Una paura amara l'invase, come il senso di qualcosa di ineluttabile, come se fosse dovuto succedere anche a lei, prima o poi. Si identificò più che mai con la ragazza che aveva visto morire.
- Non rischia niente se evita di andare in giro da sola dopo il tramonto. – cercò di rassicurarla il commissario – Non glielo dico come un tutore dell'ordine, glielo chiedo come un padre. – Si avvicinò un altro po', per quanto era possibile, la pancia schiacciata contro il legno della scrivania.
- Le va di parlare di quello che è successo? –
- Si, credo di farcela... E comunque non c'è molto da dire. Tornavo a casa dal lavoro e sono passata davanti alla pinacoteca. Abito lì vicino. –
- Che ore erano? – la interruppe il commissario.
- Nove e un quarto, e venti, più o meno... Ho sentito un urlo, ma non ero sicura. Dopo pochi secondi ne ho sentito un altro. Allora sono corsa dall'uomo che lavora lì, lui non poteva sentire, era nell'atrio... -
Venne interrotta di nuovo.
- Come non poteva sentire? –
- Si, portava un paio di cuffie, ascoltava della musica, un'opera, credo. Non glielo ha detto? –
- Vada avanti. –
- Insomma, lo stavo avvertendo quando abbiamo sentito urlare ancora. Siamo corsi nel salone e c'era quella povera ragazza riversa a terra... E... E... Mi scusi. -
All'improvviso si sentì svuotata di tutte le forze. Una lacrima le rigò il volto. Il commissario le porse un fazzoletto con un gesto garbato, d'altri tempi.
- Lei era lì, a morire, e quell'uomo scappava. –
- Già... - si limitò a mormorare Germani, pensieroso. – Si è subito diretto verso l'uscita di sicurezza che dà dall'altra parte della strada. Evidentemente conosceva bene il posto. – continuò. La guardava con una specie di speranza avida.
- E' riuscita a vederlo in faccia? Magari solo per un attimo... Ci pensi bene. – chiese con impazienza celata a stento. Era quella la parte dell'interrogatorio che gli premeva, e finalmente c'era arrivato.
- No. Era lontano. –
Subito la delusione di chi comunque se l'aspettava, apparve evidente sul volto del poliziotto.
- Era di spalle e correva, l'ho visto soltanto per un attimo. Ricordo solo che era tutto nero, pareva uscito da un pozzo. –
- E poi? – la incalzò, ma ormai chiedeva solo per formalità, o quasi.
- E poi... Ho visto la ragazza morire e sono svenuta. –
Non parlò della sua reazione davanti a quello strano quadro, se ne vergognava. Cosa avrebbe pensato di lei quel signore gentile? Provò un senso di colpa torbido, che la lasciò sgomenta. E comunque a che poteva servire? Che importanza poteva mai avere?
- Ha notato qualcosa, qualsiasi cosa, che le sia sembrata strana, fuori posto? Anche la più insignificante può tornarci utile. -
- No, niente. Mi spiace. – mentì con disinvoltura, detestandosi.
Il commissario si rilassò sulla sedia e fece un gesto al subordinato, ad ordinargli di smettere di trascrivere. Guardò la ragazza con gravità. Pareva preoccupato. "Ha dei figli" pensò Linda "Probabilmente hanno solo qualche anno meno di me".
- Ha vissuto un'esperienza terribile... E' sicura di stare bene? – le chiese con premura.
- Be', considerato tutto, si, credo di si. – rispose frettolosamente.
- Sicura? –
- Si. –
- E va bene... Come torna a casa? Se vuole posso farla accompagnare. –
- No, grazie. Chiamerò un taxi. –
Voleva restare sola, per pensare. L'uomo la guardò poco convinto, ma non disse niente.
- Abbiamo finito. Vada a casa a riposarsi. – Si alzò, imitato da Linda.
- Dovrà comunque tenersi a disposizione. Se nel frattempo ricorda qualcos'altro, non esiti a farcelo sapere. Chiami questo numero, a qualsiasi ora. – le diede il suo numero di cellulare. – E stia tranquilla – continuò – Le sue generalità non sono state divulgate. Ai giornali abbiamo detto solo che è una donna, e che passava di lì per caso. –
- Si, certo. Capisco. – si limitò a dire Linda, e si ritrovò a provare paura, di nuovo. Ma l'assassino non l'aveva vista, e non c'era ragione di dubitare della parola del commissario Germani. Ovvie considerazioni che tuttavia non bastarono a tranquillizzarla del tutto.
- Bene. Allora vado. –
- L'accompagno. –
Arrivati in fondo al corridoio si sfogò come una bambina spaventata.
- Era tutto nero, era come l'uomo nero delle favole, quelle brutte, che mettono paura... -
Si pentì all'istante di quel suo sfogo puerile. Ma il commissario non le sorrise con compatimento come si sarebbe aspettata.
- Lei è la seconda persona che lo vede, e la sua descrizione collima con quella del testimone precedente. -
- Il tassista. – ricordò Linda a voce alta.
- Esatto, il tassista. E anche lui ha parlato di una figura scura, che si mimetizzava nella notte. La sua conferma è per noi molto importante, e per questo la ringrazio. –
- La mia conferma? – Non capiva. – E il custode? Non l'avete interrogato prima di me? –
- Non l'ha visto. E pensare che è entrato quasi sicuramente dall'ingresso, come un normale visitatore... Il custode teneva gli occhi chiusi, "godeva della musica", dice lui, tanto ormai gente non sarebbe venuta più, stavano per chiudere... L'assassino ne ha evidentemente approfittato, non deve essergli parso vero di trovare uno che dormiva su lavoro! – ironizzò con rabbia, ma parve subito pentito. Fece un gesto con la mano, a spazzar via ciò che aveva appena detto.
- Mah, poveraccio... Non poteva certo sapere. E' chiaro che l'assassino seguiva la ragazza, l'avrebbe fatto comunque, probabilmente in strada, alla prima occasione propizia. E' che quella bestia mi sta ossessionando, la responsabilità è mia, solo mia! –
Linda ripensò al quadro, senza saperselo spiegare. Intanto il poliziotto diceva per rassicurarla (o per rassicurare sé stesso?): - Non è l'orco delle favole, questa è la realtà. E nella realtà quelli come lui finiscono dietro le sbarre. Sempre. Esca pure di qui – e indicò l'uscita davanti a loro – ormai i giornalisti se ne sono andati. -
La salutò e tornò nel suo ufficio, lasciandola sola con i suoi pensieri.

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La macchia nel cuore
Misteri / ThrillerNel cuore di ogni uomo c'è un assassino: si nasconde nei suoi ricordi più amari, nei suoi segreti più inconfessabili, nei suoi sogni infranti, nel suo rancore. Un serial killer terrorizza la città, e la soluzione del caso si trova nella memoria di u...