Solo perché sono Ladybug

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- Lo fai solo perché sono Ladybug -
Adrien ascoltò quelle sei parole che gli colpirono il cuore, come un martello con un chiodo, e provò ad avvicinarsi alla ragazza, rinunciando quando lei indietreggiò.
Era vero?
Parlava con Marinette solo perché era Ladybug?
La amava perché amava la sua controparte?
O forse no?
Forse, senza mai rendersene conto, aveva tirato un sospiro di sollievo quando aveva scoperto che Ladybug, la sua compagna di avventure, non era altro che la ragazza seduta nel banco dietro di lui e che balbettava sempre in sua presenza. Perché sì, lui aveva sempre amato la ragazza che in quel momento si trovava in piedi davanti a lui, anche se non lo aveva mai capito e, men che meno, ammesso. Marinette chinò il capo, come se stesse portando un peso sulla testa che sembrava toglierle il respiro.
- Ho sempre sperato di trovare un ragazzo che mi amasse per quella che sono, non per quella che divento grazie ad un oggetto magico -
Davvero pensava questo di lui?
Credeva che l'amava solo perché indossava una maschera?
Adrien vide Marinette sedersi sulla sedia rosa della scrivania, e si accorse di come facesse fatica a trattenere le lacrime.
Perché piangeva?
Non ne aveva motivo: Adrien era a conoscenza dell'amore incondizionato della ragazza verso i suoi confronti, ma allora il suo pensiero fisso (ovvero che Marinette e Ladybug sono due persone diverse, sia fisicamente che caratterialmente) era più forte di quell'emozione di cui entrambi i giovani erano a conoscenza e da cui erano attratti reciprocamente?
Il peso della maschera era più grosso dell'amore?
Marinette soffriva così tanto?
Provò nuovamente ad avvicinarsi alla ragazza, inginocchiandosi davanti a lei quando questa non scappò, e prendendo le sue mani nelle proprie.
- Marinette, come potrei non amarti? Sei perfetta, con o senza la maschera. Sei dolce e gentile, innocente come una bambina. Ami disegnare e speri di diventare una grande stilista. Sei testarda e coraggiosa, faresti di tutto per proteggere chi ami. Sei intelligente e solare, talmente tenera che ti vorrei abbracciare ventiquattro ore su ventiquattro -
Adrien le mise una mano sotto il mento e la costrinse a guardarlo negli occhi. Si perse in quelli azzurro cielo della ragazza, che lo osservavano lucidi e ansiosi.
- Davvero pensi questo di me? -
- Ma certo, Marinette. E non dire niente: ti ho sentita quando, al parco, hai iniziato a parlare del nostro futuro. Era durante l'attacco di Tempestosa, vero? -
Marionette sgranò gli occhi e lo guardò confusa e rossa in viso.
- Sì, ma come...? -
- Ho un buon udito. E devo dire che i nomi Louis, Emma e Hugo mi sono sempre piaciuti, anche se i criceti un po' meno. Non capisco come tu abbia fatto a bocciare il gatto -
Marinette rise di buon cuore, e Adrien sorrise, sapendo di essere riuscito nel suo intento di sollevare l'umore alla ragazza.
- Ma perché io un gatto ce l'ho già. Non è vero, gattino? -
La corvina gli accarezzò la testa, nel punto in cui ci sarebbero state le orecchie feline nella sua forma di supereroe.
- Oh sì. E vedi? Tu sei sia Ladybug che Marinette. Sei splendida in entrambi i modi e non lasciare che certe idee malsane prendano piede nella tua testolina. Ok? -
La ragazza annuì decisa, sapendo che Adrien aveva ragione.
- Ora devo andare, Marinette, altrimenti Alya mi ucciderà per aver intrattenuto così tanto la sua migliore amica - bisbigliò contro il dorso della mano di lei, mentre le fece un baciamano, e si alzò.
- D'accordo -
Adrien si girò per andare verso la botola che portava verso il salotto dei Dupain-Cheng, ma ritornò sui suoi passi e raggiunse veloce la corvina. Si chinò e l'abbracciò con tutta la sua forza, sussurandole all'orecchio:
- Ci vediamo domani, Marinette -
- A domani, Adrien -
Adrien si staccò e scese velocemente le scale. Mentre tornava a casa sull'automobile argentata del Gorilla si ritrovò a pensare. Gli era piaciuto il modo in cui lei aveva pronunciato il suo nome, e per una volta senza balbettare, ma soprattutto si rese conto quanto il nome della ragazza fosse perfetto. Perfetto per essere associato al suo. O, per lo meno, al suo cognome.

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