Capitolo 5

3.4K 146 23
                                    

In quel momento
non gli espressi il mio amore a parole,
ma se gli sguardi hanno un linguaggio,
il più grande idiota avrebbe capito
che avevo perso la testa.
( Emily Brontë- Cime tempestose)
****
Leggete lo spazio autrice a fine capitolo

Il silenzio piomba all'improvviso all'interno di quelle quattro pareti, ostruito solamente dallo scricchiolio dei miei anfibi sul parquet mentre avanzo a passo lento e minaccioso verso quello che considero un uomo già morto.
Allen è completamente pietrificato mentre l'altro codardo è immobile con le braccia sollevate in segno di resa. James è rimasto di fronte la porta per sbarrare il passaggio nel caso si dessero alla fuga con le mani incrociate al petto e una smorfia disgustata disegnata sul volto. Ma non si intromette, sa bene che deve lasciare a me l'onore di ridurre in mille brandelli quella feccia dell'umanità che si trova di fronte i miei occhi. Luca e Clark sono invece andati ad accompagnare Giulia a casa del fratello considerando lo stato delirante in cui era ridotta. Avrei dovuto accompagnarla io e stare insieme a lei, accoglierla tra le mie braccia e rassicurarla che sarebbe andato tutto bene. Invece mi sono dovuto limitare ad osservare impotente la scena mentre Clark la stringeva a sé.
Non posso negare che ho percepito la gelosia logorarmi il petto ma in questo momento la rabbia che nutro nei confronti di Allen prende il sopravvento su ogni cosa, su ogni mio pensiero, su ogni singola fibra del mio corpo.
Il cuore pulsa alla velocità della luce e nelle vene scorre violentemente un'adrenalina che so bene come scaricare.

<<Ti avevo già detto di starle lontano>> ringhio in tono crudo man mano che mi avvicino sempre di più a lui il quale, per tutta risposta non esita ad indietreggiare sempre di più verso la parete.

<<E io ti avevo già detto di farti i cazzi tuoi>> ribatte con tono stizzito in un vano tentativo di sfoggiare un atteggiamento impassibile e noncurante ma la sua voce trepidante esprime tutt'altro.

Le mie labbra si increspano in un ghigno divertito dinanzi a questo suo atteggiamento spavaldo.
<<Touchè...>> affermo sghignazzando ma con un gesto fulmineo lo afferro bruscamente dal colletto della sua camicia strattonandolo contro la parete senza concedergli il tempo di reagire e controbattere il mio attacco.
<< Ma qua le regole le faccio io>> sibilo ad un centimetro dal suo volto. Posso percepire il suo labbro tremolare e i suoi respiri affannosi menre continuo a osservarlo dritto negli occhi.
<<Non penso tu sia nella condizione di dettare leggi>> afferma con tono di sfida e perdo completamente le staffe.

Agguanto fortemente il suo collo e lo stringo tra le mie mani mentre il suo amico se ne sta in disparte terrorizzato.
<<Ti avviso...Se non tieni chiusa quella fogna che ti ritrovi come bocca io ti denuncio per aver drogato e quasi violentato una ragazza. Penso che sei abbastanza intelligente da capire che è un reato...vero?>> ringhio stringendo più forte e posso costatare che il suo volto ha già assunto un bel colorito violaceo. Per tutta risposta emette un penoso gemito soffocato.
<<Se vado in galera anche tu verrai dentro...e ti assicuro che non ti piacerà condividere la cella con me>> minaccio a denti stretti mentre le sue orbite stanno per sfuggire dagli occhi a causa della mia presa. Cerca di svincolarsi senza ottener alcun risultato.

Dovrei ucciderlo...sono sicuro che non mancherebbe a nessuno.

<<Derek...>> la voce preoccupata di James giunge ovattata alle mie orecchie e quasi non la sento, troppo concentrato a strangolare il pezzo di merda che ha osato toccare la mia ragazza.

Mi volto verso James liberando la mia presa mentre Allen cade a terra stremato tossendo rumorosamente per cercare di riconquistare nuovamente ossigeno.
James ha in mano un telefono e l'espressione nauseata che si delinea sul suo volto mi fa rabbrividire.
<<Gli hanno fatto delle foto>> afferma in tono rigido e il mio cuore manca un battito.
Spalanco gli occhi totalmente incapace di emettere una singola sillaba mentre James si avvicina mostrandomi il telefono. Quello che osservo sul display  mi provoca un conato di vomito. L'immagine della mano di quel verme schifoso all'interno del suo reggiseno mi uccide all'istante come se fossi stato accoltellato contemporaneamente da cento coltelli e i miei istinti omicidi si attivano all'istante.

Audere 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora