Capitolo 46

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  Un rivolo di fumo salì fino al soffitto scrostato che un tempo era stato davvero magnifico, coperto da una carta da parati panna e dorata, in tinta col resto della mobilia del negozio di Madame Cerise.
La preziosa boutique negli anni era andata decadendo, a causa della sua ubicazione piuttosto nascosta per le viuzze di Hogsmade ma col tempo era rimasta invece una fama che Lisa Cerise non aveva mai fatto a scordare a nessuna delle sue clienti. L'atelier sembrava decadendo all'esterno ma all'inferno velluti e vasi antichi affastellavano un ambiente di luci soffuse, vestiti e stoffe preziose ammonticchiate ovunque.
Quel rivolo di fumo salì ancora, formato un cerchio, quando Madame Cerise sbuffò dalla sua sigaretta con fare non convinto. Poggiò le mani sui fianchi rotondetti, grattandosi la fronte coperta da un turbante anni '50.
- Mia cara non ci siamo.- sentenziò brusca – Il rosa ti dona ma...c'è qualcosa che non va.-
Hermione Granger evitò di roteare gli occhi, altrimenti la strega l'avrebbe strozzata. Era la volta buona.
Se c'era una cosa che Madama Cerise non sopportava erano le fanciulle lagnanti e la Grifoncina non era mai stata particolarmente incline a fare la bambola col corredo ma mancavano solo due giorni alla festa di fine anno e lei non aveva ancora trovato un abito adatto, né le scarpe e neanche la borsa.
Tutte le altre erano già pronte da una vita, con trucco, accessori e tutto il resto. Lei invece stava per cadere nel panico.
Tutto l'insieme la stava praticamente massacrando a livello psicologico.
Come le aveva fatto notare anche Lavanda quella mattina, era seriamente sull'orlo di una crisi di nervi e i perché erano due: il primo era che LEI sarebbe andata a quel ballo con Draco Malfoy. Il bellissimo Draco Malfoy, l'algido principe dei serpenti, il principino servito e riverito di Serpeverde e ora anche il figlio dell'unico Mangiamorte fuggito alle grinfie degli Auror. Lei con quel purosangue arrogante.
Se solo gliel'avessero detto mesi prima avrebbe riso a crepapelle per quella sciocchezza...ma ora...tutto era fatto.
E la seconda ragione era ancora più tremenda. Al solo pensarci si sentiva male.
La scommessa . Quella data, quella festa...per lei e Draco erano la fine.
Fine. Chiuso. Non avrebbero avuto più motivo per stare insieme regolarmente, per proseguire la loro storia.
Finito. Tutto distrutto. Per una scommessa...
Quando aveva accettato si era sentita sicura di se stessa, ci avrebbe messo la mano sul fuoco che avrebbe retto alle lusinghe di quel tentatore maligno e presuntuoso. E invece...non ce l'aveva fatta.
Scese dallo sgabello, levandosi di dosso l'abito rosa di shantung con occhi tristi.
Se avesse potuto non sarebbe più uscita da quel negozio.
Prima o poi, a quella festa, la storia della loro scommessa sarebbe uscita fuori e lei era solo una sciocca masochista ad andarci con lui. Che cos'avrebbero dimostrato? Niente. Niente di niente.
Perché fra loro tutto era nato dal niente, non da un vero desiderio da parte di entrambi.
Che sciocca era stata, pensò sospirando. S'infilò un altro vestito, giallo e di seta e mentre Madama Cerise continuava a elencare i difetti e i pregi di quell'abito, Hermione posò lo sguardo sulla finestra aperta...
Hogsmade era animata quel giorno. E tutti i ragazzi stavano andando a provare l'abito per la cerimonia.
Chissà Draco cosa stava facendo...

Malfoy in quel momento stava appoggiato a un tronco di un albero caduto, con la schiena.
La sigaretta fra le dita, la stessa mano a tenergli il viso coperto da una maschera d'indifferenza.
Il vento estivo lo carezzava dolcemente ma lui non lo sentiva per nulla. Non sentiva niente...neanche più gl'insulti, le occhiate dure e sprezzanti. Il disprezzo era stato suo compagno in quell'ultima settimana ma lui non se n'era mai lamentato. Essere suo compagno indicava anche una solitudine che gli era stata utile.
Pensare, riflettere...non aveva fatto altro.
Dette un tiro, spegnendo la cicca a terra poi tornò a guardare il panorama di Hogsmade.
Chissà cosa stava facendo Hermione...
Draco avvertì il sorriso salirgli alle labbra al solo pensiero. Che strano...com'era stato strano il destino per lui quell'anno. Fin da quando Voldemort era tornato, aveva sempre creduto che sarebbe morto giovane, magari ucciso da suo padre mentre tentava la fuga, oppure dai Mangiamorte per la sua vigliaccheria.
Aveva addirittura pensato di porre fine alla sua patetica esistenza con l'aiuto di Potter ma poi il languore l'aveva trascinato fino a quell'anno. Al suo settimo anno...quando una scommessa gli aveva sconvolto la vita.
Era stata quella scommessa a salvarlo, ne era certo.
Se per orgoglio non avesse sfidato la sua mezzosangue, ora non sarebbe stato vivo.
Ora non sarebbe stato lì. Sereno, salvo...innamorato.
Ci aveva pensato a lungo e l'aveva finalmente capito. Blaise ora poteva chiederglielo ancora.
L'amava? Si.
Lui, il purosangue dichiarato che aveva sempre detestato i maghi sanguesporco, si era innamorato di una strega mezzosangue che col tempo avrebbe potuto arrivare a tenere il mondo sul palmo della mano.
Lei era...eccezionale. Hermione Granger era così. Era grande, semplicemente. Grande nello spirito e nel cuore.
E nel bene e nel male, benediceva il giorno in cui l'aveva sfidata. Non l'avesse fatto...non si sarebbe mai neanche scoperto un vero essere umano, con un cuore per amare.
La scommessa...si, la scommessa per molto tempo aveva posto un limite fra loro e secondo lui era arrivato il momento di parlarne seriamente. Basta schermi, basta giochi di potere e di classe. Basta sangue.
Solo loro due, senza più giochetti né scommesse.
Tolse dalla tasca dei jeans, babbani alla faccia di quegli idioti dei suoi compagni, la Gazzetta di Hogwarts e aprendo la prima pagina, visto che quella mattina si era svegliato tardi senza neanche riuscire a darci un'occhiata, vide la scaletta delle sette coppie che avrebbero partecipato due giorni dopo alle elezioni per il re e la reginetta del ballo.
Per quanto trovasse quel genere di feste un ritorno al passato, aveva fatto buon viso a cattivo gioco e si era adeguato, esattamente come avevano dovuto fare molti altri come lui, a partire da Potter e Dalton, per finire con Blaise stesso, ancora infognato in un turbolento rapporto con Calista Caige.
Le classifiche davano vincitore Potter.
Buon per lui, se non altro non avrebbe dovuto salire su quel palco a fianco di quella demente della Mayers diventando sordo ed esponendo lui ed Hermione alla pubblica gogna. Comunque fra loro e Potter c'era poco stacco davvero...
Dannazione, poco e la situazione si sarebbe ribaltata. A quanto pareva, secondo le cazzate che sparava Weasley, lui e la mezzosangue erano diventati famosi a Hogwarts come una specie di favola. Lui bello, dannato e ricco, lei bella, orgogliosa e coraggiosa.
Una favola che li aveva spinti fra le braccia dell'altro e che alla fine li avrebbe anche messi con un bel cappio al collo visto che quelle manifestazioni erano un puro sfoggio di abiti e all'imbecille che faceva di più il pagliaccio per piacere alla truppa. Una vera vergogna.
Pescò anche un articolo della Daves che dopo una settimana era roba trita anche se in sette giorni si era decisamente creata una situazione alquanto interessante: Caramell aveva dato le dimissioni prima ancora che Tanatos Mckay avesse avuto la soddisfazione di andare a sbattere le sue prove in consiglio. La sua filata poco gloriosa aveva liberato molti della sua ottusa presenza e Sirius quella notte aveva stappato più di una bottiglia, levandosi dai piedi l'ameba che più minacciava la sua libertà. Black era stato riammesso in santa pace fra i civili anche se era spesso guardato con molta curiosità ogni volta che a scuola girava con Harry Potter e la sua cricca.
Anche Lucilla aveva potuto contare sul benestare di tutto il Consigli degli Anziani, compreso quello della Umbridge anche perché era venuto a galla lo stato delicato della mezzo demone e a quanto si diceva, Tanatos Mckay non apprezzava che le sue parenti venissero minacciate da vecchi decrepiti. Comunque la situazione non era stata semplice come Tristan aveva cercato di far credere ai suoi studenti.
Lucilla, come nuova Lady Oscura, avrebbe dovuto evitare qualsiasi contatto con la magia proibita e personaggi poco raccomandabili nei tempi futuri. Sarebbe stata tenuta sotto controllo a tempo indeterminato, come se avesse potuto servire a qualcosa e anche il bambino che teneva in grembo avrebbe poi dovuto essere costantemente osservato dagli occhi del Ministero.
Il nuovo Ministro era ancora sotto elezione, a quanto diceva Silente, ma si pensava a uno interno, con esperienza e con abbastanza anni per aver conosciuto entrambe le storie del bambini sopravvissuti e le storie dei Mangiamorte.
Con i figli di questi ultimi ormai si era creata una sorta di armistizio. Il discorso del preside era stato più o meno simile al suo, quella mattina in bagno con Harry. Tutto ciò che restava a quei ragazzi, figli di tanti assassini, era un futuro libero da catene. La scelta sarebbe stata solo loro...e loro avevano scelto. Certo, non si erano più contante le frecciate, le battute velenose e il disprezzo che lui e Blaise sopportavano ogni giorno ma alcuni stavano già cambiando.
Pansy per esempio. E anche Lavinia, Calista Caige, Sarah e il suo battitore Singer si erano fatti più cortesi tanto che quel giorno avevano cercato di stare con lui e Blaise più tempo possibile.
Si, le cose si stavano lentamente riassestando in un mondo che Draco però non conosceva.
Lui era sempre stata un purosangue. Ora era il figlio del Mangiamorte traditore.
Se non altro non era più una bambola vuota, pensò accendendosi l'ennesima sigaretta.
Si alzò in piedi, asciugandosi le mani bagnate di rugiada sui jeans. Il giorno prima aveva piovuto, lo ricordava bene.
Lo ricordava perché sua madre gli aveva mandato un gufo. Gli aveva scritto che quel giorno si svolgevano i funerali di Bellatrix. A Narcissa naturalmente non era passato neanche per l'anticamera del cervello di chiamarlo e lui le era grato per questo, anche perché a quanto ne sapeva sarebbe stata presente tutta la famiglia.
I suoi nonni materni, i Black...bah!
A quanto ne sapeva lui però né Tonks né Sirius Black né la madre di sua cugina si sarebbero presentati.
Aveva pochi ricordi di sua zia Andromeda a essere sincero. Quando l'aveva vista l'ultima volta doveva essere stato troppo piccolo perché non ricordava il suo viso...chissà che tipo di persona era. A lei non aveva mai pensato, viste le continue critiche di tutta la famiglia a quella strega ma ora...si chiedeva che razza di donna fosse.
Una che aveva mandato tutti al diavolo e aveva scelto chi sposare e quali suoi parenti frequentare come le garbava.
Non doveva essere male.
Comunque Narcissa gli aveva anche chiesto un incontro, per quel pomeriggio a Hogsmade. I loro rapporti erano ancora un po' rigidi, specialmente perché Draco nonostante tutto aveva sempre visto i suoi molto innamorati, molto teneri fra loro quando nessun altro li guardava, e poteva immaginare il dolore di sua madre senza Lucius Malfoy.
Mancava poco al loro incontro. Sentì le campane della chiesa di Hogsmade scoccare le tre.
Era ora e si diresse al tempietto dove un tempo aveva trovato Hermione con Dalton.
Dio, non sembrava passato neanche un giorno...
Sul sentiero però trovò qualcuno di conosciuto.
- Potter...- rognò disperato – Che cavolo ci fai qua?-
Harry roteò gli occhi vedendolo arrivare con la sua falcata sprezzante – Devo vedere Sirius.-
- Io devo vedere mia madre.- rispose Draco seccato – Che cos'è questa, una congiura?-
- Più che probabile.- il moretto si rimise le mani in tasca, tornando a incamminarsi – Saranno venuti insieme da Londra. A quanto mi ha detto Sirius ieri sera hanno dovuto discutere in famiglia di come spartirsi le proprietà di Bellatrix.-
- Che le brucino.- sibilò il biondo velenoso.
- Quello che ha detto anche lui.- rispose Harry pacato – Ma se le sono riprese i tuoi nonni materni.-
- Schifosi sciacalli fino alla fine...- Draco gettò via il mozzicone, visto l'approssimarsi del tempietto. Quando lo raggiunsero non trovarono nessuno però. Non c'era anima viva.
- Si Smaterializzeranno qua fra poco.- borbottò Harry sospirando – Che si fa intanto?-
Draco lo guardò di sottecchi, ghignando perfido – Come va con la piccoletta? Tutto ok?-
- Sai che sei davvero una merda?- Potter gli fece un gestaccio – E per la cronaca con Elettra ho messo tutto a posto, alla faccia tua!-
- Hai strisciato per bene allora...-
- Ma perché mi spreco a parlare con te?- il Grifondoro lasciò perdere, tanto era una causa persa quando un PUF da Smaterializzazione arrivò alle loro orecchie. Si girarono entrambi e videro solo una donna, volta di spalle. Aveva lunghi capelli castano chiaro lisci e quando si voltò verso di loro...quasi cacciarono un grido misto fra rabbia e spavento. Scattarono indietro, pronti ad estrarre le bacchette quando apparvero anche Sirius e Narcissa, vicini alla donna.
- Non potevi aspettare un attimo?- sbuffò Black spazientito, senza notarli – Sei sempre la solita!-
- Siete lenti...- rispose quella pacata poi senza lasciar parlare ancora il cugino indicò con un sorriso i due maghetti.
- Siete qua!- disse Sirius cacciandosi le mani in tasca – Come mai quelle facce?-
Anche Narcissa notò il loro sguardo allarmato e seguendolo arrivò a sua sorella.
- Oh...si, in effetti le assomigli.- disse tranquilla.
- Assomiglio a chi?- la donna la guardò storta – Attenta sorellina.-
- Sei sputata Bellatrix, hai fatto venire un colpo ai ragazzi.- proseguì Sirius saccente.
- Non è vero che le assomiglio tanto!- si lagnò Andromeda Black Tonks, posandosi le mani sui fianchi – Tutte storie!-
- Bhè, ai ragazzi è venuto un colpo comunque...- rise Sirius – Harry, ti presento mia cugina Andromeda.-
- Draco...lei è tua zia.- disse invece Narcissa, rivolta al figlio – Ma è passato troppo tempo, non credo ti ricorderai.-
- Infatti non mi ricordo.- bofonchiò confuso. In effetti...si, assomigliava molto a Bellatrix. Avevano gli stessi lineamenti ma quelli di Andromeda erano leggermente più dolci. E aveva gli stessi occhi azzurri di sua madre, mentre Bellatrix aveva avuto occhi neri come la morte.
Per non parlare del sorriso solare e spontaneo, notò Harry fattosi meno guardingo.
- Salve ragazzi,- disse Andromeda sorridendo – vi siete ripresi dallo spavento? Vi assicuro che non mordo.-
- Tutte balle.- bofonchiò Sirius andando a mettersi all'ombra del tempietto.
- Potresti essere più cortese sai brutto randagio?- sentenziò la strega ghignando in un modo che Harry conosceva molto bene – Non fosse stato per me a quest'ora te ne staresti ancora a Grimmauld Place sotto l'occhio vigile di mia figlia e di quello svitato di Malocchio.-
- Che vuoi, un grazie?- Sirius fece un gesto vago con la mano – Non credevo che fra noi fossero di regola.-
- Ah, già...voi l'educazione la considerate un'opzione.- mugugnò Narcissa andando a sedersi a sua volta, tirandosi dietro anche la sorella maggiore e i due maghetti.
- Com'è andata al funerale?- chiese Draco a sua madre, dopo aver discusso del più e del meno.
La bionda alzò le spalle – Le solite cortesie dei Black. Mamma ha litigato col cugino Steve per quell'orrendo busto di nonno Joseph che si fece fare quando compì novant'anni. Sono volati i soliti insulti.-
- Al funerale? Hanno parlato dei beni al funerale?- sussurrò Harry a Sirius, sconvolto.
- Al funerale di mia madre, Bellatrix e mia zia si sono contese un vecchio quadro che la rappresentava. Tutta scena per gli altri conoscenti. Pensa che si sono anche prese per i capelli.-
- Uno spettacolo imperdibile.- soffiò Narcissa – Anche ci sono andata di mezzo io.-
- Ah, qualcosa forse mi ricordo...- Draco corrucciò la fronte – Quanti anni avevo?-
- Tre.-
- Si...non hai cercato di separarle e papà per aiutarti s'è quasi preso la bacchetta in un occhio?-
- Lo dicevo io che la vecchia si ostinava a vivere per dispetto.- mugugnò Sirius poggiando i gomiti sulla spalliera delle panche di pietra – Ma se non altro ieri sera ce la siamo anche sbrigata con le ultime faccende.-
Harry, sentendo quelle parole, s'illuminò come una lampadina – Ti hanno ridato i tuoi soldi...-
Sirius annuì, iniziando a sorridere in maniera alquanto birichina.
- E le tue proprietà?-
- Tutte, fino all'ultima.- rispose, scoprendo i denti bianchi.
- E non dovrai più stare a Grimmauld Place?-
- No.-
Harry si alzò in piedi – Possiamo andarcene a vivere dove vogliamo dopo il mio esame allora?-
- Si!- ridacchiò Sirius e per poco il bambino sopravvissuto non gli volò in braccio, stritolandolo al collo felice come da tempo non si sentiva – Non dovrò più tornare dai Dursley!!-
- Ah, è solo per quello che vuoi venire a vivere con me allora?- fece Black, fintamente offeso.
- Eh certo, praticamente sarà lui a doverti fare da padre.- frecciò Andromeda, facendosi comparire fra le mani un grande bicchiere di the al limone, visto il caldo pazzesco – Non è che tu sia molto affidabile!-
- Non ti rispondo neanche!- borbottò Sirius, ormai troppo felice per poter pensare ad altro. Potevano andare a vivere dove volevano...ovunque, sempre insieme!
- Verrà anche Remus con voi due?- gli chiese Andromeda, porgendo ad entrambi altri bicchieri.
Sirius scoccò un'occhiata d'intesa a Harry e subito il Grifondoro parve felicissimo.
- Anche Moony! Grande! Ah, non vedo l'ora Sirius!-
- Dio, quei babbani devono essere stati davvero insopportabili...- bofonchiò Black.
Andarono avanti a discorrere del più e del meno per qualche minuto, tanto che perfino Draco che solitamente non gli estranei amici di famiglia non era mai a suo agio, riuscì a distendersi. Sua madre e i suoi parenti avevano l'aria di essere più simili di quello che aveva mai creduto. In fondo aveva sempre pensato a Narcissa come una donna arida e priva di slanci, invece ora la scopriva ironica, pungente...e gentile con sua sorella maggiore. L'aveva visto perfino sorridere qualche volta. L'aveva dimenticato quel sorriso. Era bello...tanto bello. E dolce.
Sarebbe stato bello avere un sorriso del genere tutto per lui.
Sua zia invece era una persona alquanto particolare. Lei era stata una Serpeverde...atipica, un po' come Blaise.
In effetti glielo ricordava un po'. Anche lei, come tutti i Black, aveva un vena sarcastica molto divertente, era brillante e spiritosa in un modo mai esagerato...e questo aveva fatto dimenticare sia a lui che a Potter la sua somiglianza con Bellatrix. Inoltre non era stata invadente. Non aveva cercato di parlargli a tutti i costi ma Draco si era accorto perfettamente che lo stava studiando. Forse le ricordava Lucius...
A un certo punto però Harry e Sirius decisero di levare le tende a causa di una telefonata improvvisa al cellulare morto di Potter. Il moretto lo guardò sconvolto, poi accorgendosi che era la mezzosangue lasciò perdere e rispose esasperato, pensando a qualche casino e infatti la voce della Grifoncina arrivò come una strombazzata a tutti i presenti.
Lo Sfregiato cercò di calmarla ma sembrava in preda a una vera e propria crisi isterica, così Malfoy pensò che volesse parlare con lui invece Hermione chiese direttamente di Black.
Sirius ci aveva parlato una volta in un cellulare e tutto divertito si apprestò a cercare di capire che avesse...e quando ci arrivò non aveva più una faccia molto allegra.
- Che cos'ha la mezzosangue?- chiese, mentre Harry finiva il the ringraziando Andromeda molto gentilmente.
- Problemi di abbigliamento, ci pensiamo noi tranquillo...- e salutò anche Narcissa, poi senza dire altro agguantò il suo padrino e se la filarono per il sentiero, promettendo che sarebbero tornati. Promesse da marinaio, chiaro, ma una volta solo con quelle due donne, Draco si sentì un pelino imbarazzato.
Aveva l'impressione che volessero parlargli di qualcosa di privato e ne ebbe le prove quasi subito.
Sua madre gli mise in mano una lettera che portava il nome della Grifoncina come destinatario. La carta era intestata... portava il simbolo argentato a forma di leopardo degli Hargrave.
- E' di Jane.- gli disse Narcissa – Mi ha chiesto di farla avere a sua figlia. Potresti farlo tu, per favore?-
- Certo.- rispose, infilandosi la lettera nella tasca dei jeans – Jane sta bene vero?-
Narcissa sospirò, scambiandosi un'occhiata con la sorella.
- Il Ministero non ci va leggero con chi entra nell'Ufficio Misteri, specialmente nella sezione Magie Perdute. Lord Hargrave ha rischiato parecchio e ora stanno facendo dei controlli su Jane. Ora si trova al suo maniero, nel Linkolnshire. Alcuni Osservatori sono stati incaricati di farle dei test ma il fatto che sia anche una Veggente sta rendendo difficoltosa la regolamentazione della sua nuova condizione.-
- In effetti si contano sulla di una mano i casi che nei millenni sono stati studiati.- disse anche Andromeda, continuando a sorseggiare il suo the – Il Ministero con lei sta brancolando nel buio, è per questo che sono così nervosi.-
- Ma Lord Hargrave non permetterà certo che le facciano...- iniziò Draco e Narcissa scosse il capo, rassicurandolo – Figurati, nessuno finisce ad Azkaban per essersi riappropriato dei suoi poteri. Al massimo Lord Hargrave potrà ricevere qualche ingiunzione ma non credo...non ora che ha riconosciuto Jane come sua figlia.-
- Quindi è tutto a posto.- sospirò il biondino, più tranquillo.
- Si, è tutto scritto lì.- Narcissa fece un mezzo sorriso – Jane cade sempre in piedi.-
Purtroppo, dopo aver parlato di un argomento tanto voluto, Draco capì che era arrivato il momento dell'altro lato della medaglia. In mezz'ora, sua madre e sua zia ribaltarono quel poco di mondo appartenente al passato che gli era rimasto. Addolorata, Narcissa gli disse ciò che doveva: le proprietà dei Malfoy erano state confiscate dal Ministero. Lui, come unico erede, sarebbe ritornato in possesso delle loro case, del denaro alla Gringott, degli arazzi, dei terreni...tutto al compiere dei ventun anni. A Lucius Malfoy non era rimasto intestato più niente.
Il loro intero patrimonio era rimasto in titoli intestati a lui e sua madre. Tutto il resto...era storia vecchia.
- E...casa nostra?- sussurrò, deglutendo.
Narcissa scosse il capo – Gli avvocati mi hanno consigliato di chiuderla, aspettando la tua maggiore età legale. Tuo padre verrà considerato morto e io sono ancora una Black. Per quanto il patrimonio dei Malfoy verrà diviso fra me e te, ho pensato che sarebbe stato tenere le proprietà fuori dalla nostra vita fino a quando avrai compiuto ventun anni. Quando sarà il momento deciderai tu cosa fare.-
- Ma è casa nostra...- alitò, sentendosi stranamente perduto – Lì ci sono tutte le nostre cose!-
- Terminati gli esami dovremo sgombrarla.- gli disse Narcissa – Il Ministero è stato molto chiaro con me. Io sono stata giudicata innocente grazie alle testimonianze degli Auror e di Silente ma quella casa rappresenta tutto ciò che è stato tuo padre. Quando compirai gli anni, te l'ho detto, potrai farne ciò che vuoi. Ora purtroppo non possiamo tornarci ma abbiamo ancora tutto il nostro patrimonio...- lo guardò, sorridendo amara – Lo so che i soldi non sono niente.- e gli carezzò timidamente la mano – Ma hai compiuto diciotto anni, fra pochi altri anni potrai riprenderti tutto quello che vorrai. Ora però dobbiamo pensare a te e i soldi della tua eredità ti faranno vivere di rendita per molto tempo fino a quando non deciderai cosa fare della tua vita.-
- E tu? Tu dove andrai?- la guardò sgomento, serrandole la mano senza accorgersene – Io dove andrò?-
- Abbiamo ancora le case in campagna dei Black.- s'intromise Andromeda dolcemente, attirando subito la sua attenzione – Tua madre potrà vivere dove vorrà ma per un certo periodo dovrà essere controllata, questo immagino che tu lo possa capire...e poi ora a Grimmauld Place c'è la casa dei nostri zii. È stata totalmente ristrutturata, senza contare che potrà stare da me per tutto il tempo che vorrà.-
- Grazie.- Narcissa sorrise debolmente – Ma non importa cosa farò io. Dobbiamo pensare a Draco.-
- C'è solo l'imbarazzo della scelta.- Andromeda sogghignò con tenerezza, fissando il nipote – Fra quelle orribili e pompose case dei Black e dei Malfoy in cui sei stato...ce n'è una che non ti ha particolarmente disgustato?-
Draco, ancora in subbuglio, borbottò qualcosa ma più andavano avanti e più cominciava a sentirsi di nuovo franare il terreno da sotto i piedi. Sua madre aveva fatto portare via tutto da Malfoy House.
Le sue cose...le viste dalle finestra di mattina presto...
Anche se tetra, anche se chiusa, anche se fredda...era stata casa sua.
In carrozza, per tornare a Hogwarts, guardava fuori dal finestrino e cercava di non pensarci.
Sua madre se n'era già andata via. Avrebbe tanto voluto passare più tempo con lei...ma gli aveva promesso che gli avrebbe scritto presto. Sarebbe andata da Andromeda per qualche tempo e questo lo faceva sentire meglio.
Sentì una carezza sulla spalla e socchiuse gli occhi.
- Allora? Com'è tua zia?- gli chiese Blaise sorridendo.
Draco lo guardò, cercando di mostrarsi sereno anche per non farlo sempre preoccupare.
- Mi piace.- rispose, accorgendosi di essere sincero – Assomiglia molto a Bellatrix di aspetto...ma di carattere è del tutto diversa. È...-
- Simpatica?- l'aiutò Zabini ridacchiando – Dolce? Intelligente? Una Black?-
- Diciamo di si.- Draco sospirò e si tolse dalla tasca un'altra busta che gli aveva consegnato proprio Andromeda.
- Cos'è?-
- Mia zia mi ha detto di guardarle quando sono un po' giù.-
Blaise sgranò gli occhioni blu quando il suo migliore amico si ritrovò fra le mani circa una decina di foto molto vecchie. Entrambi i Serpeverde rimasero allibiti...e poi Draco cominciò a correrle tutte freneticamente.
Lui da bambino! In braccio a sua madre che rideva come mai le aveva visto fare!
Come lo stringeva affettuosamente...
In una foto c'era anche Andromeda. Era con loro due, sotto un porticato che non riconosceva.
Lui poteva avere appena tre anni ma le gettava le braccine al collo felice di stare con lei...e poi rimase di sasso quando trovò quella che stata scattata prima di tutte le altre.
Suo padre...e sua madre. Stavano seduti su un divano, ridendo fra loro...con lui, di appena un anno, in braccio a Lucius. Sorridevano...sorridevano senza un problema al mondo. Anche suo padre rideva in un modo che gli era del tutto estraneo. Era strano poi vedersi in braccio a lui. Lucius non gli aveva mai mostrato molto affetto...almeno a gesti.
Eppure in quella foto lo stringeva con tenerezza, gli faceva fare ciao con la manina...
Si strinse quelle foto al torace, lasciandosi andare contro lo schienale e quando Blaise gli passò un braccio dietro al collo non esitò a imprecare, addolorato.
- Perché è finita così?- ringhiò, con tutta la rabbia che provava – Perché non ha provato prima a salvarsi?-
- Ha capito che ormai poteva solo salvare te.- Blaise gli carezzò ancora il capo, triste per lui – Ma è una prova d'amore, Draco. Ha lottato tutta la vita per salvare se stesso. Non ce l'ha fatta...ma ti ha amato...e ti ha amato davvero, altrimenti non ti avrebbe salvato. Ha capito che l'unica cosa importante sei tu.-
- Dannazione...-
Socchiuse gli occhi argentei, avvertendo un dolore martellante che proveniva da dentro.
Dannazione a suo padre!

Tornarono a Hogwarts che il sole stava calando. La fiumana di studenti si riversò nella piazza della fontana, poi entrò nell'edificio ed alcuni si fermarono nella speranza di vedere qualche nuovo piccante pettegolezzo appeso alla bacheca d'ingresso. Lì c'erano le statistiche magiche del gradimento coppie e tutti quelli che si fermavano a vedere si mettevano a ridere eccitati. In effetti c'era un gran fermento. Forse perché l'anno stava per finire...ma soprattutto perché quel ballo avrebbe visto andare via Harry Potter e il Terzetto Miracoli, Draco Malfoy e tutta la sua cricca...
Insomma, le principali attrazioni se ne sarebbero andate e tutte le ragazze ormai facevano a gara per contendersi le loro ultime attenzioni anche se sapevano perfettamente bene che niente, in quegli ultimi due giorni, avrebbe scollato Harry Potter dalla sua ragazza, Elettra Baley.
Grifondoro aveva vinto di nuovo la Coppa del Quidditch due giorni prima, specialmente grazie a lei, mettendo fine al campionato interno. Corvonero e Serpeverde si erano ritrovati al secondo posto, stessi punti, con uno scarto minimo. Harry infatti all'ultima partita aveva avuto il terrore di perdere. I battitori della squadra argentata e verde si erano fatti delle vere belve, Elettra e Albert erano usciti dal campo con un taglio sul sopracciglio ciascuno ma avevano rischiato molto di più. Comunque Serpeverde era stata scoordinata, come a farla pagare al capitano che per una volta aveva volato senza pensare a nient'altro. Decisamente era stato lo scontro più vero che in quegli anni Harry avesse mai avuto con Draco... però alla fine, dopo fare tanto gli angioletti, un'ultima soddisfazione se l'erano presa.
Quando i professori ormai credevano che l'avessero smessa con la loro guerra in tutto, i due fecero scoppiare l'ennesima rissa in campo, con scope menate ovunque e cazzotti.
L'ultima partita...Harry ancora ci pensava quando scese a sua volta dalla carrozza, per tornare dentro alla scuola.
Avevano giocato l'ultima partita. Pochi giorni e ci sarebbe stata la festa. Una settimana di pausa e per loro il M.A.G.O.
Poi non sarebbe più stato un Grifondoro. Non avrebbe più portato lo stemma dorato, niente più Mcgranitt che urlava di comportarsi bene...niente più lui e Ron a dormire alle lezioni, niente più partite contro i Serpeverde, niente più Piton e la sua supponente presenza, niente più Silente con le sue stranezze...
Niente più Ron e gli altri insieme a lui, a divertirsi.
Niente più Hermione...
Persino niente più Malfoy con cui fare a botte.
Niente più Elettra a scaldargli il cuore con un sorriso...
Finito. La scuola era finita. Hogwarts era finito .
Rimase impalato in mezzo alla piazzola mentre gli altri studenti continuavano ad affluire all'ingresso.
Alzò il viso sul castello...e di colpo sentì qualcosa spezzarsi dentro di lui. Panico.
Lasciò che tutti entrassero e quando rimase solo corse dietro alla fontana ed estrasse dalla tasca dei pantaloni lo specchietto di Sirius, rotto a metà perché l'altra parte l'aveva regalata a Hermione. Quasi urlando, richiamò il suo padrino che apparve poco dopo, un po' spiazzato.
- Dio ma cosa c'è?- si allarmò, vedendogli la faccia spaventata – Harry tutto ok?-
- Sirius...- Harry ansimava, veramente a pezzi – Sirius...posso...posso venire da te?-
- Harry, calmati!- gl'ingiunse Black – Mi dici cosa succede per favore? Stai male? Cos'è successo?-
- Non lo so!- sbottò il bambino sopravvissuto, tremando – Voglio solo venire da te!-
Sirius non capiva ma più lo guardava e più qualcosa gli diceva che era meglio non discutere. Potter lo vide dargli un secondo le spalle, lo sentì parlare con Remus probabilmente: gli stava dicendo di avvisare Silente tramite una sfera magica che Harry sarebbe uscito da scuola e venuto dritto a Grimmauld Place, dove Black stava facendo le valige.
Il Grifondoro intanto non se lo fece ripetere due volte. Di corsa, senza avvisare nessuno, volò giù per la gradinata del giardino esterno, poi giunto al portone lo scavalcò senza degnare Gazza di un'occhiata che lo rincorse sbraitando fino a quando Harry non fu fuori dal campo anti Smaterializzante...e poi sparì.
Apparve al buio di Londra, dietro un angolo della via che conosceva bene ormai e si mise a correre per strada, incurante delle macchine che sfrecciavano di giovedì sera, vedendo subito che la casa stava riprendendo forma normale. Si precipitò sui gradini e quando Sirius aprì la porta si ritrovò con la braccia di Harry strette alla vita e un ragazzo di quasi diciott'anni che avrebbe passato la notte intera sveglio, a parlare con lui...rivelandogli ancora una volta quanto fosse simile a James.

Ron, prima di andare a cena, uscì dallo studio di Silente imprecando in tutte le lingue che non conosceva.
- Accidenti a Harry!- sbraitò quando raggiunse la Sala Grande, buttandosi a tavola incavolato nero.
- Che c'è Weasley, cattiva giornata?- frecciò Fawcett da Serpeverde.
- Fammi un favore perdente, vedi di startene zitto eh?- ringhiò il rossino, sbalordendo sempre Hermione e gli altri per come diventava un leone quando perdeva le staffe – Oppure vuoi che mettiamo a posto i conti per la ferita di Elettra?-
- E capirai, neanche l'avessi uccisa!- si schifò quello.
- Ma vai all'inferno!- Ron tornò a infilzare le patate come un indemoniato.
- Allora?- gli chiese Neville preoccupato – Dov'è Harry?-
- Da Sirius!- sbottò incazzoso, facendo tirare alla Grifoncina un silenzioso sospiro di sollievo – Non capisco che cavolo sia successo ma non mi sono neanche accorto che spariva! Silente ha detto che è stata una cosa improvvisa!-
- Si vede che voleva stare un po' con il suo padrino no?- gli fece notare Lavanda.
- Si, è da tanto che non stanno insieme.- gli disse Ginny per calmarlo – Sarà stato un raptus affettivo...-
- Il raptus ce l'avrò io quando lo strozzerò!- ringhiò ancora Ron – Ogni volta che sparisce ne capita sempre qualcuna, io non riesco più a sopportare queste cose! Quando pensi che tutto sia finito, lui riprende con queste abitudini del cazzo!-
- Ron...- Hermione gli scoccò un'occhiata penetrante, pregandolo di calmarsi e lui, dopo un altro borbottio sottomesso, si decise a distendere i nervi anche se per farlo alla fine della serata dovette massacrare la Grifoncina a scacchi per almeno quattro volte di fila ma la bella Granger non parve farci caso anche se ormai cominciava davvero a pensare che quel gioco fosse un po' troppo violento per i suoi gusti.
Quando la regina di Ron spezzò di nuovo il collo al suo re, Hermione lasciò perdere.
- Ci rinuncio.- mugugnò alzando le mani in segno di resa, poi però sollevò anche uno sguardo inquisitorio su Ron.
- Che ti è preso stasera?-
Il rossino serrò le mascelle, lasciandosi andare contro la sedia che si erano portati dalla sala comune di Grifondoro. Avevano deciso di mettersi a giocare in giardino, visto che il coprifuoco per loro del settimo era ormai storia passata, ma soprattutto per stare lontano da orecchie indiscrete.
- Allora?- richiese Hermione, avvolgendosi in uno scialle color perla che le aveva regalato sua madre per quell'ultimo anno – Ron che t'è preso?-
- Lo sai.- disse, aprendosi una delle due bottiglie di Burrobirra che si erano portati. Bevve un lungo sorso, scuotendo il capo – Ogni volta, ogni anno...è sempre successo qualcosa. Io gli sono sempre vicino ma quando sparisce...cazzo, vivo nell'angoscia che gli possa essere successo qualcosa di grave e che noi non possiamo fare niente per aiutarlo, quando lui invece...-
-...Quando lui invece per noi c'è sempre stato.- Hermione sorrise, cingendosi le ginocchia con le braccia – Ti capisco. Ma se per te è finita...forse per lui ancora no.-
Ron annuì, mesto e malinconico – Lo capisco questo ma...-
- Anche io ho paura,- la streghetta si sporse per carezzargli una mano – anche a me mancherà da matti questo posto ma non è mai stato ciò che invece è stato per Harry. Io adoro Hogwarts...ma per lui è stata la sua casa per sette anni. Ron, non ha mai avuto una vera famiglia ma incontrandoti invece è diventato membro della tua. I tuoi lo amano, i tuoi fratelli lo considerano uno del pacchetto...- sorrise ancora, vedendo il rossino con gli occhi un po' lucidi e che cercava di nasconderli, per fare l'uomo duro – Harry ci vuole bene e se non ci fosse stata Hogwarts lui non avrebbe mai trovato noi, non avrebbe mai messo alla prova ciò che realmente è. Non ci sarebbero stati il volo e il quidditch nella sua vita. Senza Hogwarts non ci sarebbe stato mai neanche Sirius né Elettra. Per lui, Hogwarts è tutto ciò che possiede. È la sua casa. La sua vita.-
- Perché continua a pensare che non ci vedremo più?- sussurrò Weasley – Io a volte non lo capisco proprio! Abbiamo già organizzato il viaggio di quest'estate! Sirius fa parte dell'Ordine e diventeremo tutti Auror! L'abbiamo deciso insieme! Perché ha questo terrore folle di andarsene da qui?-
- Questo è come un nido per lui.- Hermione sospirò paziente – Qui c'è tutto quello che lui ha sempre sognato! C'è anche Lucilla che ha vegliato su di lui per tutti questi anni! Per Harry non è facile staccarsi da qua perché una volta qui fuori lui crede che ci separeremo. Pensa, inconsciamente, che l'unico filo conduttore sia la nostra magia...e il legame che ci ha unito al primo anno quando abbiamo giurato di eliminare Voldemort.-
- E ora che non c'è più né Voldemort né Mangiamorte...- capì lentamente Ron.
- Già, crede che tutto finirà dopo gli esami.-
Ron bevve un altro lungo sorso, abbassando il capo. – Ma tu guarda che deficiente!-
- Non ha ancora capito quanto siamo appiccicosi a quanto pare...- ridacchiò Hermione.
- E' il mio migliore amico, figurarsi se lo mollo! Ma che cazzo ha in testa?-
La Grifoncina sollevò le spalle, ridacchiando più sollevata – Se non altro domani torna e potrai spaccargli la faccia. E sai una cosa? Penso che gli mancherà anche Malfoy...dove lo trova un altro che lo mandi a quel paese ogni due secondi?-
- Per favore...- Ron accostò il capo alla spalliera della sedia e si mise a guardare le stelle. Era meglio cambiare discorso, tanto sarebbe stato utile solo parlarne con Harry, così si ricordò di un altro succulento pettegolezzo – Hai più visto Lucilla?-
- L'ho vista prima di cena. Io ed Elettra siamo passate a trovarla. Adesso dorme separata da Tristan.-
- Ma perché?- Ron allargò gli occhioni chiari – Vuoi dire che non si sposano più?-
- Non mi pare che gli abbia mai detto si.- disse la Grifoncina tranquilla – E poi Lucilla è fatta a modo suo. Non è una che si sposa solo perché aspetta un figlio. Adesso è anche libera di tornare a vivere fra la gente civile...più o meno, quindi potrebbe permettersi di crescere suo figlio e frequentare Tristan fino a quando le garberà di dire quel si.-
- Dio se siete contorte voi donne...- Ron le lanciò l'altra bottiglia di Burrobirra, sbuffando.
- E tu invece?- Hermione lo guardò davvero con pena – Mancano due giorni al ballo e tu snobbi tutte le ragazze che t'invitano. Perché non dici si a quella che ti piace di più Ronald e la fai finita? Non sei di vetro sai? Non ti mangiano mica!-
- Sono tutte oche!-
- Cosa? Anche Padma e Lavanda?-
- Peggio della morte! Piuttosto ci vado con mia sorella!-
- Ginny ci va con Dean.-
- Allora ci andrò con qualcun altro, non mettermi l'angoscia che proprio non ne ho bisogno.-
- Mamma mia, ma sei davvero intrattabile!- rognò la streghetta – Ti hanno dato il due per caso?-
- Ah, spiritosa...- Ron ringhiò sonoramente – No, solo che l'unica che mi va non è disponibile.-
- E chi sarebbe?- chiese la ragazza con una faccia d'angioletto curioso.
Ron la fissò storta, poi si volse indietro per vedere che ci fosse qualcuno nei paraggi...e quando tornò a osservarla con le orecchie rosse come i suoi capelli.
- E allora?- Hermione sollevò le sopracciglia stranita - Cos'è un uomo?-
- Ma no, scema!-
- E allora cos'ha questa ragazza che non va? Ha i baffi? La gobba? È pelosa?-
- No!-
- Allora è brutta! Ha la bocca storta?-
- Ma no che non ha la bocca storta!-
- Sarà mica quella scema francese, quella che si fila Bill!-
- Ci mancava che ti ricordassi di Fleur! No, non è lei!-
- Allora è piatta come una tavola! Cos'è, una schiappa a letto?-
- La finisci di dire stronzate?- sbottò Ron esasperato e arrivato a quel punto, distrutto a livello psicologico dalla pressante rottura della sua migliore amica, decise di vuota il sacco – Cazzo è la Parkinson!-
Hermione che stava bevendo dalla bottiglia quasi si sbrodolò tutta sul prezioso scialle e quando ebbe finito di tossire, capì che in quei mesi non era stata l'unica a "far amicizia" con il suo compagno di banco...
Si vedeva dalla faccia troppo rossa del suo amico che in vita sua non aveva mai saputo mentire troppo bene...  

La Scomessa-DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora