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La mattina dopo

Ieri alla fine dopo quello che è successo ho deciso di non andare a scuola, non avrei sopportato vedere lo sguardo distrutto di Keke che probabilmente a scuola ci è poi andata.

Il pomeriggio l'ho passato con il rimorso e con in mente la mia migliore amica che corre via da me in lacrime.

Pensavo che ieri il ragazzo sconosciuto mi avrebbe chiamata per prendersi gioco nuovamente di me ma evidentemente vuole lasciarmi pensare che questo fosse stato l'unico suo scopo, che volesse solo allontanarmi dalla mia migliore amica.

Secondo me invece vuole solo divertirsi un po, godersi la scena per un po da lontano per poi ritornare ad esserne il protagonista indiscusso o il regista perché tutto sta dipendendo da lui e la cosa mi irrita.

Oggi spero di riuscire a parlare con Josh, spero che i suoi occhi azzurri almeno mi seguano.

Mi armo di tutta la volontà possibile ed immaginabile per uscire di casa e mi dirigo a scuola.

Non vedo Keke che solitamente è sempre seduta sui gradini aspettando il suono della campanella e il mio arrivo.

Keke non è presente neanche in classe e la cosa mi fa sentire ancora peggio, agli altri avrà detto che non sta bene ma evidentemente non si sente di venire a scuola dopo quello che ha scoperto.

Prima che entri la professoressa vedo arrivare anche Josh e appena lo vedo mi esce un sorriso.

Lui sembra averlo notato, solitamente a questo punto si avvicina a me e ci mettiamo in banco insieme o parliamo fino a quando la professoressa non entra in aula.

Oggi mi vede con disgusto, come se non mi riconoscesse, come se tutto ciò che siamo stati fino a ieri si sia polverizzato nel nulla.

Non posso dargli torto e anche in questo caso so benissimo la motivazione per la quale si sta comportando in questo modo.

È sempre colpa mia, di tutto.

Ed è più facile incolparsi che trovare una soluzione.

Se avessi un minimo di coraggio in più come ho solitamente andrei lì, sia a casa di Keke che davanti a Josh e gli sbatterei la vera realtà, gli farei capire com'è messa realmente la situazione e cercherei di risolvere.

Invece no, mi tengo la situazione così com'è, forse perché penso che ho fatto di tutto per meritarmela.

Così scaccio dal mio volto il sorriso che mi si era creato e mi siedo, per la prima volta, da sola in banco.

Ed è da soli il momento più tremendo perché ci si mette a pensare.

Non importa dove sei, se a scuola con la professoressa che spiega o a casa con le cuffiette nelle orecchie.

Non importa tutta la forza di volontà che ci metti per scacciare quel maledetto pensiero.

Importa il fatto che la tua mente andrà sicuramente a scavare il tuo pensiero più profondo, il più doloroso.

"Non hai paura che il tuo gruppetto di amici popolari dopo quello che hai fatto smettano di parlarti?"

Alcune delle parole che il ragazzo sconosciuto pronunciò il primo giorno mi ronzano in testa, è passata una settimana da quando mi tartassa e non ho mai smesso di ripetermi in mente qualsiasi suo discorso.

"Non ti senti in colpa per quello che hai fatto alla tua migliore amica?"

Ovviamente, ma non avrei dovuto farlo, non pensavo si venisse a scoprire e non pensavo che lui facesse tutto ciò o che qualcuno lo venisse a sapere.

Ora come glielo posso spiegare? È ovvio che anche Brenton accuserà me, penserà che sono stata io a rivelare tutto.

Si, ho paura che il mio gruppetto di amici smettano di parlarmi, ma non perché ho paura di rimanere da sola ma perché loro significano moltissimo per me e senza di loro non sono nessuno, tornerei ad essere la ragazza che ho sempre odiato e non voglio tornare ad essere in quel modo.

Prima di conoscerli non sapevo cosa volesse dire essere felici, sentirsi realizzati, sentirsi completi. Ora che so cosa vuol dire... dovrei viverne senza?

-14/05/2018

Unknown boyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora