47.Riflessioni e inizio partita

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E ora che faccio? Vado o non vado?

Prendo il telefono, vengo attirata dalla galleria.
Le prime foto che mi compaiono aprendola sono le ultime scattate con i nostri amici durante le uscite.
Dalla gita ad Aspen alle semplici uscite al parco o in qualche locale.
Sfogliando ancora vedo una cartella,  quella dove metto le foto per me più importanti, la ho chiamata '❤' e dentro ci sono tutte le foto con Liam, Dylan, Alyson e... James.
Il suo viso dolce con quei due occhioni chiari bellissimi mi guarda e mi sorride.
Ricordo quando mi ha aiutato a rialzarmi dopo che sono diventata una zombie per Davon, quando mi stava vicino e mi sorrideva felice quando vedeva che ero di nuovo felice a mia volta.

E ora? Se fosse qui? Di sicuro mi sgriderebbe e mi direbbe che sono un'idiota, mi direbbe che è normale soffrire e che la maggior parte delle volte ne vale la pena.
Vorrei tanto parlargli, vorrei tanto avere uno dei miei migliori amici qui a stringermi e a darmi consigli, Liam è sempre stato impegnato ultimamente e non ho potuto stare con lui, ma non posso avercela con Juan o con il signor Lopez.

Sono consapevole del fatto che ho bisogno di qualcuno con cui parlare, ma ora non c'è nessuno e le ragazze sono andate via.
Sbuffo, mi alzo dal letto e vado verso l'armadio, oggi fa caldo per cui metto un crop top di stoffa leggero, un leggins e scarpe da tennis.
Esco a correre, ho bisogno di schiarire le idee.
Guardo l'orologio, da quello che ho capito la partita sta iniziando ora, ma adesso non mi interessa.

Prendo il telefono e faccio partire una playlist a caso, sperando che stavolta non parta qualche canzone che mi faccia fare il solito esame di coscienza.
Sono 5 minuti ormai che corro, inizio a sentire il caldo del sole che si alza sempre di più.
Arrivo al parco, un vecchietto dà le briciole di pane ai piccioni, mi fermo, tolgo le cuffie e vado verso la panchina.
"Cos'è? Una specie di nuovo hobby?" Dico ridendo e attirando la sua attenzione.
"Si può dire così" dice ridendo a sua volta.

"Che ci fai qui?" Chiede lui, io immediatamente smetto di ridere.
"Io..." inizio a bassa voce.
"Siediti" mi dice, faccio come ha detto. Consapevole che ha già capito che ho bisogno di parlare.
"Dimmi tutto, Kry" mi dà la sua completa attenzione.
"Ho litigato con Austin..." Inizio tirando i capelli dietro le orecchie.
"È normale in qualsiasi coppia, non è normale il contrario"

"L'ennesima ragazza ci ha provato... Io sono stata tranquilla, anzi per non torcerle un capello sono corsa in bagno" dico, vedo dal suo viso che ha capito che ricordi mi sono tornati alla mente.
"Perchè questo cambiamento nei tuoi modi di fare?" Chiede da vero strizzacervelli.
"Io volevo fidarmi e dimostrare che non c'è bisogno di essere sempre violenti, io volevo, e voglio, cambiare per migliorare e fargli capire che mi fido e che ci tengo a lui, a noi" dico tutto quello che penso.
"E lui l'ha apprezzato?" Chiede poi.
"Sinceramente non é durata molto, perché Liam é venuto a dirmi, in poche parole, che avevo scelto la sera sbagliata per non essere 'territoriale'" dico riassumendo brevemente la conversione col mio migliore amico.
"Ed era così?" Chiede guardandomi intensamente, so che vuole che dica la verità e solo quella.
"Decisamente" dico abbassando lo sguardo.

"Capito, come l'hai trattata?" Chiede in un sospiro, capendo che non sono sono stata ferma a guardare.
"Le ho tirato un po' i capelli e volevo fermarmi lì..."
"Ma...?" Capisce che é successo molto di più.
"Ma poi lei ha detto che Austin era il suo ragazzo... E... E io l'ho lanciata contro un tavolo e tirata su per il collo, poi l'ho lasciata andare" il suo sguardo è  completamente rassegnato
"È successo altro?"
"Dopo che sono tornata al tavolo involontariamente mi sono fatta queste" gli mostro le piccole cicatrici e crosticine dei segni che ho lasciato con le mie unghie.
"Sono scappata fuori, lui mi ha rincorso ma io non volevo parlare" inizio a sentire una forte stretta al cuore.

"Fammi indovinare: ha provato a scusarsi in tutti i modi ma tu te ne sei comunque andata" continua lui, sentire queste parole da qualcun'altro mi fa sentire un mostro.
Mi sento così in colpa ora.
"E ora?"
"Oggi c'è una partita importante della sua squadra di basket, ma non so se andare"
"Se posso, la partita é solo una scusa, non ti interessa veramente" dice lui, guardandomi negli occhi, ma davanti al mio sguardo confuso continua a parlare.
"Tu vuoi vederlo, controllare come sta"
"Voglio... Solo capire se andare e perdonarlo o rimanere a casa e fargli capire che non voglio"

𝑼𝒈𝒖𝒂𝒍𝒊 𝒎𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒕𝒓𝒐𝒑𝒑𝒐 [𝑪𝒐𝒎𝒑𝒍𝒆𝒕𝒂]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora