Capitolo 22

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Andrea

Sbuffo per la millesima volta quando mi trilla il telefono - segnandomi l'arrivo di un messaggio -.

Continuo ad insaponarmi i capelli lasciando perdere il telefono.
L'acqua della vasca da bagno è bollente, e finalmente dopo tutto questo tempo posso passare un po di tempo in santa pace.
Mi rilasso completamente, lasciando ogni emozione negativa che non m'appartiene.

Inizio a pensare a Camilla e Caleb.
Hanno fatto pace ma ogni tanto litigano sempre, lui è molto protettivo verso di lei ora che sa della gravidanza.

Chiudo gli occhi lentamente lasciandomi trasportare dal sonno.
Sono terribilmente stanca, saranno giorni che non dormo.


Zeno

Io e la truppa qui abbiamo deciso di andare a fare un bel pic-nic, ma come al solito la cretina di Andrea non risponde ai messaggi.

Voi vi starete chiedendo e cosa centra?
Beh,  centra il fatto che stiamo già tutti al parco e adesso hanno mandato me a recuperarla.

Arrivo in venti minuti a piedi a casa sua, sbuffando ogni cinque minuti.

«Cioè per una volta che i nostri genitori sono andati in vacanza per due settimane, e noi organizziamo qualcosa di tranquillo lei si isola...» Sbuffo contrariato, mentre apro la porta di casa con le chiavi che mi ha dato Caleb.

«Andrea!!» La chiamo ma non arriva nessuna risposta, non è che non ci sarà in casa? Se è così uccido i ragazzi.

Salgo le scale e arrivo nella sua stanza, non trovando nessuno.
Allora provo a telefonarla, cosi se è in casa le suonerà il telefono.

Sento provenire la suoneria dal bagno, così mi avvicino e busso.
«Andrea sei lì?» Busso svariate volte, ma nessuna risposta.

«Io sto entrando.» Avviso mentre apro la porta lentamente, per paura che lei si arrabbi facendo una scenata delle sue.

Mi guardo intorno e noto Andrea nella vasca da bagno, credo si sia addormentata.
E ora cosa diavolo devo fare?

Mi avvicino a lei cautamente, mi abbasso alla sua altezza e gli tocco una spalla.
«Mhm, dopo.. Sono stanca.» Sussurra afferrando la mia mano, per poi stringerla tra la sua.
«Ehm, Andrea sono Zeno.. Svegliati» Sussurro piano, apre prima un occhio e poi l'altro, sbadiglia e poi mi guarda incredula.

Okay...
Tra tre... due.. uno.

«Ahhh! Che ci fai tu qui!» Indietreggia mettendosi le mani sul seno, cercando di coprirsi. «Mi hanno mandato i ragazzi.» Mi gratto la nuca imbarazzato e lei diventa rossissima sulle guance.

«Nessuno ti ha detto che non si entra in una stanza senza bussare..» Sbuffa contrariata, e adesso come glielo spiego che ho bussato?

«Okay, facciamo così... Io ti aspetto giù, tu intanto vestiti che poi andiamo.» Esco di corsa dal bagno sentendomi accaldato.

Tutta questa situazione mi sta uccidendo. Lei lo sta facendo.
Cazzo! Non potevo farmi gli affari miei e non entrare in quel cavolo di bagno?

No, ma ovviamente ci dovevo entrare, che casino ragazzi!

Aspetto di sotto una decina di minuti, e poi eccola che fa la sua comparsa con un vestitino bianco, che le fascia il seno perfettamente e poi scende largo dalla vita in giù.

Ma cosa diavolo vai pensando tu!?

Questa volta ti do ragione.

Squilla il telefono e rispondo «Senti visto che non arrivate, ed è passata un'ora noi siamo andati alla casa sul lago a dormire. Torneremo domani mattina, ciao!!» Non riesco nemmeno a ribattere che mi staccano il telefono in faccia.

·Tu sei la Forza nella Debolezza· (In Fase Di Correzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora