7 L'avvocato

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John

Quello non ero io. Non mi riconoscevo per niente, ero come uno spompato rammollito alla mercé di una donna. Roba da matti.
Un desiderio sfrenato, una voglia di lei che mi deconcentrava perfino dal lavoro. Stefano insisteva perché uscissi con lui, come al solito, per bere qualcosa in un locale e divertirci con qualcuna che non vedeva l'ora di accalappiarci. Tanto sarebbe caduta con facilità dentro le nostre fauci. Ma l'immagine di lei con quel corpo perfetto, quel viso angelico e quel sorriso seducente, mi ordinavano come un mantra di starne fuori.
Una strega ammaliatrice che mi stava rovinando la vita, questo era.

- Amico - mi sfotteva Stefano - sei strafatto, fra un po' ti tirerò su con il cucchiaino.

Ero fuori da una settimana per lavoro e non seppi resistere, quando venni a sapere che la mia donna, oh cristo, l'avevo detto davvero, si esibiva in teatro con il sindaco e le varie tv.
Mi catapultai di corsa sul mio jet per tornare il prima possibile, tanta era la voglia di vederla nonostante le sfacciate e continue avances di Layla, l'hostess che mi faceva compagnia di solito, durante il volo, nei miei viaggi lunghi.

Dio com'era bella su quel palco, credo proprio di aver pensato "quella è la mia donna, mia e solo mia". Anzi, credo di averlo pensato la prima volta che l'ho vista.
John Wassermann si stava rimbecillendo, come mi ricordava da un po' il mio amico.

**
Lisa

Arrivata in ufficio la mattina dopo, trovai una sorpresa.

- Ehm, Lisa ti devo parlare.

Marco, con la faccia colpevole mi guardava e non trovava le parole da dirmi.

- Marco non farmi preoccupare, cosa succede?

E cominciai a sudare freddo, pensando in un secondo a tutti gli errori che avrei potuto commettere. Tra due mesi ci sarebbe stata un'altra importante sfilata e non dovevamo fare il più piccolo errore. Non era uno scherzo programmarne una.

- Marco per favore, devo andarmi a buttare dal quinto piano o pensi di parlare?

E si confessò come un fiume in piena: si era fidanzato con Jenni, la nostra valida collaboratrice, la Jenni con la "i" come mi disse subito il primo giorno che l'avevo conosciuta, intelligente, carina, che mi riuscì subito simpatica, e avrei scoperto essere anche un'amica fidata.

A lei avrei potuto dare in mano l'azienda, nel caso in cui mi fossi assentata per qualche motivo.
Ma cosa mi ero persa e come mai non avevo intuito niente prima, qualcosa mi era sfuggita di mano.
Marco era mio fratello e sapevo e vedevo tutto di lui, era un libro aperto come me e se aveva tenuta nascosta la loro storia, allora era una cosa seria.

Ero strafelice per loro due, ovviamente, ma questo creava in me un forte senso critico che cozzava con la mia situazione sentimentale, di cui al momento non sentivo la mancanza. Stavo troppo bene con me stessa per intraprendere storie o legami che mi avrebbero logorata dentro ancora una volta.

Marco si meritava di essere felice e Jenni faceva al caso suo. Avrei telefonato alla mia amica Anna la sera stessa per darle la bella notizia. Quanto mi mancava!

- Guarda che fra un'ora arriverà l'avvocato Maggi, queste sono le cartelle messe in ordine cronologico.

Mi avvisò una Jenni più radiosa del solito, la quale appoggiò le cartelline sul tavolo e mi diede una pacca sulla spalla strizzandomi l'occhio.

L'avvocato Andrea arrivò. La sua Cayenne nera, i capelli castano chiaro, sulla trentina, atteggiamento da latin lover, fisico allenato sotto l'abito grigio antracite di buona fattura, camicia candida che faceva risaltare il bel viso abbronzato. Insomma, qualunque donna cacciatrice lo avrebbe definito "un figo".

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