- Una volta, secoli fa, anch'io ero vivo. La mia era un'esistenza semplice: c'erano il mio matrimonio e il mio lavoro, e mi bastava. A volte ero anche felice. Poi, un giorno, un terremoto sconvolse tutto: mia moglie si ammalò, ed era incurabile. Dopo mesi in cui lottò contro qualcosa che non poteva vincere, si spense in un'assolata mattina d'aprile. Quel giorno morii anch'io con lei. –
- La mia esistenza su questa terra non aveva più senso. Niente figli, niente amicizie. Ero rimasto solo. Cominciai a bere forte, per dimenticare. E' così che dicono, no? Be', è una balla, io non dimenticai proprio nulla. Quanto può essere terribile sopravvivere a sé stessi? –
- Per un po' continuai a lavorare, svolgendo meccanicamente i miei compiti, come un automa. Speravo mi aiutasse, ma non servì a niente. Dopo un anno di quella vita mi licenziai, e così mi ridussi a passare le giornate nell'ozio più assoluto, a ciondolare per la strada. Osservavo la gente e invidiavo la loro vita. Un giorno spiavo una coppietta, due ragazzi davvero giovani. Pareva si amassero alla follia. Mentre li osservavo mi sorpresi a desiderare ardentemente che lei morisse, così che lui provasse il mio stesso dolore. Qualcosa di nero si era destato in me, qualcosa di cattivo si animava nel mio cuore. –
- Fu in quel periodo che cominciai a coltivare degli hobby: scrivevo diari, poesie... Ma soprattutto dipingevo, prevalentemente di notte. Senza quegli sfoghi mi sarei fatto saltare le cervella da tempo. Mentre trascuravo la mia casa, facendola andare in rovina, imprimevo sulle tele tutto il mio tormento. Una di quelle notti, si, fu in una di quelle... Cambiò tutto. Era estate, una delle tante notti insonni; avevo appena finito un quadro, e mi godevo un po' di fresco affacciato alla finestra. Fu allora che la vidi. Era una stupenda ragazza bionda. Bellissima, davvero. E' raro essere così fortunati da poter ammirare una donna tanto bella: non esagero se dico che mentre ammiravo quella splendida creatura mi sentii felice come non succedeva da anni. Credo che mi innamorai... Di te. –
- Mi precipitai in strada prima che se ne andasse, prima di perdere quel tesoro tanto prezioso quanto inaspettato, prima di tornare a sprofondare nella noia e nella disperazione.
"Aspetta!" le gridai dietro, quando ormai la vedevo già lontana, che girava l'angolo e usciva dalla mia vista e dalla mia vita. Si girò e mi guardò, perplessa. In un attimo le fui accanto. Ora che la potevo ammirare da vicino mi sentivo sopraffatto dalla sua bellezza, tanto da non riuscire a spiccicare una sillaba. Quello che provavo era troppo profondo e complesso per poterlo esprimere in parole. Sorrisi come uno sciocco, ma lei non ricambiò. Sforzando ogni fibra del mio corpo riuscii a parlarle.
"Sei la figlia che avrei voluto avere, la moglie che non ho più, la bellezza che rende più sopportabile vivere... - dissi in un soffio. Si voltò per andarsene, e allora la toccai. Fu un gesto istintivo dettato dal terrore di non rivederla più. Le sfiorai la mano, con la delicatezza che si può usare con un dea, con pura riverenza. Fu un attimo, e mi crollò il mondo addosso. I tratti delicati del suo viso si trasformarono in una smorfia di disgusto e contrarietà.
"Come si permette!? Mi tolga subito le mani di dosso, vecchio schifoso!"
No, non era un angelo compassionevole, ma l'ennesima creatura volgare a cui era caduta la maschera. Mi lasciò lì, solo nella notte, io che chiedevo soltanto uno sguardo, una parola gentile. Aveva volutamente travisato il mio gesto, non poteva certo credere che avessi cattive intenzioni... Non si era mostrata affatto impaurita dal sottoscritto, era evidente che mi considerava solo una scocciatura, un tipo un po' suonato che era meglio mettere subito al suo posto. -
- L'orrore... L'orrore è un essere umano che fa del male ad un suo simile. Ero l'unico a conoscere la verità, a sapere che quella donna era in realtà un mostro! Ero scioccato. Mi ritirai in casa e piansi amaramente per l'umanità e il suo destino. -
Smise di raccontare e studiò Linda e le sue reazioni. Dal canto suo la ragazza pensava ad escogitare il modo di scappare. Ma come? L'assassino era a pochi metri da lei, in una cantina sotto terra, a spiare ogni suo minimo movimento. La teneva in pugno. Ma quella storia non la lasciava indifferente: dovette ammettere a sé stessa che anche il più nero assassino ha una sua storia, un passato, dei dolori. Nonostante tutto, anche se Marco Nero l'aveva dimenticato, era umano, umano come lei. Forse poteva far leva sulla parte umana che rimaneva in lui, per convincerlo a lasciarla andare. Però l'uomo credeva confusamente che lei fosse quella ragazza, o la sua reincarnazione. Ad un tratto ebbe la certezza che fosse finita. Già si vedeva sopraffatta e morente. Intanto il killer del buio riprese il suo racconto.
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La macchia nel cuore
Misterio / SuspensoNel cuore di ogni uomo c'è un assassino: si nasconde nei suoi ricordi più amari, nei suoi segreti più inconfessabili, nei suoi sogni infranti, nel suo rancore. Un serial killer terrorizza la città, e la soluzione del caso si trova nella memoria di u...