12 L'ospite inatteso

288 24 8
                                    

12

Lisa

La mattina dopo, con la faccia ancora tormentata da una lunga notte insonne e il pensiero di John lontano che mi mancava come l'aria, lo aspettavo come un'anonima e insignificante mogliettina in ansia, in una casa che non era la mia, e mi accomodai in uno dei tanti salottini su un soppalco del grande salone a disegnare e mandare mail al laboratorio.

Marco mi stava sostituendo egregiamente e avrei continuato il lavoro anche da casa di John con il mio fidato laptop, così da non far sentire la mia mancanza fisica in ufficio per la felicità delle mie ragazze, le quali si sarebbero tolte dai piedi in un solo colpo il mio comportamento dispotico da capo, specialmente a ridosso di una sfilata.

Alzai gli occhi al pensiero e mi spuntò un sorriso beffardo sulla bocca, che si bloccò appena vidi avanzare in fondo al giardino una ragazza in minigonna di pelle nera che trascinava un trolley con difficoltà sui tacchi a spillo, capelli lunghi rossicci svolazzanti e grandi occhiali da sole che le davano un'aria da diva.
Wanda corse ad aprire il portone con la faccia smunta che sembrava aver visto un fantasma.

- Buongiorno signorina.

- Buongiorno Wanda, c'è John?

- È fuori signorina, tornerà fra due giorni.

- Fa niente, preparami la stanza rosa per favore.
Wanda sembrava scioccata.

- Se non le dispiace le preparo un'altra stanza, quella rosa è occupata al momento.

- Non m'importa se è occupata, prepara la mia stanza.
Ordinò contrariata, come avesse parlato la regina del Brunei.

Per far notare la mia presenza, mi feci sentire tossicchiando.

- Va bene così Wanda, mi sposterò io nell'altra stanza - affermai con tutta la naturalezza di cui ero capace.

- Buongiorno - disse alzando la testa guardandomi sorpresa - sei una parente di John?

- No, sono un'amica - e mi alzai per darle la mano, facendo scomparire il sorriso dalla sua bocca.

- Senti Shiffer - mi disse ironicamente sottovoce, cambiando espressione sul volto, mentre Wanda se ne andava scuotendo la testa in qua e in là con disappunto - sono arrivata prima io, capito?

E girò intorno lo sguardo, roteando gli occhi per accertarsi che non ci fosse nessuno in giro, poi mi fissò come a dire "tu non hai alcun diritto qui, visto che sono arrivata prima di te" giusto per mettere le mani avanti.

Si muoveva per la casa come se fosse di sua proprietà, sembrava abituata a farlo, e quel suo comportamento da gelosa e arrogante padrona di casa mi innervosiva a sufficienza e quando, con la sua voce fastidiosa ordinò a Wanda di portare il suo accappatoio in camera di John, non ci vidi più dalla rabbia che mi prese fino alla punta più in punta dell'ultimo capello sulla testa.

In quel momento avrei aiutato Bruce Lee a compiere una strage. Immaginavo loro due abbracciati, i corpi contorti e sudati dal piacere, lei che baciava lui, lui che toccava lei in ogni parte del corpo e chissà quante volte l'avevano fatto nella sua camera e su quel letto.

Mi resi conto allora, furente più che mai, che forse due donne erano troppe in quella casa. Non volevo mettere John in difficoltà, ma la tentazione di litigare con "quella" mi stava rodendo il fegato.

Ma cosa faceva alle donne per farle diventare così gelose? Era già la seconda che mi cacciava via da lui con la stessa perfida irruenza e pensai non sarebbe stata nemmeno l'ultima.

La povera Wanda eseguiva come un automa i suoi ordini, mentre io cercavo di starne alla larga, con dentro tanta voglia di andarmene al più presto e allontanarmi dai guai.

Doubt    (Amore completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora