11.Perdono e sorprese

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Mi avvio verso il giardino dove é andato mio padre, spero di trovarlo presto.
Quando esco mi accorgo che questo cortile é immenso più del mio, c'è qualsiasi tipo di fiore ed é molto curato, pieno di colori e trasmette allegria, mi servirà...

Passano 10 minuti in cui credo di essermi persa e in cui sono riuscita a vedere un labirinto fatto di spiepi, ma davvero?
In lontananza un'aiuola bellissima piena di rose e margherite, davanti una panchina e seduto su di essa un uomo, lo riconosco e mi avvicino, sono a dir poco nervosa.

"Ehi"
"Adoravi le rose se ricordo bene" mi fa sorridere il fatto che se lo ricordi.
"É un po' difficile per me parlarti, quando in realtà vorrei farti visitare l'ospedale" ridacchia ed io mi siedo vicino a lui.
"Ma se vuoi, puoi dirmi perché sei così triste?" Lui mi guarda interrogativo, lo capisco bene, troppo bene.
"Che c'è? Sei pur sempre un mio genitore" Ridacchia ma non risponde.

Quando sto per alzarmi, stanca di questo silenzio, parla.
"Quando é successo tutto io non stavo tradendo tua madre, non l'ho mai fatto anche se mi si presentava l'occasione molto spesso, stavo discutendo di un importante incontro che si sarebbe tenuto a breve con degli importanti colleghi australiani con la mia segretaria, quando ho sentito il suono della porta che si apriva e lei mi si é avventata addosso, Dylan ci ha visti, ho cercato di spiegargli tutto ma mi ha pestato e buttato fuori di casa, come ben sai, io amavo tua madre e lo faccio tutt'ora, proprio come amo ancora voi, i miei bambini" sono allibita e sto per rispondergli, ma mi blocca.

"Per favore fammi finire, poi potrai prendertela quanto vuoi se non crederai alla mia storia" mi dice con gli occhi ancora più tristi, annuisco.
"Quando sono tornato al lavoro la mia segretaria ha continuato a darmi fastidio e così ho capito le sue intenzioni, sperava che fosse tua madre ad aprire quella porta, ma ha ottenuto in parte quello che voleva visto che sono stato cacciato di casa con tutte le mie cose"
"Perché ha fatto questo? Perché l'hai assunta?" Non gli credo più di tanto.

"Non l'ho assunta io, era già presente quando c'era nonno, comunque era brava nel suo mestiere, non poteva essere licenziata solo per dei battibecchi con tua madre, da poco aveva iniziato a starmi sempre appiccicata"
"Era brava nel suo mestiere, dici?" Dico con un sorrisetto derisorio.
"Certo che sei infame"
"Dai su, aveva due lavori nell'azienda ed era brava in entrambi, così siamo contenti tutt'e due" stiamo ridendo come idioti.
Poi ritorniamo seri e lui continua a raccontare, con me in silenzio che lo ascolto ormai presa.

"Comunque la ho sempre rifiutata, essendo un uomo sposato e felice con 3 stupendi figli ma lei non lo ha mai accettato, la conoscevo fin dall'università quella donna e ha sempre dato fastidio a tua madre quando eravamo fidanzati e anche prima, io l'ho difesa e da lì è nata la nostra storia" annuisco, è una bella storia nel suo piccolo.

"Poi cos'è successo?"
"Ho trovato un appartamento in centro e mi sono rassegnato al fatto che dovessi lasciarvi andare, non mi avreste più perdonato, lo sapevo da solo. Non posso negare che il lavoro che mi ha lasciato mio padre fosse molto impegnativo e prima di accettare avrei dovuto discuterne con voi, la mia famiglia, e me ne pento tanto.
Avevi compiuto 14 anni quando me ne sono andato, ormai mancano pochi mesi e ne farai 18, eri ancora giovane, ma abbastanza grande per soffrire il necessario, come Alyson e Dylan. Dopo quasi 2 anni a vedere voi che eravate felici nonostante tutto sono impazzito, ho iniziato a trattarvi ancora peggio" ecco perché...

"Non eravamo felici, io mi sono sfogata con Dylan sullo sport, mamma era in depressione e Alyson sembrava uno zombie!" Sono arrabbiata, non con lui, ma per il fatto che pensava che fossimo felici.
"Mi dispiace tanto, sono stato veramente stupido"
"Concordo, ti sono grata per tutte queste spiegazioni, davvero tanto, ma la mia vera domanda è perché sei così triste ora"

𝑼𝒈𝒖𝒂𝒍𝒊 𝒎𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒕𝒓𝒐𝒑𝒑𝒐 [𝑪𝒐𝒎𝒑𝒍𝒆𝒕𝒂]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora