28
John
Una settimana.
Era una fottuta settimana che non la vedevo. Mi sentivo strano, il mondo mi stava crollando addosso e non ero piu io.
Il pub da Gino era diventato il mio purgatorio personale su cui versare le mie frustrazioni.
Non potevo star male così per una donna.
Ero consapevole di avere avuto sempre tutto dalla vita, ma la brutta sensazione di non possedere più niente da quando se n'era andata, mi stava esaurendo le forze.Mi sentivo vuoto e vulnerabile.
Una criptonite di nome Lisa mi stava disintegrando a poco a poco.
Nessuno riusciva a riportarmi alla normalità e non ero più me stesso da una settimana.I miei mi controllavano ogni giorno chiedendomi di continuo se mi sentissi bene, dal momento che mi vedevano scorbutico e irascibile con tutti, perfino in ufficio e nel lavoro, e la sera Stefano mi controllava con la patetica scusa di sapere dove fossi, cosa stessi facendo e a che ora sarei tornato a casa.
Neanche fosse mia moglie!Solamente di notte mi sentivo bene, una bella bevuta, qualche birra, un po' di shottini, qualche drink, e dimenticavo tutto.
E stavo da dio. Fanculo tutti!- Ciao bello - una manina gentile mi sfiorò la patta dei pantaloni facendomi fremere, e due occhietti furbi mi squadrarono da cima a fondo, sorridendo maliziosamente, prima di entrare nella sala privè del pub.
- Ehi Gino, cosa sta succedendo là dentro, seminario hard? - chiesi incuriosito.
- Oh, dici la musica?
- Dico cos'è tutto quel casino!
- Sono delle ragazzine arrapate che danno l'addio al nubilato ad una di loro che domani si sposa. Cosa vuoi, si divertono fin che possono! - e mi strizzò l'occhio.
Mi avvicinai alla porta della sala per curiosare, con poca stabilità sulle gambe, e quando la aprii mi si palesò davanti il Paradiso: una mandria di giovani puledre su di giri che ballavano, sbronze quanto me, bicchieri in mano, sorrisi sguaiati, abitini striminziti che mostravano tanta carne tenera e le mutandine interdentali che chiedevano aiuto.
Un assortimento di sguardi lascivi, infuocati, mani vogliose che appena mi videro mi trascinarono dentro. Mi accerchiarono gridando come ossesse e mi incitarono, spudoratamente, ad uno spogliarello.
E chi ero io per non soddisfare quelle bamboline vogliose?Sapevo di piacere alle femmine e di suscitare un certo prurito sotto le gonne, e dal momento che non ero un mostro, e nemmeno un santo, mi sentii generoso, e non potevo lasciarle così, perchè si sa che le donne insoddisfatte diventano isteriche e poi tirano fuori gli artigli e ti possono far male. Io ne sapevo qualcosa.
Bisognava accontentarle, subito!Era solo l'alcol che avevo in corpo ad agire per me o stavo tornando alla mia normalità?
Le piccole malefiche mi fecero salire sul palco davanti a loro, mi misero in bella mostra e cominciai, con il massimo del divertimento, a togliermi lentamente la giacca, sotto gli sguardi assatanati e tanta bava alla bocca.
Le guardai una ad una negli occhi per incenerirle.
Cazzo che goduria!Ero tornato al tempo del Liceo e mi sentivo un fottuto eletto baciato dalla dea bendata.
Dovevo chiamare Stefano, ci saremmo divertiti come ai vecchi tempi.
Ma l'entusiasmo del momento mi fece andare oltre. Continuai con gesti lenti, slacciai la cravatta, che mi era costata un occhio della testa, e la lanciai in alto, creando una mini rissa di braccia che si scontrarono furiose per accapparrarsela, mentre le urla delle piccole indemoniate, mi frastornavano e mi eccitavano.Sbottonai lento, un bottone alla volta la mia camicia, che probabilmente sapeva pure di sudore, e la lanciai sulla testa di una delle fortunate che mi mangiavano con gli occhi, e i miei pettorali ringraziavano, mentre notavo qualcuna che si divertiva con il cellulare in mano. Quando toccai la cintura in modo lascivo e sensuale, spostando in avanti il bacino con piccoli colpetti, si sentì un'ovazione.
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Doubt (Amore completa)
RomanceContinuavo ad assillarmi con domande scomode. Angelo o diavolo, bello e adorabile o arrogante tentatore? Un dio sceso in terra consapevole del suo fascino. Ma cosa voleva da me? Non facevo parte del suo mondo e non mi interessava far crescere il su...