Capitolo 30 - Identitá

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Mi rivolse un sorriso gentile e in quel momento guardai il suo outfit: jeans a strappi che mettevano in evidenza le sue cosce muscolose, una camicia bianca larga, che faceva intravedere il suo busto sottile e il suo petto magro e infine delle Ti­m...

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Mi rivolse un sorriso gentile e in quel momento guardai il suo outfit: jeans a strappi che mettevano in evidenza le sue cosce muscolose, una camicia bianca larga, che faceva intravedere il suo busto sottile e il suo petto magro e infine delle Ti­mberland marrone chiaro.

Era davvero un bel ragazzo.

Mi risvegliai dal mio coma e gli sorrisi anche io a mia volta, anche se probabilmente sembravo una deficiente dato che mi ero praticamente sciolta alla sua vista.

"Ciaociao"

La sua voce era giocosa, piena di energia come qualche ora prima, quando era nel locale. Sembrava un ragazzo davvero pieno di energie o forse, era solo bravo a nascondere la sua stanchezza.

"Ehi" mi limitai a dire.

"Come è andata a lavoro?"

Era la prima volta che dopo tanto tempo, qualcuno mi chiedeva come fosse andata la mia giornata.

Gli feci un sorriso sincero e pensai che solo una stupida potesse pensare che fosse una cattiva persona, quel ragazzo.

"Molto bene, grazie. Tu non lavori?"

Forse sembravo troppo invasiva, ma infondo quel ragazzo mi aveva dato prova di poter parlare con lui come se fosse un mio vecchio amico.

"Si, ormai vivo qui praticamente per lavoro... Anche se ho amici e parenti in Corea del Sud"

Diventai un po' cupa quando pronunciò la parola "Corea".

Primo, perché mi ricordava Taehyung e secondo, perché allora stava a significare che se ne sarebbe andato prima o poi e terzo, perché me li attiravo tutti a me i coreani.

"Tutto bene?"

Cercò il mio sguardo con i suoi occhi da cerbiatto e scacciai subito quei pensieri, perché non volevo rovinare quel momento con lui.

"Si, si. Solo che avevo un ragazzo che veniva da quelle parti e diciamo che ci siamo dovuti lasciare a causa del suo lavoro"

"Ah... cavoli mi dispiace" disse con tono dispiaciuto.

"Non importa. Possiamo andare ora?" scossi la testa, guardandolo poi.

"Si, certo...Sofia, giusto?"

"Si! Come fai a saperlo?" chiesi sorpresa.

"Quando sei svenuta, una delle tue colleghe ha pronunciato il tuo nome e inoltre, quando la tua amica mi ha aperto la porta a casa tua, ha esclamato un 'oh buon Dio, Sofia' "

Risi di buon gusto, immaginandomi Clare preoccupata. Ha sempre fatto tanto la dura, ma ha un cuore puro e tenero.

"Ora tu sai il mio nome, ma io non so il tuo" gli dissi, infondo non potevo continuare a chiamarlo ragazzo-cerbiatto. Lui sembrò un po' sorpreso ed esitò un attimo, poi sospirò e mi rispose.

"Jungkook, mi chiamo Jungkook e ho 20 anni, 21 a settembre" 

Il suo nome a primo impatto mi sembrò famigliare, ma scacciai il pensiero, ritenendolo poco importante.

"Vent'anni? Allora avevi ragione, non abbiamo poi cosi tanti anni di differenza. Io ne ho 19, fatti a febbraio"

Sgranò i suoi occhietti grandi ed emise un suono di sorpresa, dicendomi poi che sembrava ne mostrassi molto meno.

Io feci spallucce e camminammo fino ad arrivare a casa mia.

"Senti... Ti va di fare un giro qui nei dintorni? Non mi va di ritornare a casa" proposi. In realtà era solo una scusa per poter rimanere ancora in sua compagnia, poiché mi faceva stare davvero a mio agio ed era un ragazzo simpatico.

Era da molto che qualcuno non mi faceva sentire cosi.

"Certo, dove si va?" 

"Mhh, vivo qua da un paio di mesi ormai, ma non ho ancora avuto modo di vedere il centro di Tokyo per bene" dissi.

E fu così che girammo Tokyo di sera, che nonostante l'ora, brulicava di persone a destra e a sinistra.

Nonostante fossi a mio agio con Jungk­ook, notai che invece lui era molto teso e capì poco dopo il perché: mentre camminavamo per una delle strade di Tokyo, una ragazza si avvicinò a lui e molto cautamente gli chiese di fargli un autografo e dopo aver fatto due chiacchiere con Jungkook, si scusò per averlo disturbato e si allontanò, contenta del premio appena ricevuto, un premio dallo stesso valore di una vittoria alla lotteria, probabilmente.

Jungkook si rivolse verso di me e fece un sorriso imbarazzato, sapendo di essere stato colto nel sacco e forse stava già pensando a qualche mia scenata o alle conseguenze.

Io molto cautamente, ormai rassegnata da questo tipo di situazioni, gli chiesi riprendendo un tono quasi formale, ma gentile.

"Jungkook... Chi sei veramente?"

Idol | BTS [In revisione...]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora