Sembra ieri

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La scuola Dupoin era piuttosto affollata quella mattina, perché per i più piccoli era un giorno molto importante. Ovunque c'erano genitori che salutavano i figli, riprendevano il momento con i cellulari e che facevano gli ultimi avvertimenti ai loro bambini, così innocenti e inesperti.
- Sei pronta, Emma? -
- No - rispose mestamente la bambina.
- Tranquilla, amore. È solo la scuola -
- Tua madre ha ragione. Cosa vuoi che succeda? -
Suo padre le fece l'occhiolino.
- Intendi a parte maestri severi, bulli, vestiti sporchi e molto altro? -
- Hugo! - urlarono in contemporanea sua madre e suo padre.
- Non voglio andare! -
Alla piccola le diventarono gli occhi lucidi.
- Emma, tranquilla. Andrà tutto bene e ti farai molte amiche -
- Esatto. Amiche non amici -
Marinette guardò male suo marito, fuominandolo con lo sguardo. Era ovvio che così non aiutava. Questo, in risposta, le mise la mano sul fianco e la strinse a sé, stando attento a non schiacciare il corpicino addormentato di qualche mese di Louis.
- Guarda me. Devo andare in terza superiore e sono ancora vivo. Tu solo in prima elementare -
Hugo si inginocchiò davanti alla sorella e la guardò negli occhi verdi simili ai suoi. Infatti il primogenito degli Agreste era una coppia sputata del padre per carattere e fisico, l'unica pecca erano i capelli neri della madre. Fattori che avevano contributo a renderlo famoso in tutta la scuola e oltre. La secondogenita non era per niente simile a Marinette, tranne che per il carattere e la goffaggine. E poi c'era il più piccolo della famiglia Agreste, con i capelli neri e occhi azzurri.
- E se qualcuno ti darà fastidio, dimmelo che lo concerò per le feste -
- D'accordo -
La bambina gli sorrise, mettendo in mostra il buco formato dai due denti mancanti sul davanti. Lo abbracciò, per quanto una bambina di sei anni potesse fare. Alla fine di quel segno d'affetto, il ragazzo si alzò e si posizionò di fianco al padre.
Marinette le prese la mano sinistra e suo padre quella destra, mentre si diressero verso l'entrata dove Alya e Nino li aspettavano.
- Ed eccoli qua! Emma, come stai? -
La zia Alya, denominata così da Hugo e Emma, le si avvicinò, con la mano destra che stringeva quella del piccolo Claud. Quest'ultimo la abbracciò forte e le prese la mano, nel gesto di amicizia molto diffuso tra i bambini.
- Bro -
- Ehi -
Albert e Hugo si batterono il pugno e, salutati tutti, si diressero in classe per iniziare il nuovo anno facendo colpo su qualche ragazza, possibilmente nuova e carina.
- Non capisco perché siete agitati. A scuola si fanno amicizie immortali -
La frase di Nino aveva suscitato un collettivo consenso tra gli adulti.
- Eh già. È lì che i tuoi genitori si sono conosciuti. E proprio lì - Alya indicò l'ingresso - tuo padre ha fatto perdere la testa a tua madre -
- Anche voi vi siete conosciuti a  scuola - le fece notare Marinette, provocando una risata nel compagno.
- È vero, ma è stata una certa coccinella che ci ha rinchiusi in una gabbia ad aprirci gli occhi -
- Mamma, papà - il piccolo Claud si sbracciò per attirare l'attenzione degli adulti - noi dobbiamo andare. Non voglio arrivare in ritardo come la zia Marinette -
La frase, che aveva tutte le intenzioni buone e veritiere, suscitò una risata generale tranne per la corvina, che fece finta di arrabbiarsi.
- Dai, andate. E rimanete insieme! -
Claud tirò Emma per il braccio e insieme salirono di corsa le scale con l'intenzione, e la paura, di iniziare questa grande avventura. I genitori li seguirono con lo sguardo e videro dalla finestra che si sedettero nella prima fila a sinistra, davanti a due bambini con cui strinsero subito amicizia.
- I nostri vecchi posti -
Marinette sorrise e si portò una mano al viso, ripensando a tutto quello che avevano vissuto in quei quattro posti, così importanti per loro.
- Sembra ieri che era nato Hugo e ora Emma è in prima elementare -
Adrien cinse con il braccio la vita di sua moglie, regalandole un bacio sulla tempia sinistra. Di fianco a lui Nino aveva un braccio sulle spalle di Alya, che si soffiava rumorosamente il naso.
- Sembra ieri che avevamo entrambe il pancione e che questi due idioti scappavano dalla paura -
- Sembra ieri che vi siete sposati, bro -
- Sembra ieri che litigavamo perché volevate fare le ronde con i bambini in braccio -
Il tempo passò, e anche gli adulti tornarono al lavoro, senza però che le loro mente potessero essere d'aiuto, troppo concentrate sui ricordi che ogni giorno si portavano dietro.

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