31 La voglio e me la prendo

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John

Con la mente altrove, mi stavo dirigendo al locale dove avrei incontrato Stefano, il mio confessore putativo, il quale mi avrebbe dato volentieri un calcio sulle palle, per tutte quelle volte che mi sfogavo, prendendomela con lui e il mondo intero.

- E tu la molli senza sentire le sue ragioni e la rimpiazzi subito con due delle sue modelle? Vuoi l'applauso per caso? - il mio amico mi calciò sui denti, facendomi capire che ero fuori su tutta la linea.

- Ti ricordo che la mia vista è più che buona e l'udito pure, idiota. L'ho vista bene e sentita meglio - mi giustificai irritato, non sapendo più cosa dire né cosa pensare, dopo averla vista ballare stretta con Duval e abbracciare Robert con tanto di flirt - e non mi pareva una santa Maria Goretti.

E dire che mi rodeva da morire sarebbe stato un eufemismo.
Stefano mi punzecchiava astutamente, con le sue mirate frecciatine, le quali sapevano bene dove colpire. Probabilmente, l'aver studiato agopuntura gli era servito per infliggermi più dolore possibile, infierendo nei punti giusti.

Il pub da Gino era pieno di gente quella sera e il vociare di tante facce sorridenti mi stava irritando. Non ero affatto compiaciuto della mia scelta di sfogo, neanche fossi un diciottenne arrapato, ma mi ero sentito defraudato ancora una volta della possibilità di essere felice, e per la seconda volta Duval ne era la causa.

- Ti ricordo che il mio uomo l'ha vista salire insieme, a casa sua, nel suo attico, lo capisci questo? Di nuovo la storia si ripete e Lisa ha scelto lui, a quanto pare - la mia delusione mi aveva abbassato le palle fin sotto le suole - pensa che me l'aveva pure detto, lo stronzo: "Sarà un gioco da ragazzi portartela via". Si sta vendicando della cifra che ha perso per quell'affare andato male, dopo avere scommesso con me.
Credeva di avere a che fare con lo scemo del villaggio, forse.

- Parlerò con Anna, voglio sapere se sa qualcosa di più, poi ti riferirò. C'è qualcosa che non mi quadra - Stefano cercò di mettermi in guardia.

- Non riesci proprio a capire, fratello - replicai serio - sono coalizzate quelle due, ci vogliono fottere, apri gli occhi e mandala al diavolo. Guarda guarda - cercai di sviare il discorso - due verginelle a ore sei. Io mi prendo la mora, il davanzale vince sul culo o se vuoi facciamo a cambio.

Mi sentivo un cretino con l'autostima sotto i tacchi, ridotto a elemosinare un briciolo di virilità che mi potesse dare un virgulto di orgoglio e tirarmi su il morale, quanto bastava a rendermi degno di sentirmi "uomo". Mi facevo quasi pena.

- Dai finiscila - mi rimbrottò Stefano - neanche a te piace più questo gioco, ne abbiamo già parlato, e Lisa non mi sembra una cacciatrice di patrimoni, come dici tu. Fossi in te la chiamerei e le parlerei, cazzone! Non ne fai mai una giusta con le donne, tu.

Un attimo di ripensamento, non volevo certamente buttare via così in fretta tutto quello che avevo vissuto e che avevo provato, restando accanto a lei.
Cazzo, mi aveva fottuto il cervello quella dea, e avevo bisogno di avere uno straccio di verità da lei, me lo doveva.
Tirai fuori veloce il cellulare e feci il suo numero, senza sapere bene quale discorso di senso compiuto mi sarebbe uscito fuori in quel momento. E intanto il cellulare squillava e nessuno dall'altra parte rispondeva.

**

Lisa

Duval mi mandò l'autista con un cambio da mettere, aveva indovinato la taglia e anche il gusto, con quel bel completo pervinca.
Mi ero stranamente addormentata da lui la sera prima, dopo quella festa disgraziata, che doveva essere foriera di un periodo da favola assieme allo sciagurato pervertito.

Ero troppo arrabbiata con John, avevo bevuto e non era da me comportarmi a quel modo. Nico era stato molto gentile a prendersi cura di me e mi aveva trattata come un'ospite speciale, ma mi sentivo anche in dovere di spiegarmi sinceramente, con lui.

Doubt    (Amore completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora