11 Vergogna

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John

A quasi trent'anni mi ritrovavo come un ragazzino alla prima cotta e con gli ormoni a mille.
Da non credere.
Non mi sembrava vero di avere Lisa a casa mia, tra le mie braccia.
Mi faceva sudare parecchio la signorina per farla cadere ai miei piedi, ma non era più questa la mia vera intenzione.

Sentivo un'insolita propensione a proteggerla, coccolarla, viziarla, come mai avevo fatto per una donna. Volevo altro io, da una donna, e non erano certo i sentimenti, e averla avvinghiata al mio corpo non aiutava molto il mio vacillante autocontrollo.

Sfruttai sapientemente la mia conoscenza in fatto di seduzione e cominciai a soffiarle sul collo parole dolci. Le accarezzavo la testa, frizionando le dita tra i suoi morbidi capelli, mi veniva spontaneo sfiorarle la fronte con le labbra e la toccavo e la baciavo in un ritmo che volevo lento, ripetitivo, ubriacante.

La sentivo rilassata e mi lasciava fare. Sarei rimasto così per tutta la notte, avrei voluto sdraiarmi accanto a lei, ma solamente per accarezzarla e osservarla dormire tra le mie braccia.

Incredibile solo a pensarla una cosa del genere per uno come me: l'avrei presa di brutto e le avrei fatto sentire cos'era un vero maschio, portandola facilmente in Paradiso con poche mosse.
Non cercavo sicuramente le coccole in una donna, io.
Ma Lisa non era come tutte le altre.
E poi quella domanda che mi spiazzò "Scommetto che mi porteresti a letto ora".  E l'avrei fatto all'istante per davvero se fosse stata un'altra, perché una sana scopata non la rifiutavo mai.
Ma quando la vidi addormentata sulle mie gambe, così bella e dolce che sembrava una visione, pensai di non potermi approfittare di quell'angelo. Anche se il mio amico di sotto non la pensava così e mi incitava, insistente, a fare altro.

La lasciai dormire, dopo una giornata dura da digerire e per colpa mia, così la coprii con una coperta leggera e me ne andai a letto.
Per la prima volta in vita mia andai a letto senza aver approfittato di un corpo stupendo come il suo e cercavo di placare con fatica, il mio amico dei piani bassi, che non ne voleva sapere di darsi una calmata.
Stefano mi avrebbe riso in faccia, dopo avermi confermato che ero, senza ombra di dubbio, un "maiale multistracotto".

**
Lisa

Mi svegliai presto al mattino sul comodo divano, indolenzita e con una coperta leggera che mi copriva fino al collo. Ma quale cretina si sarebbe mai addormentata a quel modo sulle ginocchia di quell'irresistibile maschio divino che urlava "Prendimi"?

Non mi ero mai vergognata così tanto in tutta la mia miseriaccia di vita.
Mi ero persa l'occasione più ghiotta che mi fosse mai capitata ed ero finita a dormire su un anonimo divano, al centro di un anonimo salone, nella casa dell'uomo più interessante, più affascinante e più figo del mondo e nel momento più eccitante.

Avrà certamente riso della mia goffa ingenuità e dopo le sue belle, sensuali parole della sera prima, che mi avevano fatto sciogliere come burro al sole, si sarà ricreduto e rimangiato tutto su di me.
Che figura!
Sarei partita subito con un'anonima navicella e avrei girato per lo spazio senza farmi mai più vedere.
Ma perché capitava solo a me?

Poi mi risvegliai un po' di più, ritornando savia, convenendo sul fatto che non appartenevo di certo al suo mondo dorato e nemmeno alla schiera di gattemorte pronte a buttargli in faccia le loro striminzite mutandine bagnate, e ripresi subito il mio salvifico orgoglio da padrona di me stessa.
Brava Lisa!

John non si vedeva e pensai di farmi una doccia per svegliarmi e sentirmi in forma per fronteggiare al meglio un eventuale scambio di opinioni con il dio greco, magari sbavando alla vista di quel meraviglioso fisico che mi avrebbe resa impacciata e ridicola ancora di più, magari si stava allenando in palestra e sarei andata a dare una sbirciatina, così a caso, solo per salutarlo, ovviamente.

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