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"Perché non vuoi lasciarmi in pace?" Gli chiedo.

"Non posso lasciarti andare"

"Perché no?" Sono troppo desiderosa di sapere più di questa storia e sopratutto per quanto dovrà durare.

"Oh tesoro, sei cosí divertente, ancora credi di poter ricevere una risposta alle tue domande e ai tuoi troppi perché" Disse, tra una risata e l'altra.

"Ti dico solo che ti voglio, prima o poi sarai mia e poi lo sai, mi piace giocare con il futuro, il passato e il presente delle persone. È così bello sapere già ciò che andrà a succedere o conoscere tutti i segreti che sono stati secondo voi sepolti per non essere più dissotterrati."

"Ti rendi conto che sei un pazzo maniaco? Devo chiamare la polizia, ti troveranno, ti arresteranno, ti fermeranno, ti rovineranno loro la vita e tu non potrai più controllarmi."

"Certo che hai la memoria molto breve, non ricordi che sono quel ragazzo che si nasconde nella nebbia? E poi se la polizia mi troverà lo farà solo dopo aver trovato il tuo corpo privo di vita, steso inerme in una pozza di sangue e chissà quanti dei tuoi famigliari, dei tuoi amici avranno la vita rovinata." Mi minacciò, tornando improvvisamente serio, il suo tono era gelido, privo di qualsiasi emozione.

Il sangue si gela nelle vene e il respiro si affanna.

"Bimba, inutile che sono impaziente di toccarti, di baciarti.
Voglio portarti via con me, prometto che lo farò.
Vedrai che tutto andrà meglio lontano da qui.
Tu sarai completamente mia ma per ora posso solo limitarmi ad osservare il tuo splendido corpo da lontano, osservando tutto ciò che fai.
Ricordati che non puoi iniziare un nuovo capitolo della tua vita se continui a rileggere l'ultimo."

Si sente un' unica, un' ultima e lontana risata da bloccarmi il respiro e mi obbliga a chiudere la chiamata.

Dopo pochi secondi mi richiama.

"Piccola, hai chiuso la chiamata per caso? Devo ricordarti che devo essere sempre io a concludere?"

Il punto è che quando hai quindici, sedici, diciassette o diciotto anni puoi fare tutto, puoi permetterti di sbagliare.

Ed è bellissimo e nemmeno ce ne rendiamo conto.

É l'età del saltare scuola e falsificare la giustifica.

I maglioni troppo larghi,

i thè sotto le coperte,

la domenica pomeriggio, con gli amici.

Le cicatrici sulle braccia.

Le scritte sulle porte dei bagni di scuola.

É l'età degli errori,

l'età che non torna,

l'età che qualsiasi cosa fai puoi sempre rimediare.

É l'età dei pianti per cose che non sono niente e sembrano tutto,

l'età dei primi amori,

i primi baci,

il dolore di quando finisce,

e i "per sempre" che non lo saranno mai.

Ci mettiamo in gabbia per paura della vita e delle persone che ci vivono senza renderci conto che la vita vera è proprio ora, quella che a trent'anni vorremo poter rivivere.

Siamo una generazione dannata, bruciata, andata, spirata. Siamo la generazione di facebook, di twitter, instagram e tumblr.

Degli screen delle conversazioni,

dei messaggi troppo lunghi,

dei compiti infiniti,

dei dilatatori,

dei tatuaggi.

Dei "Voglio vivere a Londra",

"Voglio vivere a New York".

Delle poesie sui banchi di scuola,

i film visti milioni di volte, le amicizie a distanza,

le stazioni,

le insicurezze.

É bellissimo, è bellissimo, e non ce ne rendiamo conto.

Io non me ne rendo conto.

É ora di cominciare a gridare, ridere, respirare.

Vivere fino a consumarsi la pelle e le ossa.

Vivere fino a consumarsi l'anima.

E forse il ragazzo sconosciuto mi sta dando la spinta per cominciarlo a fare.

È come se la mente e il cuore mi dicessero che la cosa giusta da fare sia godermi ogni minuto perché lui potrebbe strapparmene un'infinità e sopratutto per l'eternità.

-16/04/2018

Unknown boyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora