Capitolo 6

3.8K 139 12
                                    

Loro non sanno
che possiamo amarci
anche senza toccarci.
*****

Nella mia mente percepisco ancora la voce stridula di Allen accompagnata dal suo ghigno perfido. Il mio cardigan sbottonato e le sue mani ruvide che toccavano bruscamente i miei seni.

La luce filtra dai buchi delle tapparelle costringendomi ad aprire debolmente le palpebre. La testa mi scoppia quasi stesse per sfracellarsi in mille pezzi ma il mio corpo non è più pesante e finalmente è ritornato ad eseguire i miei comandi. Mi sollevo col busto levandomi di dosso le mille coperte che avvolgevano il mio corpo e ci metto un po' per rendermi conto che mi trovo in camera di Ed.

Mi sollevo fiaccamente dal letto per avviarmi alla finestra e abbandonarmi ad osservare i raggi del sole che prepotentemente si rispecchiano sul mio volto. Rimango lì immobile per alcuni minuti a guardare il traffico scorrere da dietro il vetro della finestra mentre la mia mente sta cercando di incastrare i pezzi del puzzle. Quello che stava per fare Allen è il ricordo più nitido, un ricordo che mi perseguiterà per tutte le notti avvenire.

Come ho potuto essere così stupita? Come potevo minimamente pensare che dietro quell'atteggiamento gentile e spiritoso in realtà si celasse una personalità talmente perversa da distruggere la mia dignità?
Ha giocato con il mio corpo solo per mettere in atto la sua vendetta: fargliela pagare a Derek.

Derek...

Ricordo quando è entrato nella stanza, ricordo i suoi occhi furiosi e il dolore che attraversava quelle sue pupille agghiaccianti mentre mi osserva sconcertato.
Mi asciugo le lacrime che stanno scendendo nuovamente e il dolore si intensifica sempre di più quando nella mia mente affiora il ricordo del telefono puntato contro la mia immagine come un'arma da fuoco.
Ho l'impulso di vomitare per liberare il mio corpo da ogni possibile residuo di droga e per scaricare il senso di disgusto che mi attanaglia violentemente.

Clark mi ha accompagnato a casa di Ed. Ricordo bene il tragitto in macchina: sono stata sdraiata sui sedili posteriori mentre Clark e Luca discutevano animatamente. Riuscivo a percepire solo a tratti i loro discorsi e a captare parole sconnesse. Ricordo ancora la rabbia di Ed quando Clark gli raccontava cosa era successo e poi il nulla. Mi sono lasciata avvolgere dal buio più totale e tutto il mondo intorno a me si era spento all'istante come se avessi schiacciato un interruttore.

Mi avvio a passo lento verso la cucina barcollando leggermente dal forte mal di testa che ancora mi tortura e trovo Micheal con addosso una tuta nera e i capelli spettinati di spalle intento a cucinare.
Ho perso la cognizione del tempo. Non so che ore sono, non ricordo nemmeno che giorno è. Forse è sabato. Ma non riesco ad esserne sicura. Mi sento completamente intorpidita.

<<Micheal...>> lo chiamo con voce leggermente stridula. Lui si volta di scatto tralasciando cadere qualche arnese da cucina sul bancone e sul suo volto si delinea immediatamente un'espressione preoccupata.
<<Tesoro...Come stai?>> chiede allarmato abbandonando i fornelli e avviandosi nella mia direzione ma i suoi occhi saettano di scatto dal mio viso al mio petto e mi osserva imbarazzato diventando leggermente rosso. Abbasso gli occhi e noto il mio cardigan un po' sbottonato dal quale traspare un brandello di pizzo nero del mio reggiseno.
<<Emh...scusa>> farfuglio cercando di riabbottonarmi per bene. Mi rivolge uno sguardo ambiguo che non riesco a decifrare ma poi abbassa immediatamente gli occhi quasi per fuggire da questa situazione. Inarco un sopracciglio dubbiosa e prendo posto sul piccolo divano portandomi le ginocchia al petto e abbracciandole calorosamente quasi fossero un cuscino.
<<Sto malissimo>> ammetto chiudendo leggermente le palpebre e cercando di smorzare quest'aria opprimente e decisamente imbarazzante.
<<È normale dopo quello che hai passato. Ti preparo subito una tazza di caffè...ti va?>> mi chiede dolcemente mentre l'angolo delle sue labbra si tira sù dando vita ad un sorriso caloroso.
Annuisco e osservo le lancette dell'orologio che segnano le due del pomeriggio.
<<Dov'è Ed?>> chiedo mentre Micheal mi pone la tazza colma di caffè. L'odore mi fa venire leggermente da vomitare ma cerco di non pensarci considerando che avrei proprio bisogno di assumere un po' di caffeina.
<<È andato a prendere la tua macchina a casa di Luca. Ieri sera l'hai lasciata lì. Sei stata accompagnata qui da Clark. Ti ricordi?>> mi chiede osservandomi negli occhi per scrutare la mia reazione.
<<Emh si...C'era qualcun altro con lui? Cioè oltre a Luca? Insomma...erano solo loro due?>> parlo a raffica ma sento il disperato bisogno di sapere se anche Derek è stato qui.
<<Si. Solo loro due>> risponde secco e mi volta le spalle per pulire il bancone della cucina.

Audere 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora