La macchia nel cuore

Parte 8

La strada buia e vuota, illuminata dalla luce spettrale dei lampioni. Ed era uno spettro o un uomo quello che si trascinava stancamente sul marciapiede, con la testa bassa?

Si guardava le mani, quelle sue orribili mani traditrici, che l'avevano portato alla dannazione. Erano nascoste in un paio di guanti di pelle nera, pelle sporcata da un rosso scuro e denso. Si fermò sotto un lampione, a fissare come incantato quel sangue, quasi sgorgasse dalle sue mani, e davvero per un attimo si illuse fosse così. Ma poi ricordò, e sorrise. Si ficcò i pugni in tasca e riprese il suo cammino. Indossava un pesante impermeabile nero, lungo fino alle ginocchia, col bavero rialzato, a nascondere il volto, si sarebbe detto a causa del freddo. Ma così non era, sentiva invece caldo, si sentiva bollire. Un fuoco morboso gli nasceva dentro e si propagava per le membra. Pensava febbrilmente, mille immagini gli affollavano la mente. Era sempre così, dopo.

"Ho fatto quello che dovevo" riflettè con senso pratico, a rassicurarsi. "E d'altronde non sarebbe potuto essere altrimenti: nessuno, niente avrebbe potuto fermarmi, nemmeno la mia coscienza. Perché dentro ho una macchia nel cuore".

Si fermò un istante, come colpito da un'illuminazione improvvisa.

"Nasce dal mio centro, dalla mia anima. E' qualcosa che dorme, ma quando si sveglia mi spinge al male... E lascia conseguenze che niente potrà mai cancellare." E immaginò il proprio cuore, lo vide come se lo avesse avuto davanti, rosso e pulsante, con al centro una macchia nera, come di inchiostro, che si propagava ad ogni battito, sempre di più, colando righe scure su quella visione da incubo. La scacciò via, angosciato, con un gesto spazientito della mano, che vide riprodotto dalla sua ombra. Si stagliava sul muro di un palazzo vecchio e sporco, e ai suoi occhi malati apparve gigantesca, mostruosa, alta come il palazzo intero. - Il rimorso è la mia ombra... - sussurrò a se stesso e alla notte con disperazione.