XIII

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-Non ci avevi detto niente di questa cosa fra te e... il figlio di Malfoy. Rose...-

-Papà. Smettila di chiamarlo 'il figlio di Malfoy'. Lui è Scorpius. Scorpius, e basta.-

Rivolgo uno sguardo implorante a mia madre che annuisce e posa la mano sulla spalla di mio padre.

Lui si rilassa subito, e si siede. Incredibile come questa donna possa avere, dopo tanti anni, ancora tanto effetto su di lui.

-Ronald, non saltiamo subito alle conclusioni.- gli dice.

Poi mi fa cenno di continuare.

-Non vi avevo detto niente nemmeno quando, oltre a medimagia, volevo fare cardiochirurgia babbana. Eppure siete rimasti contenti.-

Papa sbuffa.

-Non è la stessa cosa.- borbotta.

-Si che lo è papà!- esclamo.

Mi alzo dalla sedia e poggio le mani sul tavolo. Non ho mai urlato contro i miei genitori. Ma adesso mi sento in dovere di fargli capire che cosa è importante per me.

-Si che lo è. Sono entrambe scelte che riguardano la mia vita, papà. La mia vita. Entrambe. E tu lo sai.- mi rivolgo anche a mia madre -Tu lo sai, voi lo sapete, che io non ho mai, mai preso una decisione senza esserne convinta. Mai.-

Cala il silenzio nel salotto della Tana.

Ci hanno lasciati qui da soli, compreso Scorpius, che ha capito la delicatezza della situazione.

E ora sono qui a fronteggiare mio padre cercando di far valere le mie ragioni.

Non voglio litigare. Voglio che lui capisca che quello che abbiamo io e Scorpius dalla fine dell'estate a questa parte non è un gioco, che questi pochi mesi non sono stati frutto di una bravata.

Voglio che capisca che per me è importante. Ed è importante che lui capisca.
Non so se mi spiego.

-Lo so che ve l'ho comunicato soltanto ora. Dio, ho aspettato. Puoi farmene una colpa? Ho aspettato che tutto si mettesse in ordine.- dico, dopo qualche minuto.

Ancora silenzio.

-Merlino, papà. Guardami. Sono sempre io. Rose. Ti prego.-

Alza lo sguardo e incontra il mio, così simile al suo, eppure così diverso.

Si alza, fa il giro del tavolo e viene accanto a me.

Mi abbraccia, senza dire una parola.

Poi esce.

Guardo la mamma, scettica.

-Penso che questo sia il massimo a cui tu possa aspirare per il momento, bambina.- mi dice, e mi abbraccia anche lei.

-È che non capisco..- faccio un cenno alla porta da cui è appena uscito. -Quando Hugo ha portato Justine a casa non è successo nulla di tutto questo..-

-Rose.- esordisce la mamma -fin da quando sei nata, per tuo padre sei la cosa più bella del mondo. Sei la sua bambina, la sua principessa. Vederti cresciuta, non solo fisicamente, ma anche sentimentalmente, lo ha scosso molto.
E non c'entra Scorpius...-

Mi prende per mano e ci sediamo sul divano.
Vedo le rughe sul suo volto che la rendono ancor più bella di quanto fosse in passato.
Mi accarezza i capelli, come quando ero bambina, e mi rilasso subito.

-Avresti potuto portargli qualunque ragazzo. Per lui sarà sempre difficile lasciarti al mondo, guardarti da dietro mentre tu cammini fianco a fianco con un altro uomo.
Avrà sempre paura che tu un giorno possa stare male per lui, ma è normale.-

Non mi rendo conto di star piangendo fino a che la mamma non mi asciuga le lacrime.

-Lui sarà sempre il primo e il solo.-

Lei mi sorride dolcemente.

-E lui questo lo sa. Gli serve solo un po' di tempo per abituarsi...-

Mi abbraccia, ed io inspiro forte il suo profumo di fresco e pulito.

-Capirai quando sarai genitore anche tu.-

L'immagine di due bimbi biondissimi mi appare davanti.
Scaccio il pensiero.
Cretina, Rose.

Mamma mi da un bacio sulla fronte.

-Vado a prendere Teddy e Victoire in aeroporto... Ci vediamo tra un po'.-

Rimango seduta sul divano a contemplare il soffitto.

Mi mancherà tutto questo. Mi mancherà ogni singolo oggetto, ed ogni singolo istante di tutto quanto.
Per i prossimi sette anni.

Qualcuno bussa allo stipite della porta.

Scorpius Malfoy mi sorride.

Apre le braccia e io mi ci fiondo senza pensarci due volte.

Gli bacio il collo, mentre lui mi carezza la schiena.

-Tutto bene?- mi sussurra.

Annuisco affondando il viso nel suo collo.

-Hei...-

Mi tiene fra le sue braccia, mentre mi costringe a guardarlo.

Lo bacio.

Poi lo trascino fuori.

Il sole non è ancora calato, ma l'aria comincia a pungere, dato l'inverno alle porte.

Camminiamo tra gli gnomi da giardino nel cortile della Tana, e ci sediamo sulla sedia a dondolo.

-Cosa ti hanno detto?- mi domanda, continuando a tenermi per mano.

-Poteva andare meglio. Mio padre è ancora restio. Ma gli passerà.-

Restiamo un po' così, mano nella mano, mentre guardiamo il sole che muore dietro le colline.

-Vuoi vedere una cosa?- mi chiede.

Annuisco, un po' confusa.

Mi prende per mano e mi dice 'fidati di me'.

Un attimo dopo ci troviamo di fronte alla Oxford University della Londra Babbana, non molto lontana dal Paiolo magico.

-Cosa..?-

-Lo vedi quel palazzo lì?-

Mi indica un edificio di sei piani bianco e grigio.

Lo guardo interrogativa.

-Il secondo piano è mio. È vicino al paiolo magico, ed anche al ministero, e alla tua Università.-

Ancora non capisco.

Non mi dice nulla.

Il mio sguardo si sposta da lui alla palazzina, e di nuovo a lui.

Poi capisco.

-No!-

-Come no?- mi dice lui sorridendo.

-Non puoi, è... È troppo. Io non posso.-

Ride di cuore, e accorcia le distanze.

-Non ti sto offrendo un posto dove stare. Ti sto offrendo una parte di vita. La mia vita. Se la vuoi.-

Colgo l'enormitá di ciò che mi ha appena detto, facendo di tutto per non vacillare.

Lo guardo in quei suoi occhi così belli e così veri.

Quanto siamo cambiati, e quanto è cambiato lui...

La consapevolezza di tutto questo aumenta nel mio cuore, insieme ad un'altra cosa...

-Ti amo...- gli dico.

Così, come mi viene.

Stavolta è lui a rimanere scioccato.

Poi sorride, in quel modo che... Davvero, lo bacerei all'infinito.

Mi accarezza, ed io come al solito mi perdo col suo tocco.

-Ti amo anche io.-

Lo abbraccio e, davvero...

Non ho bisogno d'altro.

Meant to Be.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora