15 L'amico svizzero

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Lisa

John si staccò dal nostro abbraccio, lasciandomi un immenso senso di vuoto.
Avrei voluto che continuasse così per l'eternità. Mi guardò strizzandomi l'occhio e mi fece accomodare sulla poltrona davanti alla scrivania. Lo fissavo in silenzio mentre pigiava delicatamente sui tasti del computer, affascinante in ogni suo gesto, raffinato in ogni suo movimento.

L'abbraccio di poco prima mi era sembrato un tantino appassionato, e immaginavo volesse continuare quel momento sentimentale che aspettavo impaziente, invece era lì, davanti a me, dopo essersi staccato troppo in fretta, come si fosse ricordato di fare qualcosa di importante, le dita sulla tastiera e nella più totale indifferenza.

- Non hai niente da dirmi?

Mi chiese ad un tratto, sorridendo di sottecchi, interrompendo un momento di silenzio imbarazzante, sempre con lo sguardo abbassato e le dita sulla tastiera.

Ritornavo con la mente alla notte da sogno passata con lui tra le sue braccia, e mi trovavo a pensare alla sua ambiguità, a quel pacchettino rosso sul cuscino, alla facilità con cui passava da sesso a indifferenza, da passione a menefreghismo, mentre avevo ancora davanti agli occhi il tavolo in fondo alla sala del pub e l'immagine di quella mano femminile che gli accarezzava il braccio con occhi sognanti, e gli risposi dopo averci pensato un po' su.

- Sì, avrei qualcosa da chiederti. Ma tu, cosa pensi di me, chi sono io per te, e cosa vuoi da me? - presi coraggio finalmente.

Fermò le dita sopra la tastiera, alzando gli occhi che si incrociarono con i miei in uno scambio di incertezza, dubbio e meraviglia in una lotta impari, e dopo alcuni istanti di silenzio mi rispose.

- Pensavo avessi capito, dopo la scorsa notte, che ormai sei parte di me, che non voglio perderti per nessuna ragione al mondo, che lotterò per tenerti stretta a me e che non ho intenzione di farti scappare, mai più. Cosa devo fare per fartelo capire, signorina Salimbeni?

Si alzò con la voce roca, le palpebre socchiuse in uno sguardo languido, mi prese le mani per tirarmi su di scatto e mi abbracciò posando il mento sulla mia fronte.
Sentivo il fuoco di Efesto dentro, maledizione a me.

- Perché hai sempre dubbi su di me? Guarda che io capisco le donne, so leggere nei loro occhi - e intanto mi strusciava la guancia con la sua peluria rigida e morbida che mi solleticava - capisco i messaggi del tuo corpo, so scavare dentro i tuoi pensieri ingarbugliati e so chi sei e cosa vuoi, perché sei un libro aperto, cara la mia streghetta.

- Anch'io conosco gli uomini, infatti non mi fido di loro - gli risposi con un sorriso ghignante.

- Ma io non sono "loro" Lisa. Io voglio la tua felicità e farò di tutto per te, mia cara Circe. A proposito - mi sussurrò avvicinandosi con la bocca al mio orecchio - stanotte mi hai regalato la notte più bella che abbia mai avuto, sono stato benissimo con te. Non avrei scommesso sulla tua durata, ma ho dovuto ricredermi. Sei la ninfa delle mie notti - alitò l'ultima frase in un sussurro troppo sensuale.

Mi aveva, come al solito, accalappiata nelle sue spire mentali ed ero soggiogata e lusingata da quello che mi stava confessando. Riusciva a incantarmi sempre e io ci cascavo ipnotizzata, come il topo dietro al pifferaio magico.
Pensavo una cosa e lui con due frasi smielate mi rovesciava subito il pensiero, facendomi ricredere del tutto con le sue parole da oracolo divino.

Corsi subito in camera, lasciandolo perplesso e tornai poco dopo, sfoggiando come un'invasata il "coso" al dito. Lo baciai aggrappandomi con le braccia al collo che quasi lo strozzavo, volevo fargli capire la mia gratitudine, non certo per il regalo. La notte che mi aveva donato valeva molto di più di un anello con una dannata, costosa pietra sopra.

Doubt    (Amore completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora