21 Amore e odio

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Lisa

Mia madre mi abbracciò davanti al cancello di casa in modo piuttosto formale, come stesse abbracciando la suocera incontrata per caso.
Mi sarei aspettata un po' più di calore da parte sua. Mi rimproverò per non averle mai telefonato o dato mie notizie, dimenticando le litigate e le incomprensioni fra di noi dovute alle mie scelte, motivi questi che mi avevano fatto allontanare da casa.

- Qui è dove vivo mamma, ti piace?
Dai entra che ti faccio vedere il resto.

- Tuo padre mi ha chiesto spesso di te, è diventato più serio da quando te ne sei andata e son dovuta venire qui di persona per accertarmi e assicurarmi che stessi bene. Una telefonata ogni tanto però, ci avrebbe tranquillizzati, non credi? - continuò stizzita, trattenendosi più del suo solito e con un sorriso strozzato a fior di labbra - con tutto quello che abbiamo fatto per te, ci hai lasciati così, come un'ingrata, e vorrei tanto non dovertelo dire, sai!

Dunque era venuta per farmi l'ennesima ramanzina per controllarmi e poi riferire tutto a mio padre. Era tutto qui l'amore nei miei confronti. Non era cambiato niente a casa dai miei, me lo sarei aspettata, dopotutto li avevo abbandonati io.

- E il tuo amico gay è ancora con te,
e il lavoro come va, come vivi, hai bisogno di soldi?

Entrò, appoggiando a terra il suo borsone fucsia firmatissimo, guardandosi intorno e roteando gli occhi a trecentosessanta gradi come una mosca, con gli angoli della bocca all'insù in un mezzo sorriso di circostanza. Le feci fare il giro della casa e, stranamente, non disse niente di polemico anzi, mi sembrò pure soddisfatta, osservando perfino il soffitto.

La nostra ritrovata confidenza fu interrotta dal dolce suono del campanello di casa. Strano, non aspettavo nessuno.

- Ciao Lisa! - la mia amica Anna, impacciata e ferma di fronte a me, non sapeva che fare - scusa se capito qui all'improvviso, so di non averti più chiamata e ti devo spiegare un po' di cose, ma prima vorrei salutare tua madre, se me lo consenti. Parleremo di tutto quando saremo da sole, ho bisogno di spiegarti. In realtà ne ho approfittato perché c'era tua madre, altrimenti non avrei trovato il coraggio per venire. Mi vergognavo da morire e tua madre era una buona scusa per vederti. Mi perdoni? - mi fece gli occhioni da bambolina, sbattendo più volte le palpebre.

- Vieni qua scema - e l'abbracciai stretta. Quanto mi era mancata, logorroica come sempre, positiva, arguta, spiritosa e ottimista - credo anch'io che mi dovresti dare delle spiegazioni, una in particolare che si chiama Stefano. Intanto vieni a salutare mamma, noi due avremo tutto il tempo per litigare - la guardai seria con tutta l'ironia di cui ero capace.

Passammo del tempo a raccontarci le nostre strane vicissitudini, come fossimo tornate ai vecchi tempi, quando abitavo ancora con i miei e Anna stava sempre da noi. Mia madre sembrava sollevata, rilassata, si alzò addirittura a prepararci un thè, proprio come faceva allora.
Più tardi la mia amica ci salutò perché aveva un impegno, ma ci accordammo per incontrarci un pomeriggio da sole e non vedevo l'ora, dopo tanto tempo che non ci parlavamo, pur sapendola vicinissima, visto che abitava con Stefano.

La capivo eccome. Stefano era un bellissimo uomo, affascinante, intelligente, si dedicava scrupolosamente al suo lavoro, era un bravo e stimato medico, peccato avesse una debolezza maniacale per le mutande femminili, un punto a suo sfavore o forse erano loro ad essere attratte da lui.

Comunque, arrivò il momento di far vedere a mia madre cosa facesse sua figlia per vivere, così presi la mia amata Mini color panna e ci avviammo verso il laboratorio.

- Mamma ti presento Marco, mio fratello acquisito nonché socio e bravissimo stilista. E questa è Jenni con la "i", la sua fidanzata.

Credevo stesse per svenire alla notizia della fidanzata e mi sforzai per trattenere un sorriso che stava per scoppiarmi in bocca, ma mia madre riuscì a controllarsi e a dare la mano a tutti e due.

Doubt    (Amore completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora