?» quel ragazzo biondo che fino a pochi secondi prima sembrava mi stesse per uccidere, era diventato inspiegabilmente attento a ciò che dicevo, il suo amico invece non aveva più spiccicato parola.
«Sì...»
Mi ha sorriso di rimando e poi si è avvicinato, allungando la mano verso di me e presentandosi:
«Axl Rose. Cantante dei Guns N' Roses.»
«Jen Hook, barista al Sick n' Gone.» ho stretto la sua mano e sono rimasta indifferente alla sua presentazione, non conoscevo nessuna band che si chiamava Guns N' Roses.
«Axl, dobbiamo andare, non penso che Slash sia ancora uscito.» ha detto l'altro ragazzo, aveva un alone di mistero intorno che mi attirava.
«Izzy, dobbiamo farle sentire Mr. Brownstone.»
Allora era quello il suo nome, Izzy. Interessante.
«Axl...»
«Dai! È la nostra vicina e comunque ci sentirà lo stesso suonare, cosa ti costa farle sentire la nostra musica dal vivo?»
Izzy ha sorriso e ha accettato la proposta di Axl, era come se quest'ultimo avesse un effetto strano su Izzy, come se riuscisse a persuaderlo. Anche quello lo trovavo interessante.
«Allora Jen, vuoi sentirci?» mi ha chiesto Axl, sorridendomi, aveva degli zigomi fantastici, ho annuito e mi ha sorpassato, poi lo ha seguito Izzy e io sono andata dietro a loro.
L'appartamento dove vivevano era un vero e proprio delirio: sporco, pieno di bottiglie di vari alcolici e diversi vestiti sparsi per il pavimento. Sono un po' rimasta pietrificata, ma alla fine non potevo aspettarmi di meglio, viste le cose che sentivo la notte da casa mia.
«Ehi Slash! Alla fine non sei uscito.» ha detto Axl, chiudendo la porta, il ragazzo a cui si era rivolto stava allungato sul divano, aveva gli occhi chiusi e stava a dorso nudo, i suoi capelli mi avevano subito attirato, erano ricci come non ne avevo mai visti, scuri e dall'aspetto morbido, le labbra carnose, il naso un po' grande e il colore caramellato della pelle mi avevano fatto intuire che forse aveva parenti afroamericani.
«Non mi andava.» la sua voce era profonda e rauca, forse dovuto alle sigarette che fumava, ma era davvero bella.
Mi sono guardata un po' intorno e c'erano diversi strumenti musicali: una batteria, due bassi, tre o quattro chitarre, una tastiera e un'asta con un microfono. Per non parlare degli amplificatori. Adesso capivo perché li sentivo così vicini mentre dormivo.
Ho sentito Slash che si alzava dal divano:«E questa chi è?»
Mi sono girata immediatamente, i suoi occhi erano socchiusi e venivano costantemente coperti dai ricci che gli cadevano incontrollabili sulla fronte. Aveva una vera e propria criniera.
«Sono Jen Hook. Axl e Izzy mi hanno incontrato qui giù, abito accanto a voi.»
Lui mi ha guardato per qualche secondo, poi ha guardato Axl e Izzy:
«E perché sta qua?»
«Ha detto che facciamo buona musica, volevo fargliela ascoltare dal vivo.» ha detto Axl, aprendo le tende della finestra, la luce del lampione fuori non funzionava molto «Dove stanno Steven e Duff?»
«Steven aveva bisogno di Jack Daniels e Duff lo ha accompagnato.» ha risposto Slash, prendendo una chitarra, aveva un bel corpo.
Izzy ha preso a sua volta una chitarra, poi Axl si è avvicinato e, vedendolo con la luce sparata in faccia, mi sono accorta di quanto fosse attraente. Aveva gli zigomi alti, gli occhi chiari erano un po' allungati, il naso era a dir poco perfetto, le labbra delineate e un corpo fantastico. Poi la sua voce, quella voce era la più profonda che avessi mai sentito ed era bellissima.
STAI LEGGENDO
Give me a rose.
FanfictionJen stava tornando dal suo lavoro come barista in un locale di Los Angeles, ma mentre attraversava le strade più malfamate della città, diretta verso il suo appartamento, ha incontrato due ragazzi di una band emergente formata da altri tre ragazzi c...