Capitolo 17

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Dal capitolo precedente

«Cosa?» Mio padre si alza dalla sedia sbattendo una mano sul tavolo.
Sono nei casini, adesso mi ammazzerà, ne sono sicura.
«Jacob calmati, in fondo anche noi alla loro età eravamo innamorati.» Gli poggia una mano delicatamente sulla spalla mia madre, ma lui si arrabbia e si volta verso di lei. «Lo eri tu, non io. Innamorati un cazzo!» Grida su tutte le furie, e subito mi volto arrabbiata verso Zeno.

«Adesso io vado dentro, ed è meglio che tu ripensi alle parole che hai detto.» Dice mia madre sul punto di scoppiare a piangere, e capisco che forse mio padre deve aver proprio esagerato.

Mi alzo e mi avvicino a Zeno sotto gli occhi di tutti, che stanno assistendo alla scena in silenzio.
«Sei un idiota. Mi spieghi quando mai siamo usciti insieme io e te?» Grido e noto mio padre sedersi e continuare a mangiare come se niente fosse.

«L'idiota qui sei tu Andrea, sto semplicemente provando a tirarti fuori dai casini ma a quanto pare non capisci mai un cazzo!!» Si alza dalla tavola sbattendo una mano su di essa,e adesso cosa succede?

«Ti ringrazio se cerchi di aiutarmi ma..» Smetto di parlare perché torna la mamma e si siede in silenzio accanto a papà.
Prendo un lungo respiro e cerco di formulare bene la frase. «ma smettila di intrometterti nella mia vita, sbaglio? Ripago io. Inciampo? Mi rialzo. Sto male? È la vita.» Mi trattengo dall'urlare ma lui a quanto pare non mi ascolta perché si arrabbia ancor di più.

«Sei proprio una cretina. Mi sono stancato di correrti incontro, e dirti sempre che ci sarò. Sta volta quando ti volterai non mi troverai più.» Inizia a camminare verso l'uscita ma lo tiro per una manica della giacca e lo faccio voltare.

Sono consapevole che stiamo facendo una scenata davanti a tutta la nostra famiglia.
Sono consapevole di star sbagliando.. Ma sbagliano si impara.

«Devi parlare chiaro una volta e per tutte. Cazzo, ho perso la memoria, lo vuoi capire che non so nemmeno chi cazzo sono io.. Come vuoi che capisca cosa eravamo?» Urlo in preda alla rabbia mentre lui si stacca da me, e semplicemente ride.

Fumo dalla rabbia e lui si tiene la pancia ridendo, ma poi smette d'un tratto facendo una faccia seria.
«Vuoi sapere cosa eravamo? Niente! Io e te siamo stati il nulla più totale.
Io e te siamo stati come la luna e il sole, per quanto potessero volersi non erano mai capaci di restare.
Io e te siamo stati ciò che mai nessuno è stato.
Siamo stati l'eclissi di Luna, come l'amore di un eclissi. Tutto l'anno vedi la luna e per qualche attimo vedi l'eclissi, e noi siamo così. Tutto il tempo a farci la guerra, e solo un attimo a fermarci e fare l'amore. È un continuo susseguirsi, che prima o poi stanca.. E tu mi stai stancando.» Termina il discorso con lo sguardo di chi ha appena capito cosa vuole realmente dalla vita.

Abbasso lo sguardo sentendomi ferita nel profondo, e mollo la presa dalla sua giacca, non dicendo nemmeno più una parola.

Nessuno osa emettere una parola, ma posso notare lo sguardo confuso e scioccato dei miei e suoi genitori.

Mio fratello mi guarda tristemente, mentre la ragazze sospirano, probabilmente sapendo che questo giorno sarebbe arrivato prima o poi.

«Allora va che la prossima Eclissi come la chiami tu, si terrà fra 25 anni e probabilmente quando ci rincontreremo io amerò qualcun altro così come te. Va e non cercarmi più, perché una come me dopo un ti stanca ma arriverai in un punto della tua vita dove capirai... Capirai che è meglio litigare con me che fare l'amore con altre.» Lo sorpasso e inizio a correre via da lì.

·Tu sei la Forza nella Debolezza· (In Fase Di Correzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora