Capitolo 15

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Era venerdì mattina quando Hagrid, guardando verso l'entrata di Hogwarts, capì che tirava aria cattiva. Decisamente quella sarebbe stata una pessima giornata, visto chi stava varcando la soglia della scuola...
Lo stesso presentimento lo ebbe Lucilla, quando aprì gli occhi dal suo limbo.
Si mise a sedere nel letto di Tristan, alzò la mano destra e guardò nelle sue lucide unghie nere.
Nel riflesso di queste vide chi stava arrivando col suo passo sprezzante, il suo miserabile orgoglio e il sadico piacere nel sentire i nemici gridare pietà.
All'improvviso un ghigno demoniaco le segnò il viso bellissimo.
Tristan apparve sulla porta del bagno e per un attimo rimase a osservarla. Sentì un brivido a pelle ma c'era talmente abituato che vederla sogghignare per lui fu quasi un sollievo. Infilò di volata una camicia e le andò a fianco. Guardò attraverso le sue unghie lucidissime ma l'Auror non sorrise. Si limitò a sospirare, lasciandosi andare contro i cuscini.
- Noooo...- piagnucolò coprendosi il viso con un guanciale – Non oggi...non lui...-
- Ha proprio voglia di morire.- sibilò Lucilla, trattenendosi a stento dallo sfregarsi le mani.
- Ti prego!- la supplicò guardandola esasperato – Ti prego non fare disastri! Non oggi!-
- Perché no?- chiese capricciosa.
- Per Piton oggi è la gran giornata. Sai...il Sacro Giorno.-
- Non mi dire che vuole far fare alla classe...- lasciò in sospeso la frase e il bel biondo annuì.
- Già. La fatidica prova del nove. I ragazzi sono nella merda. In quella classe, fra le due case, ti posso assicurare che giusto in tre sono veramente abili con le pozioni.-
- Harry non è fra questi, temo.-
Mckay rise, ricordando le facce disperate dei Grifondoro.
- Draco non avrà problemi. È un vero genio. Anche Hermione se la sa cavare. L'altro è Blaise Zabini.-
- L'amico di Malfoy?-
- Si. Comunque sono le undici. Alle due dovrebbero avere la fatidica prova. Sai che Piton ci tiene da matti ma secondo me scoppierà solo un gran casino. Quella pozione è sempre stata un pericolo.-
- Specialmente visto che qualche idiota continua a ostinarsi a far fare lezione insieme a Grifondoro e Serpeverde.- borbottò Lucilla, ributtandosi sotto le lenzuola – Tu invece non devi andare a tormentare qualcuno?-
- Non ho lezione oggi.- disse morbidamente, mettendosi di traverso su di lei – Che ne dici di ingannare il tempo?-
- Sono certa che troverai molto più difficile flirtare con una spada in gola, Mckay.-
Tristan fece una smorfia.
- Mi hai fatto dormire sul pavimento, tendo a ricordatelo.-
- Sei tu che mi hai offerto il letto.- celiò lei sadicamente.
- Si, da dividere in due.-
- Non sei capace di tenerti fermo quando parliamo, figurarsi stesi in un letto.- replicò la Lancaster scocciata – Senti ma ti sembro così stupida? Non sono nata ieri. Potrai andare avanti a dire che non alzerai un dito fino alla fine dei tuoi giorni ma la verità Mc è che sei un porco.-
- Porco a me?- sbottò inferocito – Tesoro, so che nella vostra specie di esseri ghiaccioli senza cuore i sentimenti hanno poca importanza ma c'è una cosa che si chiama attrazione sessuale ed è comune anche a voi.-
- T'è mai passato per la testa che io non ti voglia?- frecciò ironica.
- No.- fu la lapidaria risposta.
Lucilla lasciò perdere, sospirando per calmarsi.
- Dove si sta dirigendo?- chiese, tornando al discorso iniziale.
- Dove vuoi che vada quell'essere molesto?- rise Tristan afferrando un libro – Andrà a segarle al preside presumo.-
- Mi chiedo come il Ministero possa permettere certe cose...- sussurrò Lucilla a un certo punto, stringendo il pugno sulle lenzuola – Quando c'era mio padre...nessun servo di Voldemort avrebbe osato camminare sotto gli occhi di tutti.-
Sentendo il suo tono, l'Auror tornò a stendersi al suo fianco...poi lentamente alzò una mano, per carezzarle la testa.
- Ti mancano vero?-
Lucilla non rispose, chiudendo gli occhi addolorata. Non serviva a niente rivangare. Solo a farla stare peggio.
E il tocco gentile di Tristan non faceva che aumentare il suo dolore. Rappresentava tutto ciò che non poteva più avere. Fece per allontanargli la mano ma lui gliel'afferrò, baciandole il palmo freddo.
Poi, senza dire nulla, fece una mossa azzardata.
Le passò lentamente le braccia attorno alla vita e rimase così, stretto alla sua schiena.
Non lo respinse...e ringraziò il cielo. Era tutto ciò che chiedeva. Voleva solo farle sentire che le era vicino.

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