Chapter 20: Band Babe

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Ashton mi ha ignorata tutto il pomeriggio dopo il Band Slam, rifiutandosi perfino di venire a cena con noi con la scusa di una passeggiata serale.
La cosa non mi darebbe particolare fastidio, dato che detesto con tutta me stessa averci a che fare e preferisco averlo a kilometri di distanza, ma dato che è stato lui praticamente a supplicarmi di dare una mano, mi aspettavo un minimo di riconoscenza, un minimo di contatto umano.
Giusto una parvenza di educazione, ma a quanto pare le carrube gli hanno danneggiato la parte del cervello riservata alle buone maniere.
Motivo per cui è sceso da palco, abbracciando e sorridendo a tutti meno che a me, e ogni scusa è stata buona per evitarmi.
Forse, in un altro momento, sarei stata felice del suo silenzio autoimposto e del suo ignorare la mia esistenza, ma adesso voglio solo prenderlo a ceffoni.
E quando voglio una cosa, purtroppo sono così testarda da impuntarmi e andarmela a prendere.
Costi quel che costi.
"Vado a prendere una boccata d'aria, non mi sento molto bene" annuncio alzandomi dal pavimento, lasciando Tessa da sola a guardarmi, preoccupata.
"Stai male? Vuoi che venga con te?".
Scuoto piano la testa, prendendo la giacca di jeans e il cellulare prima di uscire, sospirando di sollievo non appena sento la porta chiudersi dietro di me con un leggero rumore.
A passo sicuro cammino verso la hall, sorridendo alla donna dietro al bancone della reception, stringendomi nella giacca mentre mi avvio verso la spiaggia.
Se c'è un posto dove potrebbe essere Ashton, questa è la natura, e il mare hawaiano è uno spettacolo troppo importante perchè Ashton se lo perda.
La sabbia entra nelle mie Vans, facendomi arricciare il naso, e velocizzando il passo arrivo al bagnasciuga, guardando le onde infrangersi a pochi centimetri dai miei piedi.
Quando ero piccola, pensavo che le onde fossero innamorate della sabbia ma, per qualche motivo, non potessero stare insieme se non per quei pochi secondi prima che il mare si ritirasse.
È stupido, dannatamente stupido, eppure era qualcosa che capivo.
Un amore che riuscivo a comprendere.
Adesso, l'amore proprio non riesco a concepirlo.
Eppure Tessa è fatta d'amore, di quel calore umano che sprigiona quando parla delle persone che stima, per cui nutre un amore platonico, quando parla con me, un amore quasi fraterno, che ci rende 'due metà dello stesso cuore', come dice mia madre, e anche quando parla con Calum.
Non vuole dirmelo, ma so che é innamorata di lui.
E probabilmente lui, se non è un idiota totale, ricambia anche, ma nessuno dei due si avvicina troppo per lo stesso motivo.
Io.
Arrivo su una punta rocciosa senza nemmeno accorgermene, l'unica della zona, e non appena mi avvicino vedo qualcuno seduto sullo scoglio che più si affaccia al mare, le gambe che si muovono nell'aria così come i capelli troppo lunghi.
E quando lo vedo, la rabbia mi acceca.
"Sei uno stronzo, Ashton Irwin".
La mia voce fa sobbalzare il riccio che si gira di scatto, guardandomi in piedi davanti a lui, le braccia conserte sul petto mentre le ultime luci del tramonto gli permettono di vedermi, e mi osserva qualche secondo prima di scuotere piano la testa.
"Non ora, Cassie".
Presa da un moto di rabbia mi avvicino ancora si più, sedendomi accanto a lui solo per dargli fastidio, tornando alla carica: "non ora un corno. Sei uno stronzo".
Ashton sbuffa, girandosi verso di me innervosito: "sì, va bene, sono uno stronzo, e allora? A te cosa interessa? Ci odiamo, non te ne frega nulla di me come a me non frega nulla di te. Smettila di fare la bambina".
"Ah, io starei facendo la bambina, adesso? Io vi ho salvato il culo perchè a momenti mi supplicavi in ginocchio e da parte tua cosa ricevo? Nemmeno un grazie!".
"Non fare la santa Caterina della situazione. Non l'hai fatto per noi o per me come vuoi far credere, l'hai fatto solo per te stessa. Sei un'egoista, Cassie, ammettilo. L'hai fatto solo perchè ti ho promesso un aiuto per entrare alla Columbia, per andartene a New York".
Rimango in silenzio, guardandolo, e mi rendo conto adesso che i suoi occhi sono umidi, come se avesse pianto, ma decido di non dire nulla, tornando a concentrarmi sulle sue parole: "avevamo un patto".
"Lo so".
"L'hai proposto tu".
"Lo so! Maledizione, Cassie!".
"Maledizione cosa? Ti fa paura affrontare la realtà dei fatti?".
"Sí!" Sbotta, urlando e zittendomi, lasciandomi impietrita mentre lui scuote la testa, come se fosse pentito di quello che ha appena detto.
"Sei impossibile, Cassiopea, davvero. Già ne avevo idea quando ti ho vista per la prima volta, ma non hai fatto altro che confermare questa teoria. Sei impossibile, sei una rompipalle, sei fastidiosa, saccente, arrogante, sempre pronta a rispondere male...".
"Ma ho dei difetti" borbotto a bassa voce, ottenendo un'occhiataccia da Ashton.
"Ma non sei solo questo" continua, la sua voce più calma, più pacata, i suoi occhi fissi sul mare.
Lo guardo, notando l'ombra delle fossette sulle sue guance, e sto per dire qualcosa per riempire il silenzio quando è lui a parlare di nuovo.
"Sei come un libro dove, ad ogni capitolo, c'è un colpo di scena diverso. Hai presente? Sei convinto di aver capito come può andare, di aver capito la storia, di poter prevedere dove va a parare, ma nel giro di un paio di pagine tutte le tue certezze crollano perchè è venuto a galla un nuovo particolare che mescola le carte in tavola. Io non ti capisco, davvero".
"Lo so".
"Ovviamente, come volevasi dimostrare. Arrogante" sbuffa, ironico, ma per una volta io scuoto la testa, alzando poi gli occhi su di lui.
"No, Ash. Lo so. Lo faccio apposta" confesso in un soffio, ottenendo l'attenzione del riccio che si gira verso di me, confuso.
"Porti le persone all'esasperazione per divertimento?".
Deficiente.
"No, certo che no. È che mi piace complicare le cose. Non voglio essere capita da nessuno se non da me stessa. E Teresa, ma lei è un caso a parte".
Non so perchè glielo sto dicendo, sono cose che ho sempre custodito gelosamente, tenute per me e solo per me perchè il mondo non avrebbe capito, ma Ashton ha pianto, si capisce subito, e parte di me sa che ha pianto a causa mia.
Quello che non capisco è il perchè.
"Sono appassionata di medicina perchè voglio conoscere tutto, troppo curiosa per il mio stesso bene. Credo nell'astrologia perchè voglio conoscere del tutto anche me stessa, e per l'astrologia mi aiuta a interpretarmi dove non riesco a farlo da sola. Leggo solo libri stupidi d'amore perchè mi piacciono i lieti fini, ma li tengo nascosti sotto il letto. Non mi piace uscire struccata di casa perchè non mi piace mostrarmi senza maschera. Ho una collezione di tazze imbarazzanti che amo più di qualsiasi cosa al mondo. Detesto il contatto fisico perchè mi fa sentire vulnerabile. Non riesco a piangere, ho un blocco emotivo. Mi piace guardare film drammatici che ti lasciano con il magone. Ho paura di tutto quello che non conosco e non posso conoscere. Vedi? Sono un miscuglio strano di controsensi! Sono un controsenso che respira, praticamente. Dovresti lasciar perdere questo libro, Ashton. Tutti questi colpi di scena non valgono il finale, credimi".
Ashton mi ascolta attentamente, i suoi occhi sempre fissi su di me, ma non appena finisco scuote la testa, permettendo ai capelli troppo lunghi di finirgli in fronte.
"Non ti credo".
"Non mi credi?".
"No. Tu hai un gran bel finale. E ho intenzione di leggerlo tutto il tuo libro, per quanto sia irritante e a volte mi faccia venire voglia di tirarlo contro un muro. Perchè ho come la sensazione che ci sia qualcosa che non sai nemmeno tu, ed io non mi faccio tutta questa corsa sulle montagne russe per tirarmi indietro sul più bello".

Band Babe || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora