18 Lo sfogo

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John

Mia madre, fece cominciare la mia nuova giornata con la sua solita rottura di palle. Si cominciava bene. La notte non avevo dormito, e la mancanza di Lisa nel mio letto era stata la causa del mio solito sfogo sopra un corpo estraneo, che mi faceva sentire ogni volta in Paradiso e compensava i miei torbidi assilli.

Non capivo le donne e non le avrei mai capite. Era la seconda volta che il mio fascino non funzionava con lei, solo con lei, con le altre mi dovevo difendere dall'assalto, e per essere sinceri, quella lotta era un allenamento migliore di una palestra.

- Ciao fratello, sei di turno stasera o vieni a farmi compagnia? È da un po' che non ti fai vivo. Cos'è, le tue infermiere non ti lasciano andar via? Ma quanto le fai morire! Ti ricordo che domani abbiamo palestra e una bracciata in piscina non può che farti bene alla respirazione, visto che la settimana scorsa ho dato dentro solo io.

- Smettila cazzone, sono di turno, ma ho una faccia migliore della tua da vedere appena finisco. Ti chiamo domani, ho qualche novità da dirti.

Nemmeno Stefano era disponibile per me. Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno o meglio, qualcuna. Sarebbe stato tradimento nei confronti di Lisa, mi allertava la coscienza. Oppure era la solita routine senza importanza, perché avevo solo lei nella testa, lei che mi toglieva la ragione, che era il mio respiro vitale.

Avrei voluto farla morire dal piacere e darle il meglio di ciò che sapevo fare, solo per lei. Avrei voluto farle capire ciò che provavo per lei, tutto concentrato in quella parolina tanto cercata dalle donne e tanto decantata dai poeti, che non avevo mai concepito, ma che avrei pronunciato soltanto per lei. La donna che mi stava torturando, che ancora una volta mi aveva rifiutato e ancora una volta non ne sapevo il motivo, tranne la sua testardaggine, ragione per cui mi incaponivo e mi intrigava ancora di più.

Ma non volevo demordere, un Wasserman non mollava mai, sarei tornato da lei e le avrei sbattuto addosso, finalmente, i miei fottuti sentimenti e l'avrei costretta ad ascoltare, anche legandola ad una sedia, se necessario o al suo letto. Avevo armi infallibili ancora da sfoderare.
La finta bionda agganciata al pub, dopo qualche bicchiere di bourbon, mi aveva sfinito tutta la notte e pensai di tornarmene a casa.

- Dai tigre sveglia, devi andartene, muovi il culo.

Si stava facendo giorno e la finta bionda dormiva sotto il lenzuolo leggero che faceva risaltare per intero le sue curve, ma dovevo recuperare il tempo per conquistare la mia streghetta, e il mio pensiero era tutto per lei.
Non l'avevo tradita. No. Era solo sfogo fisiologico il mio, rammentavo a me stesso, ma quel pensiero per la prima volta mi faceva male al petto.

Ma ora la "tuttacurve" doveva sparire dalla mia vista. Era sempre stato così con le mie occasioni notturne, lo sapevano bene, sapevano di dover lasciare il letto appena sveglie, e in fretta.

Il suono del mio cellulare svegliò del tutto la ragazza che si trascinò in bagno, saltellando con tutto il lenzuolo attorcigliato al corpo, non realizzando che avevo visto ogni centimetro della sua pelle per l'intera notte. Le donne!

- Ciao zio, che succede, non mi chiami mai a quest'ora di mattina.

- John, ho sentito tua madre e credo voglia accoppiarti con Maria Grazia. Hai presente l'ape sul fiore, la dinastia, la famiglia, il patrimonio. Stavano parlando di figli, di eredi, e si sono fermate al mio arrivo. Uomo avvisato...

- Non dirmi. Mi devi aiutare zio Edo. Sei meglio di Houdini a fare sparire le persone. Beatrice sta bene a Londra grazie a te, che ne dici di qualche associazione benefica per qualche annetto in Africa anche per Maria Grazia?

Doubt    (Amore completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora