Capitolo 1 - Una giornata da dimenticare

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Mi svegliai al suono della sveglia sul cellulare

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Mi svegliai al suono della sveglia sul cellulare. Erano le 7 in punto e come ogni mattina, presi il cellulare per controllare le notifiche e i messaggi. Oltre ai miei genitori che mi chiedevano come stavo, mi arrivò anche un messaggio da parte del mio ragazzo:

"Ciao Sofy. Ci ho pensato molto e sono giunto alla conclusione che forse sia meglio finire la nostra relazione.."

Il messaggio continuava con il susseguirsi del perché di questa sua decisione, dei suoi pensieri prima e dopo la mia partenza, di quanto gli dispiacesse e tutto questo e altro rientravano a far parte del messaggio più lungo che mi fosse stato inviato in vita mia.
Mi alzai dal letto quasi non curante del messaggio che mi era appena arrivato.

Erano passati ormai due mesi da quando, impiegando due anni di lavoro e sacrifici, ero riuscita a trasferirmi nel mio amato Giappone.
Ero partita lasciandomi indietro tutte le mie conoscenze e i miei genitori, che non erano poi così sorpresi da questa mia decisione poiché era tutta la vita che desideravo farlo, presa dalla scia giapponese che mi aveva sempre attratta da piccola con le sue stranezze e particolare bellezza orientale. 
Affittai un piccolo e carino appartamento vicino al centro di Tokyo a un prezzo modesto grazie all'agenzia immobiliare al quale feci affidamento in Italia e mi misi subito alla ricerca di un lavoro per potermi mantenere ancora prima di arrivare e quando avevo quasi perso le speranze, appena arrivata lo trovai in un caffè a pochi passi dalla mia abitazione. 

La prima volta che arrivai in Giappone, nonostante il lunghissimo e interminabile viaggio, rimasi allibita dalla sua magnificenza. Prima di allora non ero mai stata in un paese asiatico, in generale non avevo viaggiato molto, e sebbene avessi visto molte foto sul Giappone e mi fossi informata su ogni dettaglio, nei primi giorni mi resi conto che cioè che stavo vedendo, non era paragonabile a neanche una briciola di quello che avevo immaginato, sognando il Sol Levante. 

E due mesi dopo, il mio ormai ex ragazzo, decideva di buttare giù il mio entusiasmo in una sola mattinata. 

Uscii per le strade di Tokyo per incamminarmi verso il lavoro e mentre guardavo i giapponesi che con la loro tranquillità mascheravano una certa fretta a percorrere le scale su e giù per la metro, iniziai a sentirmi giù di morale iniziando a realizzare la rottura. 

Pensai ai momenti belli e brutti passati insieme a lui e pensai a quel viaggio silenzioso in macchina quando mi accompagnò in aeroporto il giorno della mia partenza. Sapevo in cuor mio che la nostra relazione sarebbe finita primo o poi: lo vedevo nei suoi occhi e lo vedevo in quella relazione divenuta così fragile, ma ero troppo egoista e in preda all' eccitazione di andarmene nel paese dei miei desideri che non badai tanto a quello che si stava sgretolando. 

Ero diventata una persona egoista, che pensava solo ai propri desideri e non a realizzare quelli di entrambi. Mi sentii uno schifo per come lo avevo trattato ma poi cercai di giustificarmi pensando che avrebbe potuto parlarmene o fermarmi o semplicemente pensare a una soluzione...Poi però pensai che sapevamo sia io che lui, che non avrei cambiato idea e forse lui non me ne aveva mai parlato perché voleva solamente augurarmi il meglio e rimanere comodo con la sua occupazione lì dov'era e basta. Era sempre stato cosi. La nostra relazione era sempre stata uno scambio equo di egoismo gratuito. 

Entrai dentro un locale, dove ormai ero solita andare, e presi il mio caffè preferito. Poi uscii, ritornando immersa tra i miei pensieri. Oltre al lavoro, quando arrivai in Giappone, mi iscrissi anche a una università per studiare il giapponese al meglio, non trovando alternative migliori. Lavoro, studio, lavoro. Entrambe le due cose occupavano la maggior parte del mio tempo ed forse era anche per questo motivo che mi aveva mollata: si era accorto di non essere più parte della mia vita, perché la mia vita era qui ormai.

Continuavo a camminare sul marciapiede che portava verso il luogo del mio lavoro, con lo sguardo rivolto verso il basso.

Oggi fa più freddo del solito e io non ho nemmeno un vestito pesante...Fantastico

Era proprio una pessima giornata per osservare il mio bellissimo Giappone. Avevo solo voglia di finire questa giornata per tornare a casa e dormire sopra a tutto quello che mi stava accadendo. Tenevo lo sguardo fisso sul marciapiede perché sapevo che se lo avessi alzato, oltre a spaventare la gente accanto a me per il mio aspetto orribile, probabilmente sarei scoppiata a piangere. E non mi andava di sembrare una di quelle straniere super emotive in mezzo a un'orda di persone riservate. 

Voglio tornare a casa

Volevo chiamare mia madre e dirle quello che mi stava accadendo e cercare del conforto e quindi, con una mano, cercai il cellulare nella borsetta,  che mi ero presa prima di uscire, in modo piuttosto frettoloso, quando andai a sbattere contro un signore e nell'impatto, rovesciai il tutto il bicchiere di carta contente il caffè sulla sua camicia. Mortificata, feci subito un inchino per scusarmi e cercai di dirlo anche a parole, se non fosse che appena alzato lo sguardo in modo fuggitivo e vedendo il volto arrabbiato del signore, mi misi a piangere come una bambina.

Davvero Sofy? Davvero? Ti metti a piangere ora?

"Oh mio Dio, va tutto bene signorina? E' successo qualcosa?" chiese il signore mettendo una mano sulla mia spalla e cercando il mio contatto visivo, ma io ero troppo impegnata a piangere e non riuscivo a fermarmi. 

Cercai di ricompormi seriamente ma guardando il signore, vestito in modo elegante e con addosso quella macchia enorme di caffè in contrasto col colore bianco pulito della camicia, iniziai a singhiozzare.

"Signorina...le serve qualcosa?"

"No, è tutto ok. E' solo una giornataccia" risposi riuscendo a formulare queste parole tra un singhiozzo e l'altro, "non serve a me qualcosa, piuttosto a lei.. Guardi che le ho combinato...Sono davvero un disastro. Mi perdoni" continuai. 

Nel frattempo tirai fuori un pacco di fazzoletti per cercare di ridurre la chiazza, ma più tamponavo e più sembravo peggiorare le cose. L'uomo vedendo la mia disperazione, appoggiò la mano sulla mia.  "Signorina, è tutto ok. Non si preoccupi" disse rassicurandomi, guardandomi.

Quando finalmente riuscii a placare il mio pianto isterico, notai la bellezza dell'uomo a cui avevo macchiato la camicia. Era l'asiatico più bello che avessi mai visto fino ad allora. Era cosi bello da far mancare l'aria. Posai lo sguardo sulle sue mani che erano più grandi delle mie e venose e le sue dita erano lunghe e minute, come quelle di un musicista. Mi saltarono poi all'occhio due nei spostando lo sguardo per analizzare il suo viso: uno sul naso e uno sotto l'occhio. Inoltre la sua voce era profonda, molto piacevole da sentire e rassicurante. 

"Mi dispiace per il suo caffè, vorrei offrigliene un altro se posso" disse poi risvegliandomi dalla mia ammirazione. 

"Farà tardi per il lavoro e io al mio...Passi una buona giornata e mi scusi ancora per l'accaduto" fece una risata sottile alla mia affermazione e accennò un sorriso.

"Buona giornata anche a lei signorina" disse poi. 

Così mi diressi verso la mia direzione a passo svelto, forse presa per l'imbarazzo dell'accaduto, e lui continuò per la sua dalla parte opposta.
In mezzo a tutto quel rumore e quella folla, pensai solo a quanto fossi in ritardo per il lavoro, dimenticando ogni pensiero negativo con cui avevo iniziato la giornata.

Fu in quella giornata fredda del Giappone, che conobbi Taehyung, la persona che tolse ogni mio rancore con un solo sorriso.

Idol | BTS [In revisione...]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora