Capitolo 34

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Zeno

Solo un piccolo ticchettio di un orologio incombe in questo silenzio assordante.
Con un movimento nervoso della gamba destra, e uno della mano sinistra che continua a tirare senza sosta il mio ciuffo, mi alzo stanco di questa attesa snervante.

L'incubo che ho fatto poche ore prima mi ha completamente spiazzato, e impaurito. Tanto.
Proprio in quell'istante si avvicina una dottoressa con una piccola cartella gialla tra le mani.

I genitori di Andrea si alzano, stretti uno nel dolore dell'altra.
"Ci dica dottoressa come sta nostra figlia?" La voce di Jacob,il padre di Andrea spezza il silenzio. "Devo comunicarvi che vostra figlia è fuori pericolo, la pallottola non ha colpito organi di vitale importanza e soprattutto l'acqua ghiacciata ha aiutato a destabilizzare l'uscita del sangue.. È stata molto fortunata!" Ci comunica l'esito, e credo di aver sentito almeno 15 teste sospirare sollevate.

Io scosso e felice al tempo stesso mi avvicino cauto. "Posso vederla?" Sussurro con la voce che trema, e subito lo sguardo della giovane donna si posa su di me. "Tra qualche minuto e non più di due per volta" Comunica andando via, probabilmente tornando a fare il proprio lavoro.

Grazie Dio. Grazie.

"Andate.." Dice Caleb abbracciando i propri genitori, e poi facendomi un sorriso di scuse. I genitori entrano richiudendo la porta alle proprie spalle, e finalmente posso sedermi sapendo che Lei non mi lascerà.

Piano piano non so come mi ritrovo a piangere come un bambino. Metto la testa tra le mani e singhiozzo, buttando fuori ogni dolore, e ogni paura.

Avevo così paura.
Paura di non rivedere più il suo volto.
Paura di non poterle più dire quanto mi manca.
Paura di non poterle dire Ti amo, perché io la amo.
Paura di non averla più al mio fianco.

Un forte abbraccio mi stringe, facendomi capire che non ero l'unico, non ero l'unico disperato.

Tutti i ragazzi, tutti noi ci stiamo stringendo in un unico grande abbraccio. Molti li chiamano amici, io li chiamo famiglia, la mia famiglia.

"È tutto finito. Tutto finito" Continuiamo a ripeterci, per poi sorriderci l'un l'altro e farci forza.
"Mia sorella è una combattente nata!" Strizza l'occhiolino scatenando una risata generale, una risata che sa di felicità e di sollievo.

Dopo poco i genitori escono e pian piano entrano tutti, e io mi siedo aspettando il mio turno.
Sarò l'ultimo, perché non mi basterà qualche minuto per parlarle, io pretendo di stare al suo fianco per tutta la vita.

Mi alzo dopo quasi tre quarti d'ora, una volta che sono tutti fuori pronti per andare a casa a fare una doccia, lasciando Andrea sicuramente in buone mani.

Lentamente entro, chiudendo la porta alle mie spalle. La primo cosa che noto è la sua chioma mora sparsa sul cuscino, e i suoi occhi che saettano da una parte all'altra della stanza.
"Zeno.." Sussurra debolmente, e subito mi avvicino a lei, sedendomi su una sedia.

Nessuno dei due osa proferire parole. I nostri occhi si incrociano, e finiscono con l'amarsi.
Restiamo a fissarci per non so quanti minuti, fin quando una lacrima scivola sul mio viso.
Susseguite da molte altre ancora, inizio ancora una volta a piangere.

Abbasso il capo sul lettino, accanto al suo fianco piangendo come un piccolo bambino. Dio, solo lui sa veramente cosa ho provato dentro. La disperazione che mi ha circondato, la tristezza che mi ha assalito e il dolore che mi ha dilaniato il cuore.
Una mano, la sua mano.. che si poggia sulla mia testa e mi accarezza lentamente, trasmettendomi tutto l'amore possibile.

"Non l'avrei fatto" Sussurra, e lentamente non capendo, alzo il capo. "Cosa?" Sussurro a mio volta. "Intendo morire.. Non avrei mollato così"

Subito si apre un ampio sorriso sul mio viso, e senza aspettare altro tempo la abbraccio per poi baciarla.
Un semplice bacio, che scatena dentro me una miriade di emozioni.

Se solo sapesse...

Oggi queste "se" smetterà di esistere perché adesso lei saprà. Saprà quanto la amo e quanto..

"Andrea devo dirti una cosa importante, una cosa che molte volte hai impedito che io confessassi" Sussurro ad un cm dal suo volto, guardandola negli occhi e subito dal suo sguardo capisco che ha recepito il messaggio. "Lo so Zeno, ti sei mai chiesto perché te l'ho impedito?" Mi spiazza con questa sua domanda, facendomi sedere al mio posto.

Scuoto il capo e subito lei prende parola. "Perché ho paura. Paura di amare, la paura di affezionarmi a te per poi vederti scomparire all'improvviso mi ucciderebbe."

Questa sua confessione mi fa spalancare gli occhi e restare a bocca aperta, ma subito dopo mi riprendo. Prendo la sua mano tra la mia e con un sorriso sincero, le faccio capire finalmente molte cose. "Andrea Wilson.." Vengo interrotto da parecchie persone che entrano in camera.

Tutta la nostra famiglia al completo, compreso i ragazzi e i loro genitori.
Cosa ci fanno già qui?
Alzo lo sguardo sull'orologio, e noto che è già passata un'ora e mezza.

"Andrea è stata dimessa, abbiamo ottenuto il permesso per farla riposare a casa...visto che ci fidiamo di più" Ridacchia sua madre, e poi tutti notando le nostre mani intrecciate si fermano e ci fissano.

"Sappi che un paio d'occhi in più non mi fermeranno da quello che sto per dirti!" Mi alzo in piedi e poi andando dall'altro lato del letto, mi metto inginocchiato e prendo le sue mani tra le mie.

"Andrea Wilson siamo praticamente nati insieme. Siamo sempre stati due opposti. Tu la tempesta, io la calma. Due poli opposti. Tu che hai sempre vissuto di notte, io che a mala pena esco di giorno. Tu che punti alla luna, e io che mi perdo a fissare le miriadi di costellazioni.." Ridacchio per poi baciarle una mano.

"Quante volte ci siamo urlati contro di odiarci, e quante altre volte per non rischiare di ferirci ci siamo dovuti allontanare. Sei sempre stata uno spirito ribelle, una tipa tosta.. una che ti da del filo da torcere. All'inizio questo tuo lato mi spaventava, ma poi ho capito! Ho capito che dietro questa facciata si nasconde una ragazza dolce,una ragazza troppo ferita e in cerca di amore..ma troppo orgogliosa per dimostrarlo" Alcune lacrime le rigano il viso, e un enorme sorriso le si dipinge sul volto.

"Molte volte ho provato a dirtelo, e molte volte me l'hai impedito. Oggi, davanti a tutte questa gente.." Ridacchio capendo che sono entrati anche alcune dottori e altri pazienti.

Non mi lascio distrarre, e punto i miei occhi nei suoi.
"Voglio dirlo a gran voce, io non ho perso la testa solo per quel che fai, io ho perso la testa per l'Andrea Wilson che sei. Io mi sono innamorato di te perché sei così.. così.. Dio! Perché sei così te stessa, così bella, così...Unica!" Alcune lacrime scendono.

"Oggi avevo così paura di perderti. Sai che sarei venuto fin lassù a riprenderti? Sai che mai e poi mai mi sarei arreso nel vederti morire? Avrei buttato giù tutto il paradiso, per riportare un angelo sulla terra, il mio" Dichiaro convinto con una scintilla negli occhi.

"Ogni uomo è debolezze, e non le dimostra mai. Tu sei la mia forza nella debolezza. Perché essere la forza di un uomo debole, è una cosa che ti fa capire tante cose.. E una cosa più di tante altre l'ho compresa, che Ti amo!" Fiero di averlo detto mi alzo in piedi e avvicinandomi aspetto con ansia una sua risposta ma prima devo concludere.

"Tu Andrea Wilson mi sei sempre appartenuta, ancora prima che noi nascessimo era tutto già predestinato. Dio sapeva di dover unire due anime come le nostre, tu sei la mia forza nella debolezza!" Subito si allunga abbracciandomi per poi baciarmi e dire "Anche io ti amo, e non credo di aver mai smesso di farlo. Tu.. Tu mi rendi debole ma forte, mi rendi fragile ma potente.. dolce ma stronza. Mi rendi una contraddizione continua, con te è sempre così.. Ti amo e Ti odio"

Molti applausi completano il tutto, e subito le sue labbra sono sulle mie.
Credo non ci siano parole per esprimere altro, io lo so, lei lo sa, noi lo sappiamo...

·Tu sei la Forza nella Debolezza· (In Fase Di Correzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora