La piccola Angeline

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Marinette si svegliò a causa della forte luce che entrava dalla finestra. Dov'era? Non se lo ricordava. Aprì gli occhi e vide per prima cosa il soffitto bianco, che aveva decisamente bisogno di una passata di vernice. Era sicura che il soffitto della sua camera fosse azzurro, decorato con un lampadario argento. In quella stanza la luce proveniva solo dalla finestra e da una piccola lucina attaccata sopra la porta. Proseguì con lo sguardo lungo le pareti: era in una stanza dell'ospedale, ne riconosceva il tipico odore di Amucchina, la barella vicino ad una sedia a rotelle ed i macchinari. Sì soffermò sul particolare più bello della stanza: Adrien.
Il suo fidanzato stava dormendo beato sulla sedia vicino al letto in cui si trovava. I capelli arruffati, il viso rilassato, i suoi vestiti preferiti, tutto di lui era famigliare alla sua vista. Cercò con lo sguardo Tikki e Plagg e si chiese dove fossero. Probabilmente erano nascosti, per non rischiare di farsi vedere dai medici. Marinette si studiò attentamente. Era esattamente come sempre, solo una cosa sembrava sparita. Una cosa che l'aveva accompagnata negli ultimi mesi...
- Hai dormito per quindici ore - la ragazza girò la testa di lato, osservando Adrien stiracchiarsi per togliersi da dosso la sensazione del sonno - Hanno provato a svegliarti, ma è stato impossibile. I medici hanno detto che dormire molto è normale, ma non così tanto. Probabilmente è stato così per via delle ore mancate nelle scorse notti. My lady, te lo avevo detto che fare le ronde in questo periodo e nelle tue condizioni non andava bene -
Adrien salì sul letto, le si avvicinò e le diede un piccolo bacio sulla fronte e Marinette si accocolò al suo fianco, appoggiando la testa nell'incavo del collo. Rimasero così per un po' fino a quando un'infermiera entrò nella stanza.
- Credo che voglia vedere sua madre -
La ragazza bionda passò il piccolo fagottino rosa a Marinette, che lo prese il più delicatamente possibile. Sbadata com'era, aveva paura di farlo cadere. L'infermiera uscì per lasciarli un po' di intimità. La ragazza guardò quel gioiello che teneva tra le mani: sua figlia aveva i suoi capelli neri e gli occhi di Adrien.
- È bellissima, come te - Adrien le baciò la tempia sinistra.
- Sì, ma ha i tuoi occhi -
La bambina li guardò e sorrise, strusciandosi la manina sugli occhi.
- È permesso? - Sabine si affacciò alla porta ed entrò al cenno affermativo dei giovani. Si affiancò al letto e sorrise dolcemente alla figlia. Fu raggiunta da Tom, che l'abbracciò da dietro, Gabriel e Zoe Agreste, l'uno di fianco all'altro, Nino e Alya, che riprendeva tutto con il cellulare.
- È una perfetta combinazione di voi due -
- Grazie, Alya - Marinette abbracciò l'amica.
- Scommetto che diventerà una modella come il padre. Vero, Tom? -
- Sabine, è ancora un po' piccola per saperlo. Non credi? -
- Con un padre così bello... -
- Nino, vedi di avere un figlio con Alya. Altrimenti con chi giocherà mia figlia? -
- Con gli altri bambini, Adrien -
- Ma Marinette, e se ci provassero? -
- Impossibile -
- Dovete darle un nome. Avete scelto?- Zoe li guardò curiosa, tenendo in braccio loro figlia.
- Non ancora - Adrien allungò le mani e riprese la bambina in braccio. Per lui era tutto, finalmente aveva una sua famiglia. Non l'avrebbe lasciata sola neanche un momento e non avrebbe permesso che le capitasse qualcosa.
- In realtà, io avevo pensato ad Angeline - Marinette osservò i presenti uno ad uno. Gabriel fu il primo a parlare:
- Lo trovo perfetto. Semplice, elegante e antico. Complimenti per la scelta -
- E Angeline sia! - esclamò Adrien, baciando la moglie che gli sorrise dolcemente. Angeline approvò il suo nome sbadigliando e addormentandosi.
- Quando potrò tornare a casa?-
- I medici hanno detto fra un paio di giorni, se tutto va bene -
- Tutti i nostri vecchi compagni vogliono vedervi. E poi, noi femmine dobbiamo prendere i soldi dai ragazzi perché abbiamo vinto -
- In che senso "abbiamo vinto"? -
Marinette osservò attentamente l'amica, che si portò una mano dietro alla testa sorridendo nervosamente.
- Beh ecco, noi... Insomma... -
Purtroppo Alya non riuscì a finire la spiegazione perché l'infermiera annunciò che l'orario delle visite era terminato.
- Quando tornerete a casa, faremo un pranzo a casa nostra tutti assieme, d'accordo? - propose Zoe.
- Ovviamente, e noi cucineremo - Tom indicò lui e Sabine orgoglioso.
I famigliari uscirono e nella stanza rimasero Marinette, Adrien e la piccola Angeline.
- Ti assomiglia molto, Marinette -
- Grazie, Tikki -
Tikki volò vicino alla sua Portatrice e le baciò la guancia, poi si sistemò tra il suo corpo e quello della bambina.
- Hai fatto un ottimo lavoro -
- Grazie Plagg, ma la mia lady ha fatto la maggior parte del lavoro -
- Sì, ma tu mi sei stato vicino tutto il tempo -
- Adesso come farete con le ronde? Anche se Papillon non akumizza più gente, ci sarà sempre bisogno di Ladybug e Chat Noir -
- Non lo so, Plagg. Ci inventeremo qualcosa -
- È facile my lady. Tu stai a casa e io controllo Parigi -
- Ma anche tu, Adrien, dovrai riposarti-
- Potreste chiedere a Gabriel di tenere Angeline. Capirà -
- Potrebbe essere un'idea -
- Facciamo che ne parleremo dopo, e ora godiamoci questo momento -
E rimasero ancora tutti e due abbracciati per un po', con Tikki e Plagg che li osservavano e la piccola Angeline che sorrideva nel sonno.

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